Ho deciso: non farò quello che sembra si debba fare con le prefazioni o le introduzioni.
Resisterò insomma alla tentazione di raccontarvi la storia in cui entrerete subito dopo queste righe, in modo che dall'inizio alla fine vi possiate regalare attesa e sorpresa. E non vi presenterò i suoi personaggi, di cui pure sarebbe un piacere parlarvi, perché non è così che si fa, quando ci sono personaggi che sanno staccarsi dalla pagina e venirvi incontro. Ci penseranno loro, a prendervi per mano e a presentarsi.
Non tenterò nemmeno un giudizio critico, per prima cosa perché non credo di esserne capace, in secondo luogo perché – e di questo ne sono assolutamente convinto – prima del giudizio è giusto pretendere il piacere della lettura. Tuffatevi voi in questa piscina di parole ed emozioni.
So che vi troverete perfettamente a vostro agio. Vi immergerete nell'acqua di una storia che, chissà, potrebbe essere anche la vostra storia, o la storia di qualche persona a voi cara.
E per dirvela tutta: leggendo Marco Piermattei mi è ritornato in mente ciò che una volta ha affermato un grande scrittore israeliano, Aharon Appelfeld:
La letteratura dice: guardiamo questa particolare persona. Diamole un nome, un luogo. Offriamole una tazza di caffè... la forza della letteratura risiede nella capacità di creare un'intimità. Quel genere di intimità che ci tocca personalmente
Ed è proprio questo che mi è successo. Mi sono sentito toccato da questa storia popolata di gesti e scelte appena abbozzate, di dialoghi e di parole sommesse o non pronunciate, di possibilità e di rinunce, di equivoci e di nuovi inizi.
Una storia raccontata bene – con voce originale – senza presunzione autoriale, ma con la consapevolezza di avere qualcosa da dire e di poterlo fare senza bisogno di autocompiacimenti, di effetti speciali, di acrobazie stilistiche, di straripamenti narrativi (diceva Oscar Wilde: Chiunque può scrivere un romanzo in tre volumi: ciò richiede semplicemente una totale ignoranza della vita e della letteratura – e io sottoscrivo)
Ho avuto la fortuna di farmi accompagnare da questa storia quando ancora era lontana dal diventare un libro. Quando insomma era un manoscritto che cercava (e si meritava) il suo editore. E' passato tempo da allora, ma le vite che intreccia non si sono ancora dileguate.
Come dice Erri De Luca:
Il lettore vuole lasciarsi incidere da quello che legge, conservare un graffio nella memoria che gli permetta un giorno di mostrare la sua conoscenza attraverso un nome, un titolo, un personaggio
Vero, verissimo. Di graffi questo libro ve ne lascerà diversi. Provare per credere, non il giorno che lo avrete finito e lo sistemerete al suo posto in libreria. Ma il giorno dopo e il giorno dopo ancora... e per molto tempo ancora.