Che cosa significa per un autore costruire una storia partendo da immagini? Le era capitato prima d’ora? È stata un’esperienza stimolante o penalizzante per la sua creatività?
Sicuramente partire da immagini pone dei paletti. Il rischio più grosso è quello di cadere nel didascalico. No, non mi era mai successo prima. Invece mi è capitato spesso di cominciare una storia dalla suggestione di un quadro, per esempio, o guardando una cartolina. La scintilla primordiale. Ma in quel caso non ci sono “stazioni” da rispettare, cammini libero. Per il resto – e parlo in generale – se mi capitano racconti su commissione, di solito faccio così: me ne frego del tema (se c’è). Cerco una storia e una voce appropriata per raccontarla. Quando ho quel che mi serve, adatto. Sposto il baricentro e l’intenzione nella direzione richiesta. Insomma, tutto è adattabile a tutto, a volte bastano piccoli particolari. Solo per dire che devo fare una cosa mia. L’interferenza esterna, per così dire, la parte che riguarda la disciplina, è l’ultima questione che mi pongo. Di solito fa parte dell’ambiente “rifiniture”.
Ha avuto modo di confrontarsi con l’illustratore, prima o durante la scrittura?
Non ho avuto il minimo contatto con James Kalinda, né prima né durante né dopo.
Da dove nasce l’dea dei due gemelli Michelaccio e Giannino? Tra l’altro, sebbene molto diversi, fanno venire in mente i protagonisti del primo romanzo di Alcide Pierantozzi, Uno in diviso. L’ha letto?
La storia di Michelaccio e Giannino Spaccacoscia mi girava in testa da un po’. Ho solo colto l’occasione – adattandola all’occorrenza, come dicevo. Non ricordo da dove sia nata l’idea. E no, non ho letto Uno in diviso; sinceramente non sapevo che trattasse di questo tema. Ma mi avete ricordato che qualche tempo fa ho comprato l’ultimo di Pierantozzi, in digitale, se ne sta lì sepolto sul comodino dell’iPad. Magari colgo l’occasione per riprenderlo in mano.
Quale sarà il suo prossimo appuntamento con la scrittura?
Ci sono tre romanzi pronti e uno in chiusura. Ultimamente ho consegnato il soggetto per una serie TV (messo a punto con Federico Guerri), ma che può andare bene anche per un film secco. Sto per dare gli ultimi ritocchi essenziali al racconto I viaggiatori del venerdì, pezzo che andrà in un’antologia/tributo all’opera di Héléna, per Aìsara. Per settembre invece è prevista l’uscita del racconto lungo Pagalamòssa!, negli ePop di Perdisa. Si tratta di una sorta di spin-off al contrario di uno dei tre libri che ho citato all’inizio (e che probabilmente sarà il prossimo a essere pubblicato; anzi, lo spero, perché mi piace tantissimo). A gennaio esce per Guanda il racconto lungo – sfiora il romanzo breve – Il Canile, in una poderosa antologia sul tema della morte.
Intervista all’illustratore James Kalinda
Dove e come nascono le sue illustrazioni? È più facile o difficile commentare con le immagini un testo già scritto?
I miei disegni nascono principalmente di notte, l’unico momento libero,.nascono fra il fumo delle sigarette e la musica. Nascono perché devo nascere, e quando è così è una meraviglia, la cosa più naturale del mondo. Non c’è cosa peggiore invece di dover disegnare quando non se ne ha voglia, di dover disegnare perché costretti a farlo. Per far provare queste sensazioni hanno inventato il lavoro in fabbrica. Il disegno deve rimanere una goduria. Lavorare sul testo di un’altra persona per me è sempre complicato, ci metto sempre un po’ a capire coma lavorare. Comunque non mi capita molto spesso. Non so se è una fortuna o una sfortuna.
Ha avuto modo di confrontarsi con lo scrittore?
No, ma ho letto il testo, direi che i nostri lavori funzionano bene assieme. Colgo l’occasione per fare i complimenti a Sacha Naspini.
Quale sarà il suo prossimo appuntamento con l’illustrazione?
Non ho prossimi appuntamenti con l’illustrazione, ma sto lavorando su un mio progetto. Vedremo.
Qui la recensione di Solo.