C'era una luna alta e luminescente ieri sera, mentre di fronte ai miei occhi il poeta moriva, le dita gelate che scavavano nel petto alla ricerca di un ultimo calore.
E nella bocca un'arsura secca, mentre leggevo il racconto del quaderno di un bambino, lasciato a gelare nell'immondizia in un villaggio del Nord, alla Kolyma.
E i disegni del bambino venivano fuori vividi dalle parole di Šalamov, la palizzata gialla col filo spinato, le garitte coi soldati di guardia. E poi i colori: il verde lucente dell'erba, il blu oltremare del cielo, il vermiglio dei tramonti.
I colori senza mezze misure che usano i bambini.
Come narra la storia della creazione del Nord e della tajga, che Dio fece quando era ancora bambino, usando i colori vividi dei bambini e disegnando una natura semplice, non artefatta da particolari ricercati.
Poi Dio crebbe e si stancò di quei disegni così lineari e brillanti, cercò di vincere la noia andando a sud e inventandosi una natura più ricercata e le sfumature dei colori.
Abbandonò così la tajga, coprendola con un manto bianco di neve.
Ecco la Kolyma dai colori purissimi, che fece a meno di Dio.