I nativi digitali in Italia

Creato il 20 novembre 2010 da Biblioragazzi

In questi giorni in corso il convegno Digital Learning (ve ne abbiamo parlato qui)

Per chi, come noi non ha potuto prendervi parte, segnaliamo l'articolo apparso su Wired che anticipa i risultati di una ricerca condotta sul tema nativi digitali italiani

Da 0 a 12 anni, l'identikit dei veri nativi digitali /Paolo Ferri

Ecco cosa emerge:

Dai dati del report di ricerca, emergono, infatti, tre tipologie differenti di nativi digitali, che segnano la transizione dall'analogico al digitale dei giovani nei paesi sviluppati:
a. I nativi digitali puri (tra 0 e 12 anni);

b. i Millennials (tra 14 e 18 anni);

c. I nativi digitali spuri (tra 18 e 25 anni).

Parlando di nativi digitali spuri

Il fatto è che la loro capacità di gestire i tools del Web 2.0 è stata un po' sopravvalutata, da tutti noi immigranti che ci occupiamo di nuovi media. O meglio, oggi possiamo dire che sia stata proiettata su questa generazione di confine una serie di competenze digitali, una fluency e una literacy tecnologica che è propria solo dei più piccoli, i nativi digitali puri (0-12 anni).

[...]Ma questi dati, che sono congruenti con quelli della ricerche internazionali, ci dicono che si è probabilmente sopravvalutata la capacità di utilizzo in chiave attiva e creativa dei vari tools della comunicazione digitale e del Web 2.0

[...]Per esempio, dai nostri dati emerge in maniera chiara che Facebook, il fenomeno di questi due anni, è usato dai nativi digitali spuri in maniera "affluente" e "non proattiva". Cioè Facebook ha fatto calare almeno nei 2/3 di questo gruppo la dimensione creativa e innovativa dell'uso del Web. Facebook è più immediato di un blog, e meno impegnativo di Wikipedia e YouTube.

Alcune note a margine:

  • ci convince poco la macroarea 0-12: un target di età con abilità davvero troppo differenti per potere essere paragonate. Inoltre la pura distinzione per data di nascita capiamo possa essere funzionale alla ricerca ma ci sembra volere inquadrare i nativi digitali tagliando troppo con l'accetta. Su questo tema esistono studi che questionano la distinzione puramente anagrafica, in parte ripresi nell'edizione italiana di Born Digital
  • il nativo digitale non è poi così prosumer come pensavamo perché fa molto il consumer di contenuti e poco il producer e quando si cala in questo ruolo non è detto che sia così creativo: perché ci sia la reale possibilità di sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie serve un grande sforzo educativo
  • il problema Facebook: questo articolo che vi cito l'ho segnalato sul mio profilo Facebook già alcuni giorni fa. Questo tipo di segnalazioni è molto più comodo e rapido del bloggare, ma l'intento è diverso: su fb si rilanciano contenuti di interesse, mentre il blog è una forma di giornalismo o (per non esagerare) di segnalazioni commentate. Un po' quella differenza che passa tra la free press e i quotidiani. Il pubblico però è diverso, si rischia arrendendosi all'oggettiva comodità del condividi con un link di non creare contenuti e nuove connessioni ma di rinsaldare solo i legami già esistenti privandoci di una parte delle possibilità della serendipity.

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