Il museo si trasforma in uno spazio astratto e privatizzato, un enorme lombrico mediatico-mercantile'''' Nella sfera del museo barocco-finanziario le opere non sono più considerate in funzione della loro facoltà di mettere in dubbio il nostro modo abituale di percepire e conoscere, ma per la loro infinita intercambiabilità. L’arte si scambia per segni e denaro, non più per esperienza o soggettività. Il segno consumabile, con il suo valore economico e mediatico, si emancipa dall’opera d’arte, la possiede, la svuota e la divora fino a distruggerla, per dirla con Walter Benjamin. È un museo in cui l’arte, lo spazio pubblico e il pubblico come agente sono morti. Forse allora è il caso di smettere di chiamarlo museo e utilizzare un nome più preciso, “necromuseo”, per indicare un archivio della nostra distruzione globale.''Fonte: Stralci Dall'Articolo di Paul B. Preciado, filosofosull'internazionale http://www.internazionale.it/opinione/beatriz-preciado/2015/04/01/musei-mercato-arte
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