I nuovi farmers italiani, intervista a maria letizia gardoni

Creato il 08 gennaio 2016 da Lifestyle

Finita la scuola dell’obbligo, Maria Letizia alla fatidica domanda “cosa vuoi fare da grande” aveva già le idee piuttosto chiare: non si sarebbe mai immaginata chiusa in ufficio, il suo desiderio era quello di lavorare all’aria aperta come guardia forestale a cavallo o, perchè no, come coltivatrice diretta. I suoi genitori, due dipendenti pubblici, scelgono di assecondarla e insieme decidono di acquistare un piccolo terreno nella loro Osimo, in provincia di Ancona. Un terreno che Maria Letizia conosceva bene, perchè vi aveva trascorso tanti pomeriggi di giochi e di sogni da bimba. Oggi, come
nelle favole che si rispettino, questo campo di pochi ettari è diventato il suo regno e, per una volta, una carrozza
che si trasformi in zucca è esattamente quello che Maria Letizia desidera! La storia di Maria Letizia però non è una favola, bensì una bellissima realtà, l’esempio simbolo di una nuova generazione di giovani che crede nel nostro Paese e nel grande potenziale della sua agricoltura.
Oggi a 26 anni Maria Letizia è la presidente nazionale dei giovani di Coldiretti. “Un’esperienza incredibile,
fantastica, ma che all’inizio mi ha creato non poche difficoltà al di fuori della mia attività quotidiana nei campi”, ci racconta con un sorriso contagioso per la sua sempicità. “ La soddisfazione che ora provo nel rappresentare tante belle storie atte di persone che credono come me nel futuro dell’agricoltura buona va infinitamente al di là del lavoro  che questa carica mi richiede”. Un impegno di cinque anni non rinnovabile, altro aspetto non trascurabile in un’Italia fatta di incarichi e giri di poltrone.

ELETTA NEL FEBBRAIO 2014 HAI ANCORA QUATTRO ANNI SCARSI DI MANDATO. QUALI SONO I
TUOI PRINCIPALI OBIETTIVI?

Fin dal giorno della mia elezione mi sono battuta per rivalutare il ruolo dell’agricoltura nella nostra economia e soprattutto il valore dei giovani che la stanno radicalmente cambiando. L’Italia ha anche nell’agricoltura dei primati a livello europeo e mondiale che non sono abbastanza valorizzati. Il mio impegno è di comunicare il più possibile queste eccellenze per portare più cultura e anche più attenzione su aree e settori che ci auguriamo in questo modo possano ottenere anche più investimenti pubblici. Sono assolutamente convinta che il ritorno alla terra possa rappresentare il futuro di questa nazione, nonché avere un peso imporante in termini di occupazione. L’agroalimentare italiano rappresenta la nostra risorsa di “buona economia”, i contadini oggi sono diventati imprenditori agricoli, le storie di successo sono davvero tantissime e per la maggior parte nascono per mano dei giovani!

DACCI QUALCHE DATO

Pensa che in Italia oggi 58.000 aziende agricole sono guidate da under 35, significa che un’azienda su tre nata in questi ultimi 10 anni è fondata da giovani uomini e – molte – donne. I nuovi imprenditori agricoli sono ben diversi dai “contadini” di un tempo: scelgono l’agricoltura spesso non provenendo da una famiglia di agricoltori e hanno un alto grado di scolarizzazione. Il che significa che il loro approccio è per forza di cose molto diverso: anzitutto è creativo,
in grado di sfruttare la tecnologia che abbiamo a disposizione oggi (da internet, all’e-commerce fino ai droni che controllano le coltivazioni) e sopratutto rispettoso del territorio, della sua biodiversità e teso a valorizzarne i prodotti tipici. Gli esempi più di successo vengono premiati ogni anno dall’Oscar Green.

COS’È L’OSCAR GREEN?

È il premio di Coldiretti che ormai da dieci anni viene assegnato in diverse categorie a giovani dai 18 ai 30 anni che portino forti innovazioni nel mondo dell’agricoltura. Qualche esempio? Nell’edizione 2014 per la categoria “Stile e cultura d’impresa” ha vinto l’Azienda vitivinicola Tempere di Sant’Arsenio del giovanissimo Filippo Pica, grazie all’innovativa sperimentazione di droni e sensori multispettrali che ha permesso la precisa mappatura dei territori aziendali e la classificazione della vigne in base ad indici di vigoria; o ancora Domenico D’Ambrosio ha vinto per
aver inventato la prima patatina di pane. L’idea è stata mutuata da un gesto antico, che ad Altamura in Puglia
è una consuetudine, quello di strappare la crosta del pane; da qui la creazione di una sfoglia di semola di grano duro ai molti sapori, dall’extravergine al formaggio, davvero irresistibile.

COME SI ACCEDE AL CREDITO PER FONDARE UNA PROPRIA AZIENDA AGRICOLA?

Ad oggi ci si affida ai bandi per lo sviluppo rurale e inoltre Coldiretti ha creato un ente intermediario finanziario il Creditagri, vigilato dalla Banca d’Italia, che fino ad oggi ha erogato più di 3 miliardi di euro per sostenere molti progetti imprenditoriali di aziende agricole. Creditagri è presente in quasi tutto il territorio italiano con 70 filiali che collaborano con circa 200 banche locali e nazionali, un ente davvero fondamentale per l’economia agricola di piccole dimensioni.

COME HAI VALUTATO EXPO 2015?

Expo Milano ha rappresentato senza dubbio una enorme opportunità soprattutto per fare cultura. Siamo infatti il Paese più invidiato al mondo per la varietà di prodotti alimentari, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Credo sia importantissimo comunicarlo anche agli italiani stessi. Coldiretti ha partecipato proprio con un padiglione dove a rotazione ogni Regione ha convocato i suoi coltivatori che hanno avuto così la possibilità di raccontare direttamente i
propri prodotti…un fondamentale momento di conoscenza diretta con il proprio consumatore e viceversa, cosa sempre più rara al giorno d’oggi! Per questo il Padiglione all’esterno è stato tappezzato dai maxivolti di veri agricoltori italiani e dalla scritta “No Farmers, no Party”. Una testimonianza del giusto orgoglio di una professione che ha la responsabilità di nutrire il mondo. Non sono mancati anche anche i momenti ludici e gli spettacoli, ma ciò che a noi interessava davvero è far toccare con mano i prodotti e raccontare con trasparenza la loro produzione. Perché coltivare la terra porta con sé tante altre importanti componenti come la cura del paesaggio e dell’ambiente, ma anche l’integrazione sociale a cui forse non tutti pensano.

E SUL BIOLOGICO CHE POSIZIONE HAI?

Sono soprattutto i giovani a portare avanti con serietà le coltivazioni biologiche in Italia (io persino coltivo
seguendo il disciplinare del macrobiotico) ma questo tema, sicuramente sempre più importante anche a livello economico, non può diventare uno strumento commerciale, perché il cibo rappresenta un bene comune e partendo da questa base noi tutti i giorni ci battiamo su tanti fronti perché questo non venga mai perso di vista. Fondamentalmete credo che ci sia un problema culturale in fondo: non siamo ancora disposti a spendere per alimentarci nel migliore dei modi e proprio da qui nasce anche il grande problema del costo dei nostri prodotti agricoli soprattutto nella distribuzione organizzata. Un tema per cui ci battiamo da tempo.

RACCONTACI  I  TEMI  PIÙ  IMPORTANTI  SU  CUI  VI BATTETE

Senza dubbio uno dei primi è proprio quello della speculazione sul prezzo dei prodotti da parte della grande distribuzione. Abbiamo calcolato che il ricarico dalla terra alla tavola di molta frutta che passano per la distribuzione organizzata sia stato calcolato intorno al 500%, mentre i nostri agricoltori faticano a coprire i costi. Durante la Giornata dell’ortofrutta a Expo 2015, alla quale hanno partecipato migliaia di agricoltori provenienti dalle campagne dell’intera Penisola abbiamo reso noti dei dati che fanno capire quanto questo problema vada sanato al più presto, perché a rischio ci sono il territorio nazionale, reso unico dalla presenza dei frutteti, la salute dei cittadini e un importante indotto economico e occupazionale. Sono oltre 345.883 le unità lavorative impegnate ogni anno nel settore, cui se ne aggiungono altre 28.621 che lavorano nell’industria della trasformazione.
Le attività di raccolta che si concentrano nel periodo estivo rappresentano anche una preziosa opportunità di lavoro per 200mila giovani italiani. E’ fondamentale rinsaldare sempre più il rapporto tra produttore e consumatore perché solo così si capisce ciò che si acquista e si mangia e si danno valore alle nostr produzioni. Il lavoro di Coldiretti con Campagna Amica , presente praticamente in ogni Comune d’Italia è una grande risposta a questo problema. C’è poi il grande tema dell’etichettatura per cui Coldiretti si batte da sempre e quello più attuale, ma strettamente legato, dell’ormai famigerato TTIP, ossia il trattato che permette sì ai nostri prodotti di essere esportati più facilmente negli Stati Uniti, ma non ci protegge dall’entrata nel nostro paese di prodotti non controllati come i nostri, che sono tra i più sicuri del mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio si usano prodotti chimici che qui sono banditi da anni.

IL GRANDE “BOOM” DEL FOOD DI QUESTI ULTIMI ANNI CHE IMPATTO HA AVUTO PER VOI COLTIVA TORI DIRETTI?

Certamente questo sta aiutando l’evoluzione dei nostri valori culturali, verso una maggiore attenzione alla produzione, ai prodotti tipici e di stagione e verso la terra, cosa di cui abbiamo ampiamente parlato prima. In questa “sovraesposizione” di cibo però credo sia fondamentale ricordare che il cibo è un bene comune e che la cosa importante è l’atto primario della sua produzione; vorrei che tutti riuscissero ad andare al di là del meraviglioso piatto preparato da uno chef, scoprendo il lavoro che c’è dietro a ogni singolo ingrediente… vorrei che non si parlasse più solo di cibo, ma anche di terra e di prodotti, io non smetterò mai di farlo!