Per nostra buona sorte i predecessori della cultura europea avevano orizzonti più ampli di visioni localistiche limitate nello spazio e nel tempo. Secondo il filologo Giovanni Semerano - dell’opera del quale conosco il rigore scientifico - ritroviamo l’idronimo Ebro (Iber) anche nell’affluente della Morava Ibar, nell’Ucraino Ibr e in altri ambiti non Iberici. Hibernus, Ἴβηρ, l’Ebro, come il nome antico del fiume Maritza, Hebrus, Ἧβρος, fiume principale della Tracia sulle cui rive Orfeo fu lacerato dalle baccanti, come il nome “Hebrides” delle Western Islands, con il mare delle Ebridi, il braccio di mare dell’Atlantico; deriva dalla stessa base che indica passaggio da una riva all’altra, così “Hiberia” è la terra di là dallo stretto; tale base corrisponde ad accadico ebēru, ḫabāru (to cross: water, to extend beyond), eber nāri (di là dal fiume, far bank, Beyond the River: Euphrates), ebar (beyond), eberru (travelling across).La storia scritta inizia con i primi documenti sumerici della fine del quarto millennio proprio in corrispondenza con le prime testimonianze scritte sul carro, nella città Sumera di Ur attorno al 3000 a.C. L’epopea di Sargon sarebbe iniziata settecento anni dopo. La prima sepoltura scita con carro a due ruote è del I Millenio a.C. Sicché non abbiamo bisogno d’inventarci altri successivi inventori della ruota e del carro. Con i primi tentativi di fissare alla slitta i rulli, normalmente utilizzati per favorirne lo scorrimento, restringendone la parte centrale a forma di asse per facilitarne la rotazione negli anelli di legno sotto i pattini, si giunge a un veicolo che, in assenza di strade carrabili, per molto tempo supererà la slitta solo nella steppa desertica dove questa continua a incagliarsi negli arbusti. Subito dopo, infatti, lo troviamo diffuso nelle steppe dell’altopiano persiano e da lì nella valle dell’Indo. L'etimologia della parola Carro segue la sua storia. La voce latina originaria non è carrus bensì “currus” cocchio, carro trionfale. currus è dal sumerico guru gurru (tras)portare: mentre currō (corro), il verbo latino con esso incrociato, è dalla diversa radice gur, correre serpeggiare (La ritroviamo in toponimi che richiamano vie serpeggianti nella foresta come Garonne o Groane), accadico qarāru, e ḫarrānu, carovana, strada, percorso, viaggio. Sull'uso preferenziale di Currus invece di Carrus, dei parlanti latini, troviamo nell'"Agricola" di Tacito (dopo il 100 dC): «Ac saepe vagi "currus", exterriti sine rectoribus equi». (Spesso i carri vaganti, e i destrieri atterriti senza guida). Carrus invece è la voce gallica latinizzata carros, carro da trasporto, la troviamo autonomamente attestata anche nell’Irlandese carr come nell’antico alto tedesco karro, ha come antecedente comune l’accadico ḫarû, parte del carro e garru, recipiente che prende poi il senso finale di carro, vagone e ruota, con l’accadico ma-garru.La parola ruota potrebbe essere di origine celtica in quanto il latino ha la sua parola "rota-ae", rotundus (rotondo), ma ugualmente hanno: il lituano, rātas; l'antibo alto tedesco, rad; l'irlandese, roth; l'antico irlandese, rethid; il sanscrito, ráthaḥ; l'avestico, raѳo; il gallico, rhôd; il semítico, rdī; l'accadico, redû, l'assiro, radā’u. Tutte queste parole che condividono la stessa radice, molte delle quali documentate prima dei celti, derivano dal celtico.
Per nostra buona sorte i predecessori della cultura europea avevano orizzonti più ampli di visioni localistiche limitate nello spazio e nel tempo. Secondo il filologo Giovanni Semerano - dell’opera del quale conosco il rigore scientifico - ritroviamo l’idronimo Ebro (Iber) anche nell’affluente della Morava Ibar, nell’Ucraino Ibr e in altri ambiti non Iberici. Hibernus, Ἴβηρ, l’Ebro, come il nome antico del fiume Maritza, Hebrus, Ἧβρος, fiume principale della Tracia sulle cui rive Orfeo fu lacerato dalle baccanti, come il nome “Hebrides” delle Western Islands, con il mare delle Ebridi, il braccio di mare dell’Atlantico; deriva dalla stessa base che indica passaggio da una riva all’altra, così “Hiberia” è la terra di là dallo stretto; tale base corrisponde ad accadico ebēru, ḫabāru (to cross: water, to extend beyond), eber nāri (di là dal fiume, far bank, Beyond the River: Euphrates), ebar (beyond), eberru (travelling across).La storia scritta inizia con i primi documenti sumerici della fine del quarto millennio proprio in corrispondenza con le prime testimonianze scritte sul carro, nella città Sumera di Ur attorno al 3000 a.C. L’epopea di Sargon sarebbe iniziata settecento anni dopo. La prima sepoltura scita con carro a due ruote è del I Millenio a.C. Sicché non abbiamo bisogno d’inventarci altri successivi inventori della ruota e del carro. Con i primi tentativi di fissare alla slitta i rulli, normalmente utilizzati per favorirne lo scorrimento, restringendone la parte centrale a forma di asse per facilitarne la rotazione negli anelli di legno sotto i pattini, si giunge a un veicolo che, in assenza di strade carrabili, per molto tempo supererà la slitta solo nella steppa desertica dove questa continua a incagliarsi negli arbusti. Subito dopo, infatti, lo troviamo diffuso nelle steppe dell’altopiano persiano e da lì nella valle dell’Indo. L'etimologia della parola Carro segue la sua storia. La voce latina originaria non è carrus bensì “currus” cocchio, carro trionfale. currus è dal sumerico guru gurru (tras)portare: mentre currō (corro), il verbo latino con esso incrociato, è dalla diversa radice gur, correre serpeggiare (La ritroviamo in toponimi che richiamano vie serpeggianti nella foresta come Garonne o Groane), accadico qarāru, e ḫarrānu, carovana, strada, percorso, viaggio. Sull'uso preferenziale di Currus invece di Carrus, dei parlanti latini, troviamo nell'"Agricola" di Tacito (dopo il 100 dC): «Ac saepe vagi "currus", exterriti sine rectoribus equi». (Spesso i carri vaganti, e i destrieri atterriti senza guida). Carrus invece è la voce gallica latinizzata carros, carro da trasporto, la troviamo autonomamente attestata anche nell’Irlandese carr come nell’antico alto tedesco karro, ha come antecedente comune l’accadico ḫarû, parte del carro e garru, recipiente che prende poi il senso finale di carro, vagone e ruota, con l’accadico ma-garru.La parola ruota potrebbe essere di origine celtica in quanto il latino ha la sua parola "rota-ae", rotundus (rotondo), ma ugualmente hanno: il lituano, rātas; l'antibo alto tedesco, rad; l'irlandese, roth; l'antico irlandese, rethid; il sanscrito, ráthaḥ; l'avestico, raѳo; il gallico, rhôd; il semítico, rdī; l'accadico, redû, l'assiro, radā’u. Tutte queste parole che condividono la stessa radice, molte delle quali documentate prima dei celti, derivano dal celtico.
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