Partiamo da Sherlock Holmes. Lui è un investigatore geniale. Vede ciò che gli altri non vedono e applica il metodo scientifico nelle proprie indagini. Sino a qui tutto pare quadrare e non c'è nulla di male, per lo meno in superficie. Ma leggendo le opere di Conan Doyle si scopre presto l'inghippo. Tutte quante hanno uno schema ricorrente. Capita un crimine. La polizia indaga maldestramente. Sherlock Holmes va sul luogo del delitto e nota qualcosa (che però non viene detta al lettore). Poi la storia prosegue inutilmente e solamente per ingannare il lettore e portarlo fuori strada sino a che, nel momento decisivo, il nostro investigatore tira fuori dal cappello il dettaglio ignoto a tutti e... et voilà, il cattivo è servito sul piatto d'argento.Cosa non mi piace? Il fatto che non tutte le carte siano messe in tavola. Affinché Sherlock Holmes sembri superiore, l'autore è costretto a barare e a tenere un asso nella manica. A questo punto il lettore non può "partecipare" alla vicenda ed è costretto ad assistere e attendere che il detective sveli l'arcano. Per di più si tratta di un trucco che non apprezzo perché, visto che non viene concesso mai neppure un indizio, l'autore può risolvere le situazioni con colpi di scena che, a mio personale parere, prendono in giro il lettore stesso. E questo non mi piace. In un giallo, tutte le carte devono essere scoperte e, di conseguenza, anche il lettore deve partecipare al gioco, altrimenti, sul lungo periodo, questo si stanca (o meglio, lettori esigenti come me si stancano) e molla il colpo, l'autore e tutte le pubblicazioni con il detective saputello.
McGyver è un personaggio assurdo. Il tuttologo di trent'anni che con una forcina per capelli è in grado di raffreddare il nucleo di una centrale nucleare che sta per esplodere. Anche qui la struttura è un cliché ripetitivo senza soluzioni alternative. Succede qualcosa. McGyver indaga. Viene scoperto, intrappolato, legato, drogato, sollevato da terra e appeso per i piedi sopra l'altoforno di una azienda metallurgica. Momenti di panico e poi... la lampadina si accende. La saliva umana, combinata con le cellule morte della pelle umana, mescolati con un frammento della camicia di flanella, crea una sostanza con un fattore di raffreddamento pari a quello del ghiaccio secco. In cinque minuti spegne l'altoforno, si libera, salva capra e cavoli e si becca pure il baciotto dalla bellona di turno.In questo caso l'escamotage è troppo sopra la soglia di sopportazione. Ho visto McGyver, drogato, incapace di stare in piedi, recuperare con un magnete l'ampolla contenente l'antidoto (ovviamente di metallo, non di vetro come tutte le ampolle) caduta dentro un tombino per sbaglio. E dopo aver bevuto l'antidoto un secondo prima che la droga diventi mortale, eccolo che corre, tira pugni, insegue un auto in fuga e sconfigge il cattivo. Oltre che tuttologo, il suo fisico ha pure tempi di recupero pressoché istantanei... poco credibile, non pensate pure voi? Senza contare che, visti i presupposti, tutte le storie di questa serie sono ripetitive e, alla lunga, soporifere.Superman, l'invulnerabile. Ok, viene dallo spazio. E' per questo che ha i super poteri. Lo accetto. Ma a questo punto... cosa c'è da raccontare? Perché in ogni storia Superman si trova in difficoltà. Il cattivo ha scovato il punto debole del supereroe: udite, udite... un pezzo di terra del suo pianeta. Mi state dicendo che Superman non sarebbe mai potuto sopravvivere sul proprio pianeta perché la Kryptonite lo riduce a un vegetale? Ma è credibile questa faccenda? Sarebbe come se io fossi allergico alla terra che calpesto ogni giorno che esco di casa. Oltre che supereroe è pure piuttosto fortunato perché esiste solamente a causa dell'esplosione del proprio pianeta natale, dove sarebbe morto in pochi minuti a causa della sua terribile allergia. Ma a parte questo dettaglio, il cliché delle storie qui è abnorme. Avendo un unico punto debole, ogni storia batte sempre il dito sulla Kryptonite. Il cattivo, Luthor, non può far altro se non trovare escamotage sempre diversi per condurre Superman abbastanza vicino al sassolino velenoso. Anche qui, il lettore, che ruolo ha se non quello di spettatore passivo? Ogni volta che apre un fumetto, un romanzo, o guarda un film di Superman è già consapevole di ciò che si troverà davanti. Magari spera in qualcosa di nuovo ma, alla fine, i presupposti iniziali impediscono ogni variabile impazzita. E' noioso, ripetitivo, può andare bene per un romanzo, un racconto, ma non per una serie senza fine. E' molto più interessante, come personaggio, la sua nemesi. Lex Luthor ha tutti gli ingredienti per essere un personaggio che vale la pena seguire.
(l'elenco delle lezioncine di scrittura pubblicate fino ad oggi lo trovate qui).
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