Putin ha il suo bel daffare in Russia come altrove. Un leader così amato dal popolo, che raggiunge percentuali di gradimento dell’85% tra i suoi connazionali avrà anche moltissimi nemici, sparsi tra fedelissimi leccapiedi e “antipatizzanti” dichiarati. Difficile sapere quale delle due fitte schiere sia più minacciosa in questa fase. La saggezza popolare dice: dagli amici mi guardi Iddio che agli altri ci penso io, cioè lui, anche se da soli si ha sempre lo sguardo troppo corto. Meglio farsi assistere, mattina e sera, da un esercito di gorilloni addestrati e servizi segreti devoti.
Gli invidiosi che bramano il suo potere ed il suo consenso, se solo potessero evitare le conseguenze dei propri atti criminali, non tarderebbero ad infilargli un coltello tra le scapole o tra capo e collo, tanto per essere sicuri del risultato.
Putin si deve guardare le spalle ma anche tutto il resto, a fortiori ratione nell’attuale contesto di caos mondiale, in cui vendette e prevaricazioni sono all’ordine del giorno. La sua Russia così proiettata sui principali scenari mondiali dà fastidio a molti se non a tutti. Ci mancavano pure gli accordi coi mandarini sul gas per togliere il buon umore ai divoratori di hamburger, french fries e intere popolazioni non allineate, ma infilzate volentieri come kebab islamoccidentale.
Cosicché si moltiplicano i rischi esterni e i pericoli interni per il Nostro. Fuori dai confini nazionali lo vedrebbero bene in una fossa tanto Washington, quanto la Nato, che l’Ue. Senza lo “zar” sai che pacchia nel villaggio globale dove la libertà dell’Occidente di muoversi in lungo ed in largo, come se tutto il mondo gli appartenesse, non lascerebbe scampo a nessuno. La democrazia senza via d’uscita.
Poi ci sono quei famosi poteri finanziari e industriali, multinazionali e transnazionali, che vedono come fumo negli occhi la politica protezionistica di Putin in quei settori strategici statali, dai quali volendo e potendo, si ricaverebbero lauti profitti attraverso privatizzazioni e spezzettamenti graditi al mercato. Infine, non disdegnerebbero di dargli un colpo i soliti animatori di colpi di stato colorati che stanno seminando vento a Mosca sin dagli anni ’90, attraverso ong e associazioni liberali che avvelenano la gioventù russa coi loro ideali prêt-à-porter, raccogliendo fallimenti e facendo la figura dei pupazzi di neve. E meno male.
Che dire invece dei detrattori dietro l’uscio di casa? Anche qui non si scherza ed i russi parlano di quinta e sesta colonna. La prima è in disgrazia, basta guardare in faccia le pussy riots e i miserabili partiti dell’opposizione, divisi su tutto anche sulla maniera di generare provocazioni. L’altra, la cosiddetta sesta colonna infame, è invece più incombente e pretenziosa. Questa, innanzitutto, si nasconde dietro un falso putinismo di comodo. Finché le cose vanno bene adula il Presidente fino allo svenimento. Quando il cielo si oscura, come nell’attuale fase delle sanzioni economiche derivanti dal conflitto in Ucraina, mugugna e cerca alleati nelle peggiori cancellerie mondiali. Stiamo parlando di quella classe medio-alta dai gusti occidentali che manda i figli a studiare negli States e i servitori a nascondere il denaro guadagnato disonestamente in Svizzera o negli altri paradisi fiscali. Il suo patriottismo à la carte, vigoroso quando il sole splende, fradicio quando scende l’acquazzone, è l’ultimo rifugio delle canaglie, come diceva Samuel Johnson. A questa infida combriccola di privilegiati, il cui obiettivo è sempre quello di farla franca col fisco, aggiungiamo pure qualche boiardo di Stato che si è montato la testa ed il patrimonio ed anela a gonfiarlo ancora di più. Basta ingrassarlo per farlo girare come una banderuola al vento.
Non è facile la vita per Putin (ed il gruppo che lo esprime) ma ormai il suo destino, attraverso abili mosse e scelte ben studiate, è stato legato indissolubilmente a quello della Russia. Se casca lui vanno tutti giù per terra. Chi avrà il coraggio di fare questo salto nel buio unicamente per liberarsi di lui? Per ora, ci scommettiamo, quasi nessuno ma è meglio tenere la guardia alzata.
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