
Stavolta, come altre volte, la tragedia è stata soltanto sfiorata.
Ma sfogliando gli annali degli addetti del settore si viene a scoprire una serie di infortuni anche mortali in cui sono state coinvolte le ormai famose porte killer dei treni e che hanno fatto gridare allo scandalo i sindacati esasperati dai continui tagli del personale, nella fattispecie di quello addetto alla sicurezza: la frequenza degli incidenti dovuti alle porte che non si chiudono, o che si chiudono fin troppo bene addosso alle membra del malcapitato di turno, giustifica pienamente il nomignolo di cui sopra.
D’altra parte, con buona pace dei sindacati, la storia si ripete e la responsabilità in questi casi è come l’Araba Fenice: che vi sia ciascun lo dice, ove sia nessun lo sa. Le categorie più accreditate, in Italia, sarebbero i comunisti seguiti a ruota dagli omosessuali con terzi a pari merito le donne e gli atei. E invece, a sorpresa, ecco che compare una nuova specie di autentici capri espiatori all’italiana, che non sono i becchi delle Camosciate delle Alpi bensì, per andare geograficamente poco lontano, i No Tav impegnati proprio in questi giorni in virulente proteste contro i cantieri della Val Susa.
Si può essere o non essere d’accordo con i No Tav ma il merito che è bene riconoscere loro è di aver puntato il dito sullo sperpero esagerato di risorse economiche in progetti, come quello dell’Alta Velocità, che rischiano poi, intascato il malloppo e ingrassati i cammelli, di rimanere cattedrali nel deserto abbandonate a se stesse, difficilmente fruibili, del tutto inutili oppure, come insegna la vicenda delle porte killer, persino pericolose.
E invece, candidamente, il Gruppo Ferrovie ricorda a chi se ne fosse scordato che la porta che si è staccata dal treno Frecciargento è esattamente quella «imbrattata dai manifestanti No Tav» durante la protesta del 27 febbraio scorso.
Comunque vada l’inchiesta sul reo confesso più famoso del momento, e cioè la porta killer, chi può dormire sonni tranquilli in questa vicenda sono proprio loro, i No Tav; accusati in pratica di saper piegare un cucchiaino con la forza del pensiero, non resta loro che approfittare del superpotere di far cadere le porte dei treni a proprio vantaggio: lasciarci qui senza più nemmeno un vagone praticabile e passare il confine con la Francia in bicicletta, alla ricerca di un più civile contesto. Per un po’ non sentiremo parlare di porte killer.