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I protagonisti della settimana NBA: Green nell’olimpo tra le stelle, Ross nell’abisso tra i rimpianti

Creato il 18 dicembre 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Draymond Green e Terrence Ross sono agli antipodi della loro carriera, oggi più che mai. Il primo è, per molti versi, il giocatore più importante della squadra più forte in NBA, quei Warriors capaci di vincere 25 delle prime 26 partite giocate. Il secondo ha appena rinnovato coi Raptors, ma li sta facendo pentire amaramente già ora della decisione presa soltanto un paio di mesi fa. Cos’hanno in comune? Il Draft, anno 2012, in cui entrambi, evidentemente, non hanno ricevuto la scelta che meriterebbero oggi.

La ferocia di Green su entrambi i lati del campo è il collante che tiene insieme i Warriors. E’ un trash talker, spesso anche fuori dal campo, uno di quei giocatori che crea antipatia se non è tra le fila della squadra supportata. Questo lo rende il fulcro motivazionale dei californiani e, spesso, il cardine dei loro successi. Green è in grado di mettere insieme 14 punti, 8.8 rimbalzi, 7.1 assist a partita e nel contempo giocare da miglior difensore nella Lega, sventando pericoli contro qualsiasi avversario gli si ponga di fronte. La sua versatilità gli permette di ostacolare l’ala o il centro a lui opposto, raccogliere un rimbalzo, guidare il contropiede ed allora o smazzare l’assist decisivo o andare lui stesso a canestro. Una dimostrazione? Facciamo due, solo in questa settimana: contro i Celtics, nella vittoria in doppio overtime che salva la striscia vincente di Golden State, ecco 24 punti, 11 rimbalzi, 8 assist, 5 palle rubate e 5 stoppate, qualcosa che non si vedeva dai tempi di Hakeem Olajuwon; contro i Suns, per riprendere il cammino dopo lo stop contro i Bucks, ci sono 16 punti, 11 rimbalzi, 10 assist e 5 palle rubate, per la quarta tripla-doppia stagionale, meglio di tutti in NBA insieme a Rajon Rondo.

Draymond Green: 4 triple-doubles this season, tied with Rajon Rondo for the most in the NBA https://t.co/cIxoU2hcEU pic.twitter.com/W8tKY1wYqp

— ESPN Stats & Info (@ESPNStatsInfo) 17 Dicembre 2015

Per tutta la vita ho dovuto curare giocatori più alti di me. Molti con la mia stazza non sanno difendere contro un big man, non conoscono i trucchi, non imparano gli ins-and-outs per quel ruolo che io ho dovuto giocare per praticamente tutta la mia carriera. Giocare da guardia è un istinto, quindi è soltanto il mio istinto a guidarmi“. C’è tutto di Green in questa dichiarazione, un po’ di arroganza, sicurezza nei propri mezzi, volontà di essere il migliore in ogni azione giocata, da entrambi i lati del campo. La presenza di compagni di livello spaventoso come Steph Curry o Klay Thompson lo lascia spesso smarcato al centro, dove viene servito e può tentare la penetrazione oppure lasciare una tripla wide open ad un compagno sulle ali. Green stesso si è evoluto in un giocatore con quasi il 40% da tre punti, che sa come comportarsi col pallone tra le mani, come dimostrano i 117.2 punti dei Warriors ogni 100 possessi con lui sul parquet. Ciò permette a Curry di attirare meno raddoppi su di sé, con i risultati che tutti conosciamo. Ah, e il prodotto di Michigan State, nel frattempo, concede appena 95 punti agli avversari ogni 100 possessi (+22.2 di net rating). Qualità da centro in difesa e da guardia quando attacca. Niente male per una 35esima scelta.

Verrebbe e viene da chiedersi come i Raptors abbiano potuto scegliere Ross alla numero 8. Non tanto per il confronto con Green, snobbato dagli stessi Warriors prima della 35 per Harrison Barnes (7) e poi persino per Festus Ezeli (30), ma per un rendimento che, pur nella sua breve carriera finora, non vale il primo giro. Nel riscaldamento prima della gara di domenica contro i catastrofici Sixers, Ross ha infilato dieci triple consecutive dal centro, poi, spostandosi al gomito, ne ha messe tre di fila off the glass, dimostrando una coordinazione che, se unita all’atletismo spaventoso che tutti gli riconosciamo, dovrebbe aiutare a creare un giocatore dalle doti straordinarie. Contro Philadelphia, in 29 minuti da titolare a seguito dell’infortunio al ginocchio occorso a DeMarre Carroll, per il nativo di Portland arrivano 0 punti, con 0/6 al tiro. Inspiegabile apparentemente, perché Ross non ha magicamente perso il proprio talento, ma, semplicemente, non è in grado di sfruttarlo a dovere. La sua inconsistenza produce appena 6.7 punti a partita, con il 34% da tre punti e statistiche accessorie a dir poco irrisorie. Sta segnando, tirando, andando in lunetta ai peggiori livelli raggiunti nei suoi quattro anni in NBA.

Happy to say I will be in #Toronto 4 more years! I want to thank God, my family, management, and the @Raptors! #WeTheNorth

— Terrence Ross (@T_DotFlight31) 3 Novembre 2015

Ad inizio stagione Ross si è guadagnato un rinnovo da 30 milioni di dollari per i prossimi tre anni con delle ottime prestazioni, soprattutto nel quarto periodo. Poi, una volta firmato il contratto, salvo eccezioni, è nuovamente tornato nel dimenticatoio. I 17 punti contro gli Hornets della scorsa notte potrebbero essere un nuovo inizio, così come l’inizio di un nuovo tracollo. Perché i canadesi le hanno provate tutte con lui, mettendolo in quintetto, facendolo partire dalla panchina, cercando di sfruttare in ogni modo la sua velocità e la sua paurosa elevazione, assegnandoli in custodia i migliori giocatori avversari e lasciandolo lontano dalla zona più calda del parquet. Per questo Toronto sta perdendo la pazienza e non è escluso che possa cercare di piazzarlo in una trade per raggiungere qualche pezzo grosso. “Offensivamente ha ritmo e per un giocatore che segna come lui, giocare è importante. Sperando che questo gli dia la spinta giusta“, ha detto coach Dwayne Casey. Ross ha a palmares 8.9 punti di media nella Lega e, nel contempo, anche una gara da 51 punti segnati. Una rondine, però, non fa mai primavera.

 

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