I Presidenti: Sandro Pertini (1978-1985), il più amato dagli italiani

Creato il 18 gennaio 2015 da Candidonews @Candidonews

Settimo appuntamento per la rubrica. Questa volta il protagonista è un uomo molto amato ancora oggi, a venticinque anni dalla sua morte ed a trenta dalla fine del suo mandato. Sandro Pertini.

"Quando mi hanno offerto la presidenza della Repubblica, a 82 anni, io sono diventato pallido come un morto. Questi miei giovani compagni del Psi, invece, quando gli offrono una carica se la prendono senza batter ciglio. Comunque son sicuro che, dei miei 832 elettori, almeno la metà si sono già pentiti".

Questo il commento di Pertini, qualche mese dopo la sua elezione. Ma andiamo per gradi, tornando al giugno del 1978. Il Capo dello Stato, Giovanni Leone, si dimette con sei mesi di anticipo per mettere fine alla campagna denigratoria lanciata da Sinistre e Stampa nei suoi confronti. Ci si prepara quindi alla elezione del nuovo Presidente ed il clima, sociale e politico, non è dei migliori. Tra scandali, inchieste, nervosismo americano per il 'compromesso storico' tra PCI e DC, il terrorismo culminato con il rapimento e l'assassinio del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. E proprio Moro sarebbe stato uno dei candidati più probabili per il Quirinale.

Gli schieramenti politici erano i seguenti. La DC proponeva Guido Gonella auspicando Benigno Zaccagnini, il PSI rispondeva con la candidatura di bandiera, Nenni, pensando seriamente alla candidatura dell'ex segretario Francesco De Martino. Il PCI votava Amendola. Uno dei nomi più accreditati però era il repubblicano Ugo La Malfa, uno dei fautori del compromesso storico ed anche per questo malvisto da Bettino Craxi, segretario socialista da due anni. Il PSI propose quindi Antonio Giolitti minacciando, in caso contrario, di ritirare il sostegno al governo di solidarietà nazionale nato durante il rapimento di Moro con l'appoggio di tutti i partiti tranne il MSI.

Ci vollero 16 scrutini per arrivare ad un accordo, ad un nome condiviso. Sandro Pertini appunto, ex Presidente della Camera e simbolo della Resistenza. Un nome gradito al PCI, non avverso alla DC e che facesse contento il PSI (non Craxi però, che lanciò la candidatura di Pertini per bruciarlo, salvo poi accettarlo suo malgrado). E quindi l'8 luglio 1978, con 832 preferenze, votato da tutti i partiti tranne che dai missioni, l'ex partigiano venne eletto al Colle:

Nato in provincia di Savona nel 1896, Pertini aderì al Partito Socialista nel 1918 e durante il fascismo venne prima arrestato e poi mandato in esilio, esperienza che condivise con Filippo Turati. Tornò in Italia per la lotta di liberazione [...]
Dopo la Liberazione, e un primo periodo passato ad aspettare la rivoluzione socialista, venne eletto nell'Assemblea Costituente. Da allora e per molti anni, fu considerato una specie di "monumento a se stesso", una personalità da riverire ma da tenere lontano da incarichi di governo, e infatti venne eletto presidente della Camera in virtù della sua anzianità

Ma da Presidente della Camera, Pertini riesce ad emergere mediaticamente e politicamente, con il suo modo di fare da 'cittadino' e non da 'politicante':

Ne ha dato prova nel 1974, da presidente della Camera, prima respingendo l'aumento dell'indennità dei deputati ("Ma come, dico io, in un momento grave come questo, quando il padre di famiglia torna a casa con la paga decurtata dall'inflazione... voi date quest'esempio d'insensibilità? 'Io deploro l'iniziativa', ho detto. 'Entro un'ora potete eleggere un altro presidente della Camera . Siete 630, ne trovate subito 640 che accettano di venire al mio posto. Ma io, con queste mani, non firmo' ...").

E poi schierandosi dalla parte dei tre giovani pretori della sua Liguria - Mario Almerighi, Carlo Brusco e Adriano Sansa - che avevano scoperchiato il primo scandalo dei petroli: i partiti e quasi l'intero Parlamento a libro paga dell' Unione Petrolifera in cambio di leggi fiscali di favore. Mentre politici e grande stampa attaccavano i "pretori d'assalto", Pertini li ricevette a Montecitorio

L'elezione di Pertini cambia il ruolo del Capo dello Stato nella vita politica italiana. Da quello 'notarile' si passa a quello attivo, sulla falsa riga della Presidenza Gronchi di qualche decennio prima.

Il suo settennato non sarà mai sfiorato dall'ombra di uno scandalo e registrerà - tra i non pochi pregi - quello di aver rotto il quarantennale monopolio della Dc su Palazzo Chigi con la nomina dei due primi governi a guida laica: prima quello di Giovanni Spadolini (dopo un vano incarico a La Malfa), poi quello di Craxi (che si presenta al Quirinale in blue jeans, e lui lo rispedisce a casa a cambiarsi: "Vai, vai, ne riparliamo più tardi").

E, grazie al suo modo di fare, fu anche il Presidente 'più amato dagli italiani':

Amatissimo dalla gente, non ha mai mancato di partecipare a eventi pubblici e a situazione che potessero portargli simpatie, nello stesso modo in cui si muoveva negli stessi anni Giovanni Paolo II, si cui Pertini era grande amico pur essendo ateo. Notissima la sua partecipazione alla finale dei mondiali del 1982 vinti dall'Italia, e il viaggio di ritorno sull'aereo degli azzurri

Suo malgrado dovette partecipare anche a molti funerali. Da quello del sindacalista di Guido Rossa a quello delle vittime della strage di Bologna, dal presidente egiziano Sadat al suo amico, il segretario del PCI Enrico Berlinguer:

..quando si ritrova a Padova dove Berlinguer s'è appena sentito male nel famoso comizio. Arriva fra i primi in ospedale e, insieme a Tonino Tatò, si fa portare nella stanza dove il leader comunista è intubato alle macchine. Si fa allestire una stanza, ha un lieve malore ma non si muove di lì, ascolta i medici dire che non c'è più niente da fare, piange e conforta i famigliari: "Lo porto a casa io, come un fratello, un amico. Un compagno di lotta ". Si carica la bara del compagno Enrico sull'aereo presidenziale e l'accompagna ai funerali in piazza San Giovanni, il 13 giugno, con un milione di persone, ancora in lacrime.

Amico anche di Papa Giovanni Paolo II, Pertini si era sempre dichiarato ateo; nonostante ciò, nel suo studio al Quirinale aveva sempre tenuto un crocifisso: sosteneva infatti di ammirare la figura di Gesù come uomo che ha sostenuto le sue idee a costo della morte.

Indro Montanelli disse di lui: Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità

A fine mandato fece sapere di essere favorevole ad una eventuale rielezione ma il Parlamento gli preferì il 'notaio' Francesco Cossiga. Notaio che ben presto avrebbe scoperto l'uso e l'abuso della parola. Ma questa è un'altra storia...

FOnti:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/15/colle-11-presidenti-pertini-al-colle-socialista-che-sapeva-resistere/563416/ http://www.polisblog.it/post/76369/i-presidenti-della-repubblica-sandro-pertini-1978-1985 http://it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Pertini

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