Del nuovo restauro realizzato dalla Cineteca di Bologna al laboratorio L’Immagine Ritrovata, con la supervisione di Daniele Ciprì, promosso da Kavac Film con il sostegno di Giorgio Armani, è prevista anche in contemporanea l’ uscita in dvd (Edizioni Cineteca di Bologna).
Il regista Marco Bellocchio nel corso della citata kermesse svizzera ha ricevuto il Pardo d’onore Swisscom, omaggio ad una carriera ricchissima e suggello del legame profondo che intercorre con il Festival, iniziato nel 1965 proprio con la proiezione nel parco del Grand Hotel di Locarno de I pugni in tasca, suo lungometraggio d’esordio che festeggia quindi il 50° anniversario della sua uscita. L’anarchia folgorante dell’opera, nei contenuti e nelle particolari modalità di messa in scena, avvalorata dal montaggio ellittico (Aurelio Mangiarotti e Silvano Agosti), colpì pubblico, critica e giuria, che gli conferì la Vela d’argento per la miglior regia. Al centro della vicenda Alessandro (Lou Castel) inquieto e tormentato rampollo di una ricca famiglia di Bobbio, che uccide la madre paralitica e il fratello minorato, confidando nella complicità morbosa che lo lega da sempre alla sorella Giulia (Paola Pitagora).
Lou Castel
In equilibrio fra adesione e distacco dalla folle lucidità del protagonista, Bellocchio si scaglia con rabbia, disperazione e crudeltà contro la famiglia, il cattolicesimo e altre colonne portanti della borghesia italiana, prefigurando alcuni umori del ’68, come scrisse all’epoca Alberto Moravia: “Marco Bellocchio ha dato fondo in questo suo I pugni in tasca a tutto ciò che di solito costituisce il mondo della giovinezza.
In questo film c’è di tutto, davvero: odio e amore della famiglia, ambiguità dei rapporti fraterni, attrazione verso la morte, entusiasmo per la vita, volontà astratta di azione, furore impotente, malinconia morbosa, violenza profanatoria e infine, a sfondo di tutto questo, il senso cupo e fatale di una provincia senza speranza”. Riguardo la proposta della versione restaurata in dvd, è accompagnata da un libro che vuole ricostruire l’intensità, la libertà, l’emozione della genesi del film: accanto a una lunga conversazione inedita tra Marco Bellocchio e l’autorevole critico francese Michel Ciment, vengono infatti pubblicati i disegni che lo stesso regista realizzò durante la produzione del film, un personalissimo storyboard che mostra le intuizioni e la padronanza con cui Bellocchio immaginò, inquadratura per inquadratura, il suo folgorante esordio.
Nei contenuti extra i due cortometraggi e il mediometraggio realizzati da Marco Bellocchio prima de I pugni in tasca, durante gli studi al Centro Sperimentale di Cinematografia (La colpa e la pena, Abbasso il zio, entrambi del 1961 e Ginepro fatto uomo, 1962), oltre al trailer originale e alle scene tagliate.
Marco Bellocchio
“Volevo raccontare una storia molto personale, nella quale potessi riconoscermi. Pensai a un tema che aveva attraversato la mia adolescenza, quell’aspetto infelice della vita di famiglia in cui alcuni, soprattutto mio fratello Paolo, distruggevano ogni possibilità di gioia, obbligandomi a nascondermi.
In partenza c’era il protagonista, che vuole restare in famiglia e dominarla eliminando i fratelli ‘imperfetti’ o improduttivi.
Poi ho costruito gli altri personaggi, in particolare la madre. Alcune cose venivano dalla mia famiglia, altre erano frutto di fantasia.
Ho attinto anche alla mia cultura, un po’ al surrealismo, un po’ alla letteratura, un po’ a quel che era diventata la mia vita. La storia è nata così.
Sapevo anche di dover realizzare un film piuttosto intimo, perché i soldi erano pochi. Quindi il grosso del film andava girato all’interno di una casa.
Si partì in modo tradizionale, proponendo il progetto a piccoli produttori e distributori, ma nessuno ne voleva sapere. Uno di loro era abbastanza ricco e si fece avanti come coproduttore, ma all’ultimo momento si ritirò.
In autunno, Enzo Doria e io capimmo di non avere i soldi. Per le riprese avevamo preventivato venti milioni di lire. Andai da mio fratello: la sceneggiatura non gli piaceva, ma mi lasciò una parte del nostro patrimonio e ottenne un prestito bancario. Così mi ritrovai a essere di fatto produttore del film, con Doria come produttore esecutivo. Non era un grosso budget, anche se oggi si realizzano opere prime con ancor meno.”(Marco Bellocchio).
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