Secondo i nuovi dati presentati dallo Svimez, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, il Sud è per il settimo anno consecutivo in recessione, mentre il Nord è in risalita, lenta, ma pur sempre risalita. Negli ultimi anni inoltre la crisi è stata più grave sempre nel Mezzogiorno, con la conseguenza che il divario tra le due parti del Paese si è fatto ancora più ampio, circostanza che si aggraverà ulteriormente perché ricordiamo, ad esempio, che dei soldi destinati alle ferrovie nel decreto “Sblocca Italia” solo l’1,2% sarà investito da Firenze in giù, 60 milioni contro i 4.799 destinati al Nord, il 98,8%; guardando alla totalità, invece, il 19% della somma da investire sarà spesa al Sud, mentre il Centro-Nord si spartirà il restante 81%: e c’è chi afferma che il Sud non è colonia interna.
Tornando ai dati sopra citati, per il 2014 si prevede un calo del PIL nazionale intorno allo 0,4%, risultante dal -1,5% del Sud e dallo stabile 0% del Centro-Nord. Nel Mezzogiorno si è avuto un calo del PIL del 3,2% e 3,5% rispettivamente nel 2012 e nel 2013, mentre nel 2015 dovrebbe calare ulteriormente dello 0,7%; dal 2008 al 2013 è stato negativo per il 15%. I consumi sono previsti in aumento nel 2015 per il Centro-Nord, +0,4%, e in flessione al Sud, -0,2%, così come gli investimenti: +0,5% nel Centro-Nord, -1,6% al Sud. Dal 2008 ad oggi al Sud ben ottocentomila persone hanno perso il posto di lavoro, di cui 170mila nel solo 2014, 41mila al Centro-Nord; 116mila abitanti del Sud sono emigrati nel solo 2013 e nello stesso anno vi sono stati più morti che nati, anche grazie al fatto che le famiglie povere sono aumentate del 40%. Nel Mezzogiorno si sono più che dimezzati gli investimenti industriali (-53%).
Veniamo adesso al PIL pro capite in Euro per ogni regione italiana nel 2008 e nel 2013.
Anno 2008
Nord
Valle d’Aosta 35.093 (la più ricca)
Piemonte 28.858
Liguria 27.956
Lombardia 33.749
Emilia-Romagna 32.741
Trentino Alto Adige 33.316
Veneto 30.032
Friuli Venezia Giulia 29.605
Centro
Toscana 28.502
Umbria 25.099
Marche 26.621
Lazio 30.217
Sardegna 20.155
Sud
Abruzzo 22.192
Molise 20.681
Campania 17.148
Puglia 17.565
Basilicata 18.444
Calabria 16.921 (la più povera)
Sicilia 17.365
Anno 2013
Nord
Valle d’Aosta 34.442 (la più ricca)
Piemonte 27.192
Liguria 27.130
Lombardia 33.056
Emilia-Romagna 31.240
Trentino Alto Adige 34.170
Veneto 28.765
Friuli Venezia Giulia 28.967
Centro
Toscana 28.492
Umbria 22.900
Marche 25.187
Lazio 29.380
Sardegna 18.620
Sud
Abruzzo 21.845
Molise 19.575
Campania 16.292
Puglia 16.512
Basilicata 17.006
Calabria 15.990 (la più povera)
Sicilia 16.153
Nel 1995 il PIL pro capite nella regione più ricca (Valle d’Aosta) era di 24.070 Euro, nella regione più povera (Calabria) 9.946 Euro, una differenza di 14.124 Euro; che nel 2013 è di 18.452 Euro, ossia si è incrementata di più di quattromila Euro e in diciotto anni la Calabria, come le altre regioni meridionali, non sono riuscite a raggiungere il livello medio che quelle settentrionali raggiungevano nel 1995, e il divario tra le due parti dell’Italia si è ulteriormente allargato. Sempre secondo lo Svimez le entrate comunali sono in calo del 17% al Nord e dell’11% al Sud, ma i trasferimenti erariali provenienti dallo Stato centrale aumentano del 72,8% al Nord e del 31% al Sud.
Qualcuno che oggi è a processo per truffa aggravata ai danni dello Stato (Umberto Bossi) sosteneva, e sostiene ancora oggi insieme ai propri seguaci, che il Nord non fa altro che lavorare e mandare al Sud, dove possiamo starcene con le mani sulla pancia a dormire. Tantissimi abitanti del Sud, cui è stato il lavaggio del cervello, ci credono e oggi, invece di difendere la propria Terra martoriata e sfruttata, invece di attivarsi, preferiscono insultare chi informa in modo alternativo e con dati in mano, ripetendo la filastrocca che il regime tosco-padano gli insegna dal 1861: quando si sveglieranno?