i Plateaux Batéké

Creato il 23 gennaio 2013 da Sara

Straordinari Plateaux Batéké, dal punto di vista paesaggistico senz'altro il sito che ho amato di più nel nostro  periplo gabonese. Salendo lungo la strada improvvisamente le foreste cedono il posto alle savane, immensi pianori nella parte est della provincia dell'Alto-Ogooué nel sud-est del Gabon  che senza soluzione di continuità si prolungano  fino al Congo. Una regione assolutamente unica nel panorama dell'Africa centrale: dalla grande foresta densa e umida che accompagna tutto il paese si fanno strada dune giganti coperte di savana, torrenti cristallini e canyon, una linea infinita di altopiani, colline ondulate e valli solcate di acque.
L'alternarsi delle sterminate savane e delle modeste foreste, la ricchezza di differenti habitat naturali rappresentano naturalmente un'occasione formidabile per la biodiversità delle specie e degli ecosistemi. La maggior varietà di uccelli del Gabon si aggirano da queste parti, gorilla, sciacalli, scimmie, oryx, elefanti, zebre, cinghiali, coccodrilli, sugli altipiani Batéké c'è veramente posto per tutti.  Varie anche le etnie che popolano queste distese e diversi riti, usi e costumi, ma alcuni punti in comune, per esempio il culto degli antenati, pratiche iniziatiche come la circoncisione dei maschi accompagnata da riti di passaggio dalla pubertà all'età adulta, la lavorazione del ferro, del rame e della rafia, danze di carattere sacro o sociale che ora sono divenute solo un divertimento collettivo, la trasmissione di una cultura orale, anarchia strutturale dei villaggi perché le tribù si spostavano in continuazione, pesca e caccia per gli uomini e colture di sussistenza sempre affidate alle donne.
Nei variegato panorama tribale si sono però sempre distinti i Batéké che isolati nelle valli sabbiose e nelle immense distese dell'altopiano vivevano in grossi villaggi strutturati apparsi subito diversi e meglio organizzati ai primi esploratori europei. La  loro principale attività è sempre stato il commercio, di miglio prima, di manioca più tardi. I capi téké avevano come emblema  una pelle di pantera, una doppia campana, una coda di bufalo e un bastone ornato di rame.

In tutta la regione e da secoli, le migrazioni delle diverse etnie, clan e villaggi provocavano scontri continui e la guerra del resto era una delle attività principali degli uomini. I rituali propiziatori a carattere iniziatico avevano come scopo  di proteggere gli iniziati dai pericoli della vita nella foresta (carestia, guerra, caccia). Leggo che di tutto questo ora non rimangono che tracce, certe abitudini sociali e familiari, certi codici comportamentali nei rapporti d'autorità e nei matrimoni, delle tecniche ormai acquisite nell'agricoltura e nell'artigianato del ferro e della rafia. In tutti i gruppi etnici dell'Haut-Ogooué resta soprattutto grande fedeltà alla musica, alla danza e alla letteratura orale, ma purtroppo non abbiamo avuto occasione di assistere a nessuna manifestazione collettiva in tal senso.
Nei Plateaux Batéké, nei medesimi anni di quello della Lékédi e con lo stesso spirito di osservazione, studio, protezione e salvaguardia delle specie, è stato creato un Parco Animalier, come qui viene chiamato. E' però grande il doppio, 28.000 ettari. Ne è responsabile il Signor Iwoulou originario di Bakoumba e all'epoca tecnico della teleferica; proprio con lui giriamo in jeep per il parco alla ricerca di avvistamenti interessanti. Avanti e indietro, su e giù per ore nelle immensità delle savane attraverso piste sconnesse per scorgere in libertà la fauna locale, ma si sono fatti generosamente vedere solo degli oryx importati dal Sud Africa che si sono benissimo adattati e moltiplicati sull'altipiano.

Noi niente ma la guida, che sa vedere, ha scorto in lontananza delle zebre volatilizzatesi al nostro avvicinamento.   Il Signor Iwoulou era mortificato, ma non fa niente, è stata un'esperienza bellissima lo stesso e glielo abbiamo detto. In compenso abbiamo incontrato dei colleghi di lavoro dei ragazzi coi figli anche loro alla scoperta del Parco; avevano dormito una notte in una casupola del Parco molto Robinson Crosué, senza acqua, gas, né elettricità messa a disposizione  dei puri e duri, no grazie, non fa per me e poi, oltre ai soliti termitai in quantità industriale, la straordinaria ingegnosità di madre natura, dei nidi alla rovescia, cioè con l'apertura rivolta verso il basso. Non ricordo di quali uccelli fossero, ma mi è stato spiegato che sono così perché qui piove molto e così rimangono sempre asciutti.
    

Non avremo viste le zebre, ma ci aspettava un'altra sorpresa a fine gita, un pitone appena ucciso con fendenti di machete sul corpo e sulla testa. A me faceva paura anche da morto, con quella bocca può ingoiare senza colpo ferire un'antilope intera (poi resta immobile un mese per digerire) e sicuramente anche la sottoscritta, ma gli uomini della riserva che lo avevano appena preso e i bambini intorno lo ammiravano tutti contenti, se lo sarebbero mangiato per le prossime feste. Pare che ne prendano in media 5-6 all'anno.


Da ultimo nel cuore degli altopiani Batéké e proprio al tramonto in 30 minuti di pista da Lécony  lo spettacolo senza aggettivi adeguati del Canyon Rosa. Qui lo chiamano impropriamente Canyon, ma in realtà sono degli enormi circhi naturali scavati dall'erosione dei millenni. All'orizzonte più lontano si scorge il lago dei Caimani. Sempre sui Plateaux altri due circhi ma più lontani e non ci siamo andati, quello Bianco di Lewou e quello Verde di Edjangoulou al limite della frontiera col Congo.

Grazie Alex, grazie Francesco, per avermi avventurosamente portato in questi luoghi stupendi, senza di voi non avrei mai avuto il coraggio di spingermi così lontano, ma è stato proprio bello!

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