I nitriti del cuore /13

Creato il 17 aprile 2011 da Ilpescatorediperle
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PUNTATA XIII - Dove forse si aprono delle piste
I fratelli von Beeren se ne andarono quella mattina stessa: Odette de la Rue non era affar loro. Lo sarebbe stata se avesse avuto la cortesia di mantenersi in vita, ma aveva mancato a quel dovere. Benché Malko e Branko fossero degli sciupafemmine impenitenti, e gradissero avventurarsi in sempre nuovi territori di conquista, la necrofilia non era ancora uno di questi. Quindi pensarono bene di far fagotto, in cerca di prede un po' meno imbalsamate. "Meglio scomposte che decomposte" suggerì Eva, senza grande successo.
Gli era che quei due non erano fatti per la routine. E tutto si poteva dire delle indagini di Uebermann, tranne che fossero entusiasmanti. Interrogati, gli dissero quel poco che potevano ricordare: erano ubriachi fin dalla prima portata della cena al Gran Ritrovo, e ricordavano poco che non riguardasse forme e vesti femminili. L'ispettore dimostrò scarso interesse per le loro parole, se non per un passaggio: mentre riferivano dei loro infruttuosi tentativi di buttarsi sulla giovane parigina, e prima di cambiare argomento e di descrivere l'ansimare di Arabella von Pik tra le loro braccia, quasi incidentalmente rammentarono che Odette sembrava cercare la compagnia del Barone von Bauern in persona, "che del resto sembrava proprio gradirla... e quando mai si fa scappare un'occasione Richard?". Uto Ulrich Uebermann inarcò un sopracciglio, e ritenne che la conversazione potesse dirsi conclusa.
Malko e Branko von Beeren lasciarono dunque la Villa, diretti alla loro tenuta, non senza strizzare un occhio al loro cugino, suggerendogli di mettersi presto di nuovo in "affari". Richard sorrise imbarazzato, anche perché aveva vicino sua moglie. Cosima porse ai parenti due cestini di viveri "per il viaggio", con lo stesso sguardo con cui si offrirebbe a qualcuno del topicida. In effetti le cibarie contenevano qualcosa del genere, in quantità non letali ma sufficienti a far cadere ammalato un bisonte. Dell'operazione "intossica i tuoi familiari" era stata investita Frau Heller, involontaria esperta del ramo, che solo grazie all'adesione a quel piano della sua padrona riuscì ad evitare l'annegamento nel Sauer.
Richard, per una volta, non sembrava capire. Dalla morte di Odette aveva perso il suo innato savoir faire, il suo umorismo sottile, la sua comprensione dell'animo femminile. Qualcosa in lui era mutato: lo si vedeva vagare pensoso per i saloni della Villa, distaccarsi più del solito dalla chiacchiere senza sugo dei figli. Quando arrivò al punto di dare il bacio della buonanotte a sua moglie, lei stessa capì che c'era qualcosa che non andava. In ogni caso,  "viaggiare per affari" era in quel momento l'ultima delle sue preoccupazioni.
- Mio Signore - lo apostrofò Uebermann.
- Mi dica.
- Ho atteso fino a questo punto, ma credo sia il momento di chiedervelo.
- Che cosa, ispettore?
- Desidero interrogarvi sui fatti del Gran Ritrovo.
Richard sospirò.
- Ma certo Uebermann, prima o poi doveva succedere. Iniziamo pure.
- Molto bene.
***
- Che abbia inizio! Dichiaratevi!
- Enricus!
- Bernardus!
- Fredericus!
- Rodolphus!
- Adolphus!
- Georgius!
- Arcturus!
Arthur era di nuovo nella radura circolare dei Boschi del Sauer o della Magica Foresta o comunque si chiamassero quegli abeti. Era di nuovo insieme ai Mirabili, di nuovo attorno al ceppo con al centro la statuetta dello "Straniero".
- O Mirabili Sei, quasi Sette! Siamo qui riuniti per rinnovare i nostri voti al Mirabile dei Mirabili, allo Straniero!
Aveva detto, anche quella volta, Enricus. Che era mascherato come tutti gli altri, ma che Arthur aveva, dalla voce, ormai riconosciuto. Si trattava di Heirich von Nasen.
- Mirabile dei Mirabili! Tu che non hai nome, perchè custodisci il nome di tutte le cose! Invochiamo la tua presenza!
Arthur si unì alla litania, che aveva imparato a memoria sotto la guida di Georgius, cioè Georg von Bären, che lo aveva ricondotto, la notte dopo il funerale di Odette, alla nuova riunione del gruppo. Anche in quell'occasione non accadde nulla, benché ad Arcturus sembrasse che la statuetta fosse un po' più corrucciata del solito.
- Egli ci ha svelato i nomi dei Magici Uccelli! Egli ci ha svelato i segreti della Mirabile Foresta! Egli ci ha istruiti alla Ricerca! - proseguirono.
A ben vedere c'erano altri nomi e segreti in gioco. Perché Federicus era di sicuro Friedrich von Bernau, Adolphus il principe Adolf Fürstin e, fatto più sorprendente di tutti, se si può concepire una scala dello stupore, Rodophus altri non era che Padre Rudolf. Quando a Bernardus, era l'unico che Arthur non riuscisse ad individuare. Era scosso dalla scoperta: l'intuizione avuta il giorno prima in chiesa si era dimostrata corretta: i Mirabili conservavano, latinizzato, il proprio nome di battesimo, ed erano, tranne uno, tutte persone che ben conosceva, figure di rilievo che, per qualche motivo ignoto, si ritrovavano a far parte di quella setta. E quel che più conta: sei su sette di loro erano presenti al Gran Ritrovo, la notte dell'omicidio. Che cosa poteva significare?
- Bernardus! Fredericus! Portate il Libro! - Enricus, illuminato dalla luce delle lampade, sovrastava gli altri con il suo carisma (o forse era il becco d'uccello sulla sua maschera ad essere più lungo degli altri).
- Mirabili, il Settimo dei Sei si è unito a noi, in prova. - tutti si voltarono verso Arthur. - La nostra unità si è forse ricomposta. Possiamo dunque aprirci gli uni agli altri senza timore, per la Mirabile Interrogazione. Puoi cominciare tu, Rodolfus!
Padre Rudolf si fece avanti. Come un uomo così pio e diciamo pure bigotto potesse far parte di quell'accozzaglia di squinternati, era cosa di cui Arcturus proprio non si capacitava.
- Ehm, Mirabili!
- Hai compiuto la Ricerca!
- Sì.
- Con quali risultati?
- Nessuno.
- Nessuno?
Una smorfia di riprovazione di diffuse tra gli altri. Smorfia che nessuno vide, essendo dotati di maschere.
- Nessuno, o Mirabili. Eppure...
- Eppure?
- Eppure l'Upupa della Misericordia mi è apparsa in sogno.
Un mormorìo di apprezzamento eccheggiò sui loro volti.
- E' un gran segno, Rodolfus! Ricordi le parole di Carolus...
- Sì Enricus: "Se il sogno ti becchetta, sia fulmine o saetta, una luce ti fulminerà".
- Esattamente. E dunque, Fratello, che cosa ti ha detto l'Upupa?
- L'Upupa ha parlato di fatti gravi. Ha detto che il Sacro Recinto è in pericolo.
- In pericolo! - ripeterono i Mirabili. ("In pericolo?" si chiese fra sé e sé Arthur, mentre notava che Georg già se la faceva sotto).
- Il Sacro Recinto è sempre in pericolo, Rodolphus. - disse Adolphus.
- "Il Sacro Recinto sempre in pericolo è" - lo corresse Bernardus - come diceva lo Straniero.
- Sì, ma lo Straniero diceva anche "Non temere il pericolo, temi chi dorme con i calzini" - chiosò Fredericus.
- Non ricominciamo Fredericus! E' stato già deciso da tempo che le ultime pagine del libro denotato il rimbecillimento senile dello Straniero, e non sono dunque citabili come perle di saggezza o altro, ma vanno dimenticate.
- Io sono d'accordo, comunque - riprese Fredericus. "I von Bernau rimangono dei cinici anche in questa pagliacciata" pensò Arthur.
- Tornano al sogno di Rodolphus - disse Enricus per tamponare lo sbracamento dei colleghi - vi sono altri dettagli, Fratello?
- No, Mirabili, l'Upupa è volata via, o io mi sono svegliato. Non ricordo altro.
- Ad ogni modo, Mirabili, la visione dell'Upupa è un segno. Significa che occorre intensificare la Ricerca e meditare con più cura sulla parola dello Straniero. Arcturus!
Arthur si fece avanti.
- Affidiamo a te, oggi, il compito di interpretare la Lettura adeguata per questa occasione.
Enricus aprì il Libro ad una pagina scelta con cura. Arcturus iniziò a leggere:
" Dalle Storie del Quinto Anno.
Un pomeriggio di primavera, mentre i Mirabili Uccelli riposavano satolli, il Merlo dal Muso Arcigno disse:
- E se un giorno uno di noi dovesse morire?
- Noi non possiamo morire - tagliò corto l'Upupa dal Becco Gentile.
- Ah no? - fece il Merlo. -  E io che sognavo di liberarmi del Dodo!
- Vuoi liberarti di me? - rispose il Finto-Dodo-Finto-Estinto, punto sul vivo - Coraggio, battiti!
I due si stavano per azzuffare, così intervenne la Passerotta della Misericordia.
- Su, da bravi - disse - è inutile che vi azzuffiate. Noi corriamo un solo pericolo: l'Ornitorinco Ornato.
A quel nome i due Mirabili Uccelli si calmarono all'istante.
- Se io dovessi morire - ricominciò il Merlo - io, hai capito Dodo? Io! - mise le mani avanti, o meglio le ali - se io dovessi morire, mi aspetto che voi puniate il colpevole.
- Ma certo! - risposero in coro, il Dodo pensando, per la verità, che con la pancia piena si può dire di sì a chichessia.
- Però - insinuò l'Upupa - se tu morissi semplicemente di vecchiaia, o di malattia? Chi dovremmo mai punire?
Colpito dalla domanda, il Merlo sprofondò in grande meditazione, tanto che si addormentò. Si svegliò il giorno dopo, senza ricordare la domanda, né la discussione, ma solo che aveva lo stomaco di nuovo vuoto, e nessuno fece più parola di quella questione."
- Molto bene Arcturus. Qual è il significato della storia?
- Il significato? - Arthur ricordava che la volta precedente aveva sbagliato, così pensò a qualcosa che facesse al caso loro. - Il significato è...non dobbiamo farci dominare dalla paura della morte?
- ... va abbastanza bene, Arcturus - commentò Enricus. - Ma non è il senso profondo. Il senso profondo è che purtroppo l'uomo uccide l'altro uomo. L'omicidio accade, è ingiusto, e occorre punire i responsabili.
Arthur aveva avuto un'inaspettato aiuto.
- Quindi... Mirabili... la sett... noi, noi... noi Mirabili disapproviamo l'omicidio e puniremmo un assassino, se fosse tra noi?
Gli altri ammutolirono.
- Tra noi? - fece Adolphus.
- Era solo un esempio... - fece Arthur.
- Noi... noi... Naturalmente, noi non andiamo in giro ad uccidere la gente. Non... non... esistono scopi della nostra congregazione che siano ottenibili uccidendo.... e ora ricominciamo la Mirabile Interrogazione - concluse Enricus.
Per la prima volta, Arthur ebbe l'impressione che il priore della setta fosse molto agitato. Nonostante la follia del tutto, Arthur pensò che aveva fatto bene a continuare a frequentare i Mirabili. Forse aveva scoperto una pista. La sua soddisfazione fu tale che non si accorse che Georg von Bären, dopo le sue parole, aveva capitolato alla paura, e se l'era effettivamente fatta addosso.

da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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