I piaceri semplici sono l’ultimo rifugio per le persone complicate
, disse qualcuno prima di me.
E in piaceri semplici voglio rifugiarmi prima di addormentarmi stanotte, mentre una coda di monsone mi obbliga nella camera d’albergo che ospiterà la mia ultima notte a Bagan.
Pensieri che si rivolgono a questa parte di mondo che amo e odio, ma che mi accoglie sempre con generosità , come fossi a casa.
Nulla in confronto a ciò che detesto.
- il betel, l’orribile bocca rossa e il continuo bisogno di sputare che provoca
- il cibo nei sacchetti di plastica, incluse le bevande calde, che rende disgustosa alla vista qualsiasi prelibatezza
- i noodles (anche i fried noodle) dopo una settimana di permanenza
- l’iconografia buddista moderna, così poco creativa e sempre uguale a sè stessa
- l’inquinamento, dovuto alla poca consapevolezza del territorio
- l’ataressia dei monaci, spesso lontani dall’Illuminazione ma vicini ai piaceri dell’Ozio
- sedie e sedute in genere, che, qualsiasi sia la loro forma, sono sempre incredibilmente scomode
- il condimento a base di pesce fermentato, dal sapore disgustoso, che impregna tutto con quel suo insopportabile odore
Pesce messo in salamoia che avrebbe dovuto essere sepolto da tempo
per dirla alla Kipling
Ovviamente ciò che odio davvero è che anche questa parte di mondo sta cambiando, delineando contrasti e differenze sociali sempre maggiori.
Ma non è questa la notte per tali riflessioni. Questa è la notte per ascoltare la pioggia.