Autore di culto del movimento surrealista francese, Jean Marie Poumeyrol divide la propria interpretazione della realtà in due fasi, nella prima unisce temi erotici con immagini allucinogene e macabre, una dicotomia senza precedenti che caratterizza le sue opere degli anni 70. Poumeyrol definisce i suoi corpi e le creature come stravaganti chimere che vagano continuamente nella memoria visiva, tra memoria e immaginazione, rappresentano il vuoto, la noia, il paesaggio interno dell’uomo, con il dettaglio degli organi interni, i contenitori dei sogni.
Nella seconda fase della sua originale interpretazione della realtà, Poumeyrol abbandona i nudi macabri per creare un mondo realistico e silenzioso, abbandonato dagli esseri umani, paesaggi che esprimono il corso del tempo, i sogni ormai sepolti in ambienti e oggetti privi di anime che possono continuare a darvi vita. Il presente incontra il passato, l’autore rimane affascinato da scenari che rimangono a guardia dei segreti, come camere, spazi chiusi, ma anche fogne e impianti di smaltimento di rifiuti industriali. E’ Poumeyrol stesso a definire questa trasformazione: “Questa metamorfosi nel mio lavoro mi ha permesso di esplorare le paure più primitive dell'uomo, l'ossessione, la solitudine, il buio, il passare del tempo, l'abbandono e la morte"