Il 19 dicembre 2013 al Cinema sono usciti Frozen, I sogni segreti di Walter Mitty, Indovina chi viene a cena, Colpi di fortuna, Philomena… e Spaghetti Story. Erano finite tutte le sale, ma “Distribuzione Indipendente” e Nuovo Cinema Aquila hanno deciso di accogliere ugualmente la sfida impossibile di uscire nel periodo natalizio. Mission Impossible? Mah, non proprio. Spaghetti Story ad oggi ha incassato – in media – quanto i cienepanettoni, anche se è in proiezione in una sola sala d’Italia. Un successo strano e inaspettato. La stampa ha dedicato al fenomeno cinematografico intere pagine, le critiche sono state quasi tutte positive, se si pensa che il film è stato autoprodotto con 15mila euro, girato con una 5d in 11 giorni con giovani attori (Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante, Sara Tosti, Rossella d’Andrea, Deng Xueying, Tsang Wei Min, Giancarlo Fares, Claudia Vismara) e un giovane ma talentuoso direttore della fotografia come Davide Manca. Ora è in programmazione in alcune sale anche fuori da Roma, come Napoli, Milano, Catania, Siracusa, Rimini, Trieste. Ciro De Caro, co-sceneggiatore e regista ci illustra e spiega, quasi al termine di questa avventura, come è nato il progetto di Spaghetti Story, lungometraggio low-budget che ha fatto 6 settimane di sold out a Roma.
Allora, come co-autore come è nata la sceneggiatura di Spaghetti Story?
La sceneggiatura è nata da un’esigenza, quella di raccontare la mia generazione in maniera “vera” senza edulcorarla, in maniera NON superficiale e senza le “barzellette”.
Perché “Spaghetti”?
SPAGHETTI vuol dire fare le cose all’italiana e questo film, oltre a raccontare una storia italiana, la racconta all’italiana, perché credo che sia una commedia all’italiana e inoltre è stata prodotta e girata all’italiana. Mi spiego:
non avevamo niente per girare questo film, non avevamo soldi, attrezzature e così lo abbiamo fatto con quello che avevamo, abbiamo tirato fuori la creatività italiana e abbiamo fatto un film con pochissimi soldi, con ingredienti genuini, semplici e italiani, proprio come un piatto di spaghetti.
Nel film affronti la questione della disoccupazione giovanile, dell’immigrazione, della droga e della comunità cinese. Come vedi tu questa generazione tradita e senza futuro di trentenni italiani?
La nostra è una generazione molto sfortunata. Senza futuro e che si barcamena. Una generazione che fa – spesso –lavori in una sorta di schiavitù dorata e che non vede l’ora che arrivi il week-end per ubriacarsi di mojito, cocktail, aperitivi… Senza fermento, senza futuro, spesso senza cultura, e con l’idea che bisogna ammazzarsi di lavoro, lavorare più del dovuto per uno stipendio da fame e ringraziare anche, altrimenti si finisce in mezzo a una strada. Invece credo che la mia generazione potrebbe essere una risorsa per l’Italia, ha le capacità, la voglia e il coraggio di non accettare le cose come stanno, ma ci tengono troppo impegnati a cercare di sopravvivere.
I due amici – nel film – reagiscono in due modi diversi alla loro condizione di disagio e insoddisfazione. Tu in chi ti rivedi, in Cristian o in Valerio?
Io mi rivedo in ogni personaggio. In ogni personaggio c’è qualcosa di me. Una mia paura, un mio difetto, un mio pregio, una mia ansia, un desiderio, un sogno o un segreto.
Perché proprio i cinesi?
Mi hanno sempre incuriosito e stimolato la fantasia le storie di persone che arrivano dall’altro capo del mondo, che magari sfioriamo per un attimo per strada e che quando siamo nati, in due posti diversi del mondo, nessuno avrebbe potuto prevedere che le loro vite, anche per un attimo, si sarebbero sfiorate. Così ho voluto metterci la storia di questa ragazza, così lontana da noi ma così vicina, perché ogni giorno incrociamo lo sguardo di tante Mei Mei, ma non immaginiamo nemmeno cosa c’è davvero nella loro vita.
Come è nata l’idea di girare, montare e realizzare un film lungometraggio in 11 giorni con 15mila euro?
Allora, l’idea di girare un film così in undici giorni è nata dalla necessità di fare un film che nessuno ci ha voluto produrre. Così con un gruppo di amici, tutti professionisti, abbiamo deciso di farlo, perché era l’unico modo per farlo.
Ora siete con “Distribuzione Indipendente”, alla sesta settimana al Nuovo Cinema Aquila in altre sale in tutta Italia. Sei soddisfatto del risultato al bottteghino, siete rientrati delle spese? Cosa ti auguri ancora?
Speriamo di arrivare alla SETTIMA SETTIMANA, comunque abbiamo incassato più di 50mila euro e speriamo di poterci togliere altre soddisfazioni. È un incasso ridicolo se paragonato a film che escono in oltre 1.000 sale, ma se pensi che siamo usciti in pochissime sale è un miracolo, un record assoluto, considerato il budget del film, il fatto che siamo usciti in una manciata di sale e fuori dai grossi circuiti.
Non so se siamo rientrati delle spese, perché comunque dagli incassi devi togliere le percentuali degli esercenti, distributori, tasse ecc… Però si può dire una cosa, Spaghetti Story è uno dei pochissimi film che ad oggi ha incassato almeno 4-5 volte quello che è costato.
Grazie Ciro e in bocca al lupo!