La prima volta è stata parecchi anni fa, quando si poteva andare solo con determinati pochi tour operator, e poi lì, come ha detto Nash, ti facevano salire su di un pullman numerato in base all'albergo di destinazione e tu ti sentivi una turista scema(in Italia ti eri data da fare per districarti tra i pochi tour operator italiani e loro distinguevano sulla base dell'albergo).
Il mio racconto è poi grosso modo quello di Nash, con spettacolo al Tropicana(con le ballerine con le calze strappate), con la difficoltà evidente della popolazione cubana a far fronte alle conseguenze della caduta del muro di Berlino, ma tanta fierezza e dignità.
Ho visto bambini dividere ordinatamente tra loro le caramelle che i turisti davano loro, ho visto le file davanti alle macellerie per qualcosa che solo lontanamente somigliava a carne macinata, ho visto la fila per i pochi pezzi di sapone in vendita nelle tiendas, ed ho conosciuto anch'io Gregorio Fuentes.
E, dopo il classico tour da turista classica, andai 7 giorni in un classico albergo di Varadero!
Questa fu la prima volta.
Poi, anni dopo, nel 2002,io e mio marito decidemmo di ritornare a Cuba perchè ci era rimasta nel cuore e così organizzammo un altro viaggio, questa volta non troppo da turisti.
Riassumiamo: dopo un primo viaggio in pieno periodo especial, con un tour operator, con tour turistico dell'isola in splendidi alberghi e soggiorno di 7 gg in altrettanto splendido albergo a Varadero, io e mio marito decidiamo di ritornare a Cuba nel 2002 con il nostro primo figlio che all'epoca aveva 5 anni, cercando però questa volta di essere un pò meno turisti ed un pò più viaggiatori.
Alcuni amici italiani ci avevano indicato una casa particular all'Havana alla quale avevamo telefonato, ma il proprietario ci aveva detto di avere tutte le stanze occupate, per cui se fossimo stati d'accordo avrebbe chiesto a qualcuno di ospitarci. Noi abbiamo detto di essere d'accordo e, quindi siamo partiti dall'Italia senza sapere in realtà chi era la persona che ci avrebbe ospitati, con il presupposto che nel caso in cui la casa non ci fosse piaciuta ci saremmo trasferiti in albergo.
Quindi, sapendo che il dollaro era l'unica moneta accettata a Cuba, abbiamo acquistato i dollari sufficienti e siamo partiti.
Giunti all'Havana abbiamo dato l'indirizzo ad un taxi e questo ci ha portato in una villetta carina e pulita, con l'immancabile piccolo giardino intorno e le sedie a dondolo sul patio. Il proprietario, che chiamerò Mario, più avanti capirete le ragioni,un uomo di mezza età, basso ma atletico, chiaramente colto, ci ha accolto con gentilezza e calore mettendoci subito a nostro agio e mostrandoci la nostra ala della casa. La nostra parte consisteva in una camera da letto con aria condizionata e bagno autonomo, il tutto un pò spartano ma molto pulito.
La sera abbiamo sorseggiato un mojito sul patio e dopo qualche episodio della revolution che Mario ha raccontato a mio figlio, siamo andati a dormire.
L'indomani Mario ci ha preparato una colazione a base di buonissima frutta tropicale fresca, un caffè imbevibile ma che abbiamo dovuto sorseggiare ugualmente per dovere di ospitalità perchè Mario ce lo aveva preparato mostrandoci con orgoglio una vecchia moka che aveva tirato fuori per noi(e quindi come rifiutarlo)ed infine pane fresco con ..burro(che Mario con orgoglio ci ha spiegato teneva per le occasioni speciali in quanto merce rara a Cuba, ma che lui aveva in quanto gli era stato portato in regalo dalla fidanzata argentina).Inutile rimarcare l'imbarazzo mio e di mio marito nel vedere con quanto orgoglio Mario ci mostrava il burro che per noi è una merce assolutamente insignificante,ed ovviamente durante il nostro soggiorno a casa sua abbiamo cercato di mangiarne il meno possibile.
Dopo colazione, a bordo della sua vecchia Lada gialla, Mario ci ha portato in giro per l'Havana, facendoci vedere i luoghi più belli della città, ma in particolare il museo della revolucion accompagnandoci all'interno e spiegandoci i dettagli di ciò che vedevamo con vari aneddoti che rendevano il tutto particolarmente interessante. Ricordo che ha finanche mostrato la porticina segreta situata nel suo ufficio, dalla quale Batista fuggì il giorno di capodanno per Miami.
Devo precisare che appena usciti da casa Mario ci aveva chiesto quale moneta avessimo e saputo che si trattava di dollari, ci ha detto con fermezza che la moneta di Cuba è il pesos e che quindi occorreva cambiare una parte dei dollari in pesos(non esistevano ancora i pesos convertbili), cogliendoci così alla sprovvista.
Comunque effettivamente in sua compagnia abbiamo pagato sempre in pesos.
All'ora di pranzo ci ha portato in un ristorante frequentato da cubani e non da turisti e dopo aver lautamente mangiato e bevuto(eravamo noi 3 più Mario), mio marito ha pagato in tutto, in pesos, l'equivalente di 3 dollari.
Nel pomeriggio sosta d'obbligo alla Boteguita e poi alla cattedrale nel cui interno Mario ci ha fatto notare la presenza della bandiera di Cuba sull'altare a ricordare che comunque le chiese sono patrimonio dello stato cubano.
E' inutile fare l'elenco dei luoghi visitati, dirò solo che ad un certo punto ho cominciato a notare il particolare rispetto che le persone adoperavano nei confronti di Mario. In qualsiasi posto entrassimo, anche uffici per prenotare i voli interni o le ferrovie per prenotare il viaggio fino a santiago lui salutava dicendo "companero" o "companera" e gli altri si mettevano letteralmente a disposizione. La sera, tornata a casa ho cominciato a guardarmi bene intorno ed ho così notato che in una stanza erano in mostra parecchie foto di Mario in atteggiamento confidenziale con...Fidel!!E poi con una donna più grande di lui che però sembrava ricordarmi qualcosa.
Mi sono ricordata che avevo in borsa il bigliettino in cui avevo appuntato il nome e l'indirizzo di Mario, sono andata a guardarlo, e... ho fatto attenzione al suo cognome. Sono ritornata da lui chiedendo del suo cognome e lui mi ha così detto di essere il nipote di una delle eroine della Revolution e che Fidel...è.. beh..di casa..e che lui stesso è membro del Comitato Centrale.
A quel punto era tutto chiaro, ciò che mi ha stupito invece è stata la modestia di Mario, ed anche il suo modo di vivere differente da come mi aspettavo che vivesse la nomenclatura a Cuba.
Comunque dopo un soggiorno di 5 gg a casa di Mario che per l'occasione prese 5 gg di permesso dal suo lavoro per farci compagnia, partimmo con un treno notturno per Santiago.
Ma questo lo racconterò la prossima volta...(anche lì sono successe cose strane!).
Dunque Mario trascorse i 5gg dell'Havana con noi, poi noi andammo via, tra le sue perplessità.
Infatti ci aveva accompagnati a prenotare gli spostamenti successivi ed era rimasto molto entusiasto della mia scelta di raggiungere Santiago in treno. In particolare gli avevo detto che in Italia i miei amici che pure erano stati a Cuba diverse volte mi avevano sconsigliato l'uso del treno, dicendo che le ferrovie cubane erano in pessimo stato con carrozze viaggiatori vetuste e sporche. Avevo quindi riferito a Mario le perplessità dei miei amici, ma gli avevo detto che viaggiare in treno mi sembrava un'ottimo modo per conoscere Cuba ed i cubani. Mario si era mostrato entusiasta e mi aveva rassicurata accompagnandomi a prenotare il treno per Santiago, dove mi sarei trattenuta altri 5 gg.
A questo punto dissi a Mario che dopo Santiago intevamo recarci a Guardalavaca e da lì ritornare in aereo all'Havana. Ecco, lì nacquero i problemi. Mario voleva assolutamente convincermi a viaggiare con Cubana de Aviation, la loro compagnia di bandiera. Io avevo letto che loro usavano i vecchi Yliushin e Tupolev, per giunta dismessi dall'ex Unione Sovietica e con pochi pezzi di ricambio. Tuttavia vedendo il suo spirito patriottico non avevo cuore di dirgli che avevo paura dei loro aerei e che per questo motivo non ci avrei mai messo piede sopra. Fu una lunga battaglia fatta di scuse senza molto senso da parte mia, dalla quale fui salvata da mio marito il quale ad un certo punto disse a Mario"Sai le donne come sono fatte!",e così Mario a malincuore ci accompagnò alla sede dell'Aerocaribbean, dove prenotammo, davanti ad una "companera" gentilissima come al solito, il volo Holguin- L'Havana.
Devo dire che quando si è verificato questo episodio non avevo ancora capito chi era Mario, ma questo fu una delle cose che mi insospettì.
Per il seguito... un pò di pazienza!
Fu così che Mario ci accompagnò alla Stazione del Ferrocarriles e prendemmo il treno notturno per Santiago...
Scoprimmo che si trattava di carrozze Fiat e quindi perfettamente identiche alle nostre, con aria condizionata che mandava aria polare (mai sentito così freddo) e sedili assolutamente confortevoli.
Alla mattina alle 6,30 , in perfetto orario giungemmo a Santiago.
Aspettammo che si facesse un orario decente e poi telefonammo a Sergio, lo chiamerò così, il proprietario della casa particular, che ci era stata indicata da alcuni amici italiani.
Sergio ci venne a prendere ed con una Toyota nuovissima ci condusse a casa sua: una villetta a due piani nel centro di Santiago. Al piano terra Sergio viveva con la moglie ed il piano superiore era riservato agli ospiti. Per noi una cucina, un terrazzo ampio su cui eventualmente pranzare ed una camera con aria condizionata e bagno. Il tutto mantenuto estremamente pulito da una donna addetta alle pulizie.
A casa, Sergio, un tecnico di radiologia, ci presentò la moglie, Olga, medico, e Maria, la signora che si occupava delle pulizie.
Dopo esserci sistemati scendemmo al piano inferiore dove Olga era intenta a guardare la televisione e ci fermammo un pò con lei. stava guardando Teleglobo, una emittente messicana che stava trasmettendo una telenovela. Le dicemmo che volevamo fare un giro esplorativo e lei mi disse che Maria stava prorpio per andare al mercato a fare la spesa per il pranzo e poi avremmo potuto fare un giro con lei. Così, con il piccolo nel passeggino andammo al mercato agropecuario. Io e Maria acquistammo tantissime cose: il pane frresco, tanti tipi di verdure, il latte pastorizzato( in brick, per il mio piccolo), le banane da fare fritte, frutta di ogni genere e ....spesi in pesos meno dell'equivalente di un dollaro!
Poi andammo in un'agenzia Havanatur e prenotammo l'albergo per trascorrere l'ultima settimana a Guardalavaca (spendendo esattamente un terzo del prezzo che ci avevano chiesto in Italia) ed il transfert con Viazul Santiago-Guardalavaca.
Ritornammo a casa di Sergio e trovammo che Olga, che aveva la televisione accesa sull'immancabile telenovela, ci aveva già preparato uno splendido pranzetto....
Nel pomeriggio con un cocotaxi facemmo il giro di Santiago..
L'indomani, dopo una colazione a base di frutta tropicale e pane tostato con burro, andammo, accompagnati da Sergio con la sua auto dotata di aria condizionata, al santuario del Cobre visitando anche i dintorni.
Nei giorni successivi con Sergio visitammo tantissimi posti (una nota particolare per il parco Baconao, dove mio figlio si divertì tantissimo e per la fortezza del Morro).....
Però l'atmosfera era strana...
Sergio era gentile ma silenzioso e quando facevo domande per saper qualcosa sui cubani, sul loro modo di vivere o su Cuba lui era evasivo e rispondeva a monosillabi e, se eravamo in macchina, mi rispondeva dopo avermi guardato perplesso nello specchietto retrovisore...
Anche Olga era sempre gentile, ma silenziosa, e sempre con la televisione accesa sulle immancabili telenovele che non sembravano poi interessarle un granchè......Cominciammo a fare amicizia... In quei giorni si giocava il Mondiale di calcio e noi eravamo ansiosi di vedere la nostra nazionale giocare...e volevamo vedere la partita commentata dalla televisione cubana....Scendemmo giù e Olga aveva la televisione accesa, ma su un canale messicano ed allora le chiesi: "ma perchè non guardi la televisione cubana?" e lei mi guardò per qualche attimo e poi si mise a piangere...io ero alquanto imbarazzata e lei, piangendo, sbottò: "ma proprio non capisci? guarda" e così premette sul telecomando, "sul primo c'è Fidel, sul secondo c'è Fidel, sul terzo c'è Fidel, insomma Fidel, Fidel, Fidel..e così io guardo la televisione messicana".......
E così capimmo....
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