Ultimamente però anche il nipote Mortimer (Ernesto Mangano), critico teatrale e scapolone incallito le va a trovare spesso. Si è innamorato infatti della figlia del pastore, Elaine Harper (Chiara Valentino). Tuttavia c’è un segreto che le due anziane signore nascondono: affittare una delle stanze della casa non è che l’occasione per uccidere poveri vecchietti soli al mondo. Ma è quando “i piccoli segreti” di Martha ed Abby vengono scoperti da Mortimer, che si mette in moto la macchina teatrale. Costretto ad uscire di casa, Mortimer lascia da sole le due anziane signore ed allontana Elaine. Nel buio della notte arrivano due uomini: uno è Jonathan (Maurizio Panasiti), l’altro fratello di Teddy e Mortimer, il secondo è il dottor Einstein (Roberto Moschetto).
Jonathan, che con il volto sfigurato assomiglia al Boris Karloff di Frankenstein, inizialmente non viene riconosciuto dalle zie, ma con insistenza riesce ugualmente a farsi ospitare per almeno una notte. I due in realtà sono fuggitivi che hanno commesso un omicidio e stanno cercando un luogo dove poter occultare il cadavere e cambiare i connotati di Jonathan. Quale scoperta migliore è per Einstein la fossa scavata in cantina da Teddy per uno dei “cadaveri” delle zie? Jonathan è una figura losca e malvagia e quando Mortimer ritorna a casa s’innescano vecchi rancori. Scopriamo così che la famiglia Brewster è toccata dalla follia sin dai più lontani discendenti e che sia le zie che Jonathan hanno ucciso, per ragioni diverse, ben dodici uomini.
La vicenda si conclude con l’arresto di Jonathan e del dottore, mentre Mortimer, venuto a conoscenza del fatto di non essere un vero Brewster, decide di sposare Elaine. Infine, le zie accettano di farsi internare insieme a Teddy… non prima però di aver commesso l’ultimo delitto e scavalcato negli omicidi il nipote. L’opera, a tratti grottesca, in realtà non è prevalentemente comica. Joseph Kesselring affronta il tema della solitudine nella vecchiaia. Le zie, infatti, seppur eccentriche cercano di dare aiuto a persone ormai troppo vecchie e troppo sole e lo fanno offrendo loro del vino di sambuco. Per ogni litro di vino di sambuco, confessano, vanno aggiunti “un cucchiaino di arsenico, uno di stricnina e un pizzico di cianuro”.
È il loro modo strano e curioso di aiutare il prossimo. Non c’è cattiveria alcuna tant’è che pregano sempre e cantano pure gli inni ai funerali delle loro vittime. È inutile dire che le protagoniste Giovanna Petralia e Liliana Biglio sono davvero fenomenali, mentre Mangano riesce a tenere alto il confronto con uno dei ruoli cinematografici di maggior successo dell’istrionico Cary Grant. Chiara Valentino nei panni della giovane Elaine ci piace molto, per l’energia frammista a grande tenerezza. In conclusione, una commedia nera che, ben diretta da Rodolfo Torrisi, non manca di strappare più di un sorriso ad un pubblico complessivamente soddisfatto.