[Articolo pubblicato nella Webzine Sul Romanzo n. 2/2013, La difficoltà dell'inizio. Il coraggio del primo passo]
Il leitmotiv politico è riscontrabile già, nel 1942, nelle Poesie a Casarsa, che Pasolini fece uscire a sue spese presso la libreria antiquaria Mario Landi a Bologna (le Poesie saranno, in seguito, raccolte ne La meglio gioventù (1954), titolo che richiama un triste canto degli alpini, «la mejo zoventù la va soto tera» (riproposto in Salò), insieme a quasi quindici anni di produzione in friulano, dal 1940 al 1953; i componimenti dal 1943 al 1949, in italiano, saranno raccolti, nel 1958, ne L’usignolo della Chiesa Cattolica). La pubblicazione permise a Pasolini di costruirsi una prima, seppur limitata, cerchia di estimatori, di cui faceva parte anche il critico Gianfranco Contini il quale, un paio di settimane dopo l’uscita del volumetto, contattò Pasolini perché intenzionato a recensire le poesie sulla rivista Primato. Tuttavia, questo fu anche il primo caso di censura di cui Pasolini fu vittima. La recensione di Poesie a Casarsa non sarà pubblicata su Primato, bensì su Il Corriere del Ticino, in Svizzera: questo perché il fascismo «non ammetteva che in Italia ci fossero dei particolarismi locali, e degli idiomi di ostinati imbelli». Se, all’inizio, l’antifascismo, in Pasolini, era nato solo sul piano culturale, la censura della sua opera contribuirà a trasformare questo sentimento in una presa di posizione sul piano ideologico.
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