I nostri libri e la riflessione sulla realtà sociale contemporanea

Creato il 04 gennaio 2012 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Circa tre mesi fa sono stato a Firenze per la presentazione de “Il mare di spalle” di Antonio Sofia. Ho fatto una toccata e fuga, arrivando in treno poco prima della presentazione e ripartendo in serata. Nondimeno, un po’ perché la vicinanza della libreria alla stazione mi ha indotto a spostarmi a piedi e un po’ perché l’evento è durato forse meno del previsto, ho avuto modo di gironzolare con relativa calma, per un paio d’ore abbondanti, in quella porzione compresa tra Santa Maria Novella e la zona universitaria, con tanto di breve cena consumata in uno dei molti locali affacciati sul mercato di San Lorenzo. Per quanto rapido sia stato il mio passaggio, non ho potuto fare a meno di cogliere il senso di perdita di identità di una città che già da decenni ha messo la vocazione turistica al primo posto, ma che rispetto a pochi anni addietro mi è parsa priva di un tessuto connettivo, di un senso comune di appartenenza; e, per giunta, l’ho ritrovata malconcia e graffiata, rognosa e incattivita, impudicamente pronta a esibire le sue miserie e le sue forzate contraddizioni. Avessi dovuto scrivere un racconto o un romanzo ambientato in quella città che ho visto e brevemente respirato, avrei dato conto di questo scenario; e, forse, avrei immaginato una trama cupa e folle, di emarginazione e rifiuto, di perdita del senso delle cose e della rabbia covata contro tutto e contro nulla. Mi sarei forse avvicinato a raccontare una storia come quella, vera, del nazista che poco tempo dopo, e sulle stesse strade che avevo percorso, si è messo a sparare sugli ambulanti senegalesi, prima di ficcarsi in testa l’ultimo colpo proprio nel parcheggio di San Lorenzo.
Sono partito da questa esperienza personale, che da un po’ mi frulla nella testa, per ricondurmi a un discorso che ho già sfiorato altre volte, ma che qui vorrei precisare meglio e ampliare. Mi riferisco alla capacità dei nostri autori di leggere la realtà sociale contemporanea dell’Italia di oggi, di metterne a fuoco alcuni aspetti che l’informazione di superficie e la comunicazione interessata nascondono o travisano, di fermare l’attenzione e il pensiero su fenomeni collettivi che un occhio letterario riesce a cogliere e descrivere meglio di uno cronistico.
Altre volte mi è capitato di sottolineare come in questo blog, a dispetto della sua headline, poco si parli dei nostri libri. E, beninteso, quando dico che se ne parla poco non invoco certo commenti che somiglino a recensioni, perché questa non sarebbe la sede, né elogi o critiche di natura squisitamente stilistica, che pure avrebbero una loro ragion d’essere ma rispetto ai quali so esistere una cautela e una solidarietà reciproca che frena e autocensura (e che pienamente capisco e comprendo, peraltro). Altre volte, invece, mi è capitato di sollecitare un’opinione sulla bontà tematica del nostro progetto editoriale, sull’idea di narrare l’Italia odierna attraverso la finzione letteraria; ma ho raccolto (poche) opinioni che si rifacevano agli aspetti generali e teorici dell’iniziativa, mai alle sue concrete espressioni (i libri pubblicati).
Mi piacerebbe, allora, che qualcuno tra i nostri lettori approfittasse di questo spazio per mettere in comune riflessioni suggerite dalla lettura dei libri che abbiamo pubblicato. Mi piacerebbe leggere commenti che suonino: qui il Tale autore ha colto questa realtà, che condivido e arricchisco. Oppure: mi è piaciuta questa osservazione, mi ha fatto vedere questa situazione sotto un aspetto che non avevo mai considerato. Ma anche, perché no?, registrare qualche perplessità: il Tale autore ha qui descritto una realtà che io vedo diversamente, o ha banalizzato questo aspetto ecc. Il tutto senza alcun gusto per la polemica pretestuosa, ma per un confronto aperto in grado di arricchire tutti.
Mi piacerebbe, insomma, che quella realtà sociale ben rappresentata nei nostri libri diventasse tema di discussione, di analisi, di riflessione collettiva. Tanto più utile e interessante in un’epoca di tumultuosi cambiamenti, in cui le categorie di analisi valide (o comunque dominanti) fino a ieri sono state repentinamente messe in crisi dal succedersi degli eventi.
Dirò di più. Mi piacerebbe che questa diventasse la sede, anche a prescindere da quanto già pubblicato nei nostri libri, per uno scambio di idee e di narrazioni in tema. Alcuni nostri autori già fanno qualche cosa di simile, utilizzando altri spazi e altri ambiti della rete. Ma mi piacerebbe che il nostro blog, da reiterato e forse talora stucchevole dialogo tra l’estensore e “gli altri”, diventasse un luogo aperto, una sorta di agorà sociale-letteraria a disposizione di tutti.
Vi aspetto.


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