Con il comunismo di sottofondo, che viene percipito senza la necessitŕ di chiamarlo con il suo nome ma solo attraverso i gesti e le azioni dei personaggi, tre femmine provano a sopravvivere alla loro rispettiva famiglia, piů che al mondo che le circonda… Solo Aminat riesce a tener testa a nonna Rosa, perň sotto minaccia, crolla, ubbidisce e tace. “Se primo smetti di essere cosě trasandata, secondo continui ad andare bene a scuola, terzo una sera sě e una no lavi i piatti al posto di tua madre, quarto il sabato passi l’aspirapolvere, quinto prepari i vestiti che tua madre deve lavare, sesto le ricordi quando deve fare la spesa… Hai segnato tutto? Bene. Se fai queste cose per tre mesi potrai prendere un gatto”.
Dopo aver responsabilizzato (sarebbe meglio dire “schiavizzato”) la nipotina, il pensiero della nonna č il seguente: “L’arrivo del gatto ebbe anche risvolti positivi. Per ragioni oscure, infatti, Aminat dava per scontato che Parassita (il nome del gatto secondo Rosa) fosse mio. Bastava che minacciassi di toglierglielo e lei faceva tutto quello che volevo”.
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Alina Bronsky, che si firma con nome fittizio, ha precisato che le vicende sono frutto di racconti ascoltati piů e piů volte quando si trovava in Russia (sino all’etŕ di 13 anni) e che nessuna delle vicende raccontate le sia mai capita. E noi lo speriamo vivamente!
I piatti piů piccanti della cucina tatara
Autrice: Alina Bronsky
Traduttrice: Monica Pesetti
Casa Editrice: edizioni e/o
Pagina: 256