Che cosa significa per un autore costruire una storia partendo da immagini? Le era capitato prima d’ora? È stata un’esperienza stimolante o penalizzante per la sua creatività?
Nel processo creativo il limite è una risorsa. È il nemico contro il quale si combatte strenuamente e, qualche volta, si vince. Nella pittura ci pensa la cornice a separare l’opera dalla realtà. Lo stesso accade per la narrazione. Alla base c’è una limitazione da superare. Per questo gli atti creativi sono apparentati con le evasioni, e più il carcere è di massima sicurezza, più l’evasione è spettacolare.
Tutte le mie storie partono da immagini. Di solito me le ritrovo la mattina incastrate nel cervello, come i postumi di una bevuta. Arrivano dal mondo dei sogni, dall’aldilà, dall’inconscio, o da chissà dove. La vera differenza, la fa il dopo. Viene in fase di montaggio. Lì, sulla base analogica, si innesta il processo logico e teleologico che dà forma al materiale extraletterario. Selezione, regole, vie di fuga, e così sia fino alla fine della storia.
Lavorare sulle immagini di Misstendo è stato stimolante. Da un lato, per quanto riguarda la scelta dei motivi narrativi, mi ha liberato dalle mie ossessioni, da me stessa. Dall’altro mi ha permesso di concentrarmi sul processo di produzione di senso. Diverso sarebbe stato se la sequenza delle immagini fosse stata prefissata. In quel caso si sarebbe trattato di un lavoro puramente meccanico. Invece, senza un ordine predefinito, restava aperta un’ampia serie di possibili narrativi.
Ha avuto modo di confrontarsi con l’illustratore, prima o durante la scrittura?
Mai.
Per quale motivo ritiene sia così efficace ricorrere all’immagine della casa sperduta nella campagna dentro la quale avvengono cose più o meno raccapriccianti (Ammaniti come caposcuola) per raccontare la perdita dell’innocenza?
La simbologia della casa è molto complessa e stratificata. Nella fiaba, è uno degli elementi tematici che vengono fatti riferire a miti e cicli di iniziazione che celebravano la morte dell’infanzia e il passaggio all’età adulta. Per Jung è la metafora dell’io. Immersa nella natura, nel bosco o nella campagna, la casa si trasforma in casa stregata, un utero materno maligno, pronto a uccidere. O a generare mostri.
Quale sarà il suo prossimo appuntamento con la scrittura?
Ad agosto partirò per un paese sperduto nei dintorni della laguna veneta, dove è ambientato il romanzo che sto scrivendo con Mario Pistacchio, per vedere il delta del Po, le dune di sabbia, i casoni dei pescatori tra i canneti. L’uscita del romanzo è prevista per il 2014. Sarà un lungo viaggio.
Intervista a Misstendo
Dove e come nascono le sue illustrazioni? È più facile o difficile commentare con le immagini un testo già scritto?
Le mie immagini per Watt nascono prima del testo scritto da Laura Toffanello. Ho lavorato seguendo un’ indicazione tematica, un’emozione, la paura. Il bello di questo procedimento è la libertà di interpretare questa sensazione in maniera personale, senza appigli esterni. La parte difficile, oltre a cercare di dare materiale sufficiente al narratore, era tenere presente che il mio lavoro sarebbe stato poi reinterpretato in maniera altrettanto libera. Sono stata più che ripagata da questo processo inverso: il racconto di Laura mi ha stupito positivamente, il risultato non è assolutamente didascalico. Anzi, puoi fruire in tre modi diversi il nostro lavoro: ciò che abbiamo fatto come singole, narrazione per immagini e testo. E quello, più interessante, creato dalla “casualità” dell’accostamento.
Ha avuto modo di confrontarsi con lo scrittore?
No, non durante la lavorazione. Forse sarebbe stato controproducente per entrambe lavorare insieme, senza conoscersi magari tramite mail. Perché influenzare il lavoro? A volte tenere tutto sotto controllo ti preclude l’imprevisto piacevole. I “piloti” di Watt (Leonardo e Maurizio) hanno fatto da collante. Conoscendo bene il lavoro di entrambe avevano un’idea più chiara sulla scommessa che proponevano e di ciò che poteva essere il risultato dell’appuntamento al buio. Ribadisco, esperimento più che riuscito. Non avrei saputo dare indicazioni migliori.
Quale sarà il suo prossimo appuntamento con l’illustrazione?
Per ora ho una relazione con un fumetto lungo. Con l’illustrazione, un appuntamento a due, un altro esperimento di collaborazione ma con un’altra disegnatrice. Se ne sta discutendo proprio ora ma inizieremo a lavorarci seriamente a settembre, a fumetto concluso.
Qui la recensione di Cinque cose da fare per diventare un vampiro