L’Italia è una Repubblica fondata sui referendum traditi. Più volte gli italiani si sono espressi con estrema chiarezza su alcuni temi fondamentali: responsabilità civile dei magistrati, maggioritario, finanziamento pubblico dei partiti, nucleare. Un monopartitismo incolore e inodore (come il danaro) ha saccheggiato la volontà popolare e stracciato una delle norme più belle e fondamentali della costituzione (art. 75).
In questi giorni il copione si ripete in Sardegna, col referendum anti-casta e anti-province. Del fatto che la Regione Sardegna si sia trovata totalmente impreparata a fronteggiare le conseguenze istituzionali del responso referendario abbiamo già detto.
Da qualche giorno, a questo primo scandalo, se n’è aggiunto un altro. Sì, perché teoricamente il referendum avrebbe abrogato i CDA regionali. Peccato però che proprio Cappellacci, tra i promotori della crociata anti-casta, abbia appena nominato un giovane militante del PDL alla guida della CarboSulcis.
Al di là dei meriti e dei curriculum vitae, ci chiediamo come questa nomina sia compatibile col responso e lo spirito del referendum.
In questo quadro desolante, uno dei pochi segnali di dignità e coerenza politica viene da un consigliere della provincia di Nuoro, Efisio Arbau, che ha annunciato le dimissioni per protesta contro quello che lui stesso definisce il tradimento del Referendum.
Per il resto il silenzio dei Referendari è assordate. O esilarante, come le incredibili parabole dei Riformatori che, prima votano contro la legge regionale che proroga le provincie fino al 2013, ma poi la definiscono una vittoria referedaria. La chiarezza prima di tutto.
Quella della volontà popolare calpestata è una storia che si ripete? Sì, ma con una differenza sostanziale: nel caso sardo, le forze politiche che hanno indetto e sostenuto il Referendum sono le stesse che lo stanno tradendo.
Qualcuno dice che anche il Referendum del 2 giugno 1946 (monarchia-repubblica) venne falsato e che la Repubblica nacque zoppa. Sarà questa la ragione per la quale il referendum abrogativo in Italia, sebbene previsto nella costituzione, venne attuato solo quando la Chiesa cattolica decise di volerne fare uso contro la legge sul divorzio.
Una repubblica fondata sulla volontà popolare solo quando conviene. Deve essere per questo che nel giorno che dovrebbe essere consacrato ai valori laici repubblicani, lo Stato e le sue varie articolazioni finanziano la visita di un Papa a Milano.