Anno: 2011 / Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia / Durata. 103′ Genere: Animazione / Regia: Raja Gosnel
I Puffi, alti tre mele o poco più, escono dal piccolo schermo – prodotti da Columbia Pictures e Sony Pictures Animation, con la regia di Raja Gosnell (che ha fatto gavetta come assistente al montaggio per Robert Altman) – per approdare in 3D a Central Park, mentre tentano di fuggire dal mago Gargamella, da sempre ossessionato dai nanetti blu, di cui cerca di catturare l’essenza per diventare un mago invincibile e onnipotente.
Ma i Puffi sono buoni, vedono sempre il lato positivo delle cose e si preoccupano l’uno dell’altro; Gargamella, interpretato da Hank Azaria, bravissimo attore di cinema, teatro e televisione, nonché regista comico, è l’esatto contrario: egoista, cattivo e, soprattutto, ottuso; il filo conduttore, sebbene un po’ nascosto dal buonismo della favola, sembra proprio questo: il non mettersi mai in discussione, il percepirsi sempre come Gargamella, il mago infallibile dei boschi, anche a New York City, dove saltano tutti i punti di riferimento ai quali è abituato. Eh sì, perché se è vero che riesce a trovare un’alleata nella perfida Odile, proprietaria della società di cosmesi “Anjelou”, che come lui usa l’arma dell’adulazione per piegare gli altri al proprio volere, Gargamella, in un luogo che non è casa sua continua a ragionare secondo i suoi schemi (scambiando per esempio un senza-tetto che cammina trascinando il suo carrello della spesa ambulante per lo “stregone locale”).
Il non mettersi in discussione si lega alla tematica dell’”altro” inteso come “ciò che è diverso da noi”, ripresa più volte nel film dal protagonista Patrick (interpretato da Neal Patrick Harris, star della tv americana, che ha al suo attivo tre spettacoli a Broadway e collaborazioni cinematografiche, con, tra gli altri, Whoopi Goldberg e Kenneth Branagh); Patrick che, con sua moglie Grace (Jayma Mays), ospita i Puffi nel suo appartamento di Manhattan, è diviso tra la vice-presidenza della Anjelou, messo alle strette dalle minacce di licenziamento di Odile, qualora non porti avanti una campagna pubblicitaria a lei gradita, e la nascita del figlio, per la quale si sente totalmente impreparato. Patrick mette in guardia i Puffi, dicendo loro che il “nostro mondo è diffidente verso i visitatori da altri luoghi” (e cita il famoso E.T.).
In questa cornice narrativa, con finale, neanche a dirlo, “e vissero tutti (o quasi) felici e contenti”, i sei Puffi, Grande Puffo, Brontolone, Quattrocchi, Tontolone, Coraggioso e Puffetta (la cui voce in originale è quella della cantante e attrice Kate Perry), cercano in tutti modi la formula magica necessaria per tornare a casa; non hanno paura di mettersi in gioco: corrono su e giù per New York, tra un taxi, un albero, e un piccione, lasciandosi trasportare dal vortice di luci e colori (Times Square in effetto 3D restituisce le emozioni provate dal vivo!) di un luogo sconosciuto ma affascinante.
L’intreccio escogitato dagli sceneggiatori J.David Stem & David N.Weiss (co-autori anche di Shrek 2) e Jay Scherick & David Ronn porta i piccoli eroi al famoso negozio di giocattoli FAO Schwarz, dove la produzione ha girato per cinque notti di fila, e in una libreria, dove si ritroveranno nel volume di illustrazioni del loro “padre”, il disegnatore belga Peyo.
La formula magica trasforma la Lunapiena in un Luna Blu, e succede “qualcosa di soprannaturale, ma se si esita e ci si spaventa, si rischia di perderla”; Gargamella viene punito, i Puffi tornano a casa, il resto dei personaggi si arricchisce di una nuova esperienza; persino la cattivissima Odile, interpretata dalla star televisiva americana, di origini colombiane, Sofia Vergara, ci lascerà sorpresi. Nel doppiaggio italiano viene reso l’accento ispanofono del parlato filmico originale.
La cooperazione del cast, sia tecnico che artistico, rappresenta la chiave per la riuscita del prodotto; gli attori hanno recitato tenendo conto che interagivano con dei pupazzi di 20 cm, e non con dei personaggi in carne ed ossa, rendendo più difficile la resa emotiva della scena. Phil Méheux, direttore della fotografia, spiega che sono stati usati modelli a grandezza naturale dei Puffi durante le prove e i set-up, “così potevamo posizionare bene le luci; gli attori sapevano dove sarebbero stati i Puffi quando in seguito sarebbe stata aggiunta l’animazione, e quindi potevano rivolgere lo sguardo nel posto giusto. Poi toglievamo i modelli e giravamo la scena”; la sfida più impegnativa è stata portare i cartoni animati in 2D in un mondo a più dimensioni, come afferma Saliba, uno dei tre artisti della Sony Picture Animation e Imageworks, che ha costruito i modelli 3D necessari per girare le scene live-action e preparare i Puffi ad interagire in modo convincente, incontrando così le aspettative del regista, che voleva che emergessero sincerità e naturalezza, e che i personaggi dei cartoni convincessero anche come attori.
Rob Engle, supervisore degli effetti visivi in 3D, sintetizza il connubio tecnico e artistico sostenendo che il modo in cui Gosnell ha girato il film ha permesso ai “tecnici” del 3D una grande flessibilità, lavorando prima la parte grafica e poi, per le scene in cui interagivano i Puffi nel mondo reale, usando una tecnica ibrida che aggiungeva dimensione.
Ma la tecnologia, non ce lo dimentichiamo, è solo un mezzo, uno strumento per rappresentare la realtà; ci sono due scene nel film che richiamano due altri modi di raccontare la storia de I Puffi; in uno Gargamella gioca con due marionette che hanno le sembianze di Grande Puffo e Puffetta e nell’altra i Puffi ritrovano il vecchio libro di illustrazioni disegnate da Peyo stesso. I disegni, il cartone animato in 2D, le marionette, il cinema in 3D sono forme di rappresentazione di una storia, che seppur finta, diventa reale soltanto grazie alla forza delle emozioni.
Anna Quaranta