Di Giuseppe T. Chiaramonte. È cominciata lo scorso 27 agosto, la 71esima edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica a Venezia. Ogni giorno, fino alla conclusione della manifestazione, Giornale Apollo proporrà un approfondimento su uno dei registi in concorso. In questo articolo vi presentiamo Andrew Niccol.
Andrew Niccol è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico neozelandese. Nato a Paraparaumu il 10 giugno del 1964, cresce a Auckland e all’età di 21 anni si trasferisce nel Continente europeo. A Londra, per circa dieci anni, si dedica alla realizzazione di spot pubblicitari per poi approdare nel cinema, nel 1997, con Gattaca – La porta dell’universo.
Niccol scrive tutte le sceneggiature dei film che realizza come regista, affrontando tra i generi soprattutto la fantascienza. Le sue sceneggiature migliori hanno il pregio di una scrittura molto sottile che dietro ad una trama che fa gola allo spettatore nasconde un grande messaggio etico e filosofico. Interessato a questo tipo di storie, Andrew Niccol riempie i suoi script di riferimenti più o meno diretti allo scopo dei suoi personaggi o al messaggio che imprime alla storia: Vincent Freeman = Uomo libero vincente, in Gattaca, Truman = uomo vero, in The Truman Show. La messa in scena è allo stesso modo sempre mirata a rappresentare un significato simbolico oppure a tradurre in poche immagini, a volte anche solo un’inquadratura, tutto un percorso psicologico che riguarda chi agisce davanti alla macchina da presa.
In questo articolo percorriamo velocemente la sua filmografia fino ad oggi.
La storia di Truman, uomo relegato a sua insaputa in un reality show in cui il pubblico ha visto crescere e nascere il protagonista, è un successo incredibile ed è anche una delle prime prove dell’attore Jim Carrey in un ruolo drammatico. L’attore dimostra di essere capace di reggere un ruolo di questo tipo con una grande professionalità, al contrario di chi sosteneva che fosse capace solo di far ridere con film demenziali. The Truman Show veste i panni di una commedia intelligente, ma sotto la superficie mostra un grande pensiero con molti riferimenti letterari. Inutile elencare la quantità di interpretazioni che sono state date al film, basta solo dire che il più grande riferimento culturale della pellicola è il libro 1984 di George Orwell.
Andrew Niccol ritorna alla fantascienza con il suo lavoro successivo: S1m0ne, uscito nel 2002, è anche diretto e prodotto dallo stesso autore. Victor Taransky è un regista d’autore sul lastrico finchè non incontra un strano individuo, Hank Aleno, che gli dona un programma per computer che ricostruisce virtualmente un’attrice. Victor utilizza Simone ( SIMulation ONE ) e ottiene uno straordinario successo fino a quando non perde il controllo della situazione. La pellicola è dramma che poco alla volta diventa commedia grottesca, dove alla stessa maniera in cui accadeva in The Truman Show, il mondo impazzisce e venera un qualcosa che è solo costruito dall’uomo. In questo caso però, tutto avviene all’insaputa del pianeta intero. L’idolatria verso il personaggio pubblico di Simone raggiunge il parossismo fino ai gesti estremi che accompagnano il fandom di alcune superstar. Forse per questa esagerazione e per una critica verso il sistema Hollywood espressa troppo esplicitamente, il film non ottiene il successo che poteva meritare. La presenza di Al Pacino nei panni del protagonista e un potenziale che prende strade troppo inverosimili non bastano a decretare il successo del film. Nonostante le critiche, comunque è innegabile notare come Niccol sia stato profetico, già nel 2002, se si pensa all’oggi quando si guarda un certo fanatismo per le star hollywoodiane o musicali. Durante le riprese di questo film, Niccol conosce la sua futura consorte, la bellissima modella canadese Rachel Roberts, interprete dell’attrice virtuale e presente in alcuni cammeo nei soli film del marito.
Il 2004 rappresenta ancora una battuta di arresto dal punto di vista professionale di Andrew Niccol come regista. Infatti, firma la sceneggiatura di un altro film diventato in qualche modo iconico e che nonostante non sia così eccezionale è ricordato da molti. The Terminal, regia di Steven Spielberg, vede come protagonista Tom Hanks nelle vesti di un cittadino di una nazione dell’Europa dell’Est inventata, la Krakozhia, incastrato nel terminal dell’Aeroporto Internazionale John F. Kennedy. La condizione di Victor Navorski è dovuta alla scadenza del suo passaporto per gli Stati Uniti e l’impossibilità di ritornare nel suo paese a causa di un colpo di stato. Il protagonista è costretto quindi a vivere per diversi mesi nel terminal e scopre un universo intero di personaggi e sentimenti, in un luogo che di solito rappresenta un momento di passaggio per chi vi si reca.
Il film presentato al 61° Festival di Venezia come evento speciale, fuori concorso è un parziale successo.
Il film inizia con il percorso di un proiettile, dalla sua fabbricazione fino all’utilizzo in un fucile mitragliatore che mira alla testa di un bambino africano, è seguito poi da un lungo flashback che narra le vicende del protagonista.
La figura di Yuri Orlov è ispirata a diverse figure criminali di trafficanti d’armi.
Dopo Lord of War, l’estro creativo cinematografico di Andrew Niccol, si ferma per diverso tempo e ritorna nel 2011, dopo sei anni, con il film di fantascienza In Time. La pellicola, che vede la partecipazione del leggendario Roger Deakins come direttore della fotografia, riprende i temi trattati in Gattaca, ma la lotta di classe questa volta avviene sulla base della valuta che l’autore sceglie per la vicenda: il tempo. Nel 2169, le persone sono progra
mmate geneticamente per invecchiare fino a 25 anni, a quel punto della vita, un timer della durata di un anno comincia a scorrere sul braccio sinistro. In questo tempo, la persona può arricchirsi di tempo e vivere ( o sopravvivere ) senza più invecchiare. I ricchi possono vivere in eterno, mentre i poverispesso muoiono dopo pochi mesi o pochi giorni. É chiaro che il racconto vuole concentrarsi sullo scontro tra ricchi e poveri e vuole essere una forte critica al sistema economico mondiale. Come nel mondo reale, anche in quello di In Time le classi più abbienti vivono una vita di eccessi, mentre dall’altra parte, le persone sono costrette a vivere alla giornata
senza mai sapere se ce la faranno. Il film è un piccolo fiasco e anche la qualità della scrittura di Niccol sembra completamente sparita. La vicenda è banale e non sfrutta mai l’elemento chiave del tempo, che di per sé ha un grandissimo potenziale. Non c’è un personaggiostrutturato come si deve e tutto si riduce ad una serie di eventi che si s
uccedono con due protagonisti al loro interno: Will Salas ( Justin Timberlake ) e Sylvia Weis ( Amanda Seyfried ).
Il 2013 è l’anno dell’ultimo lavoro del regista: The Host è un film di fantascienza incentrato sullo scontro tra gli umani e una razza aliena che si impossessa dei corpi degli umani. Protagonista una giovane ragazza che sopravvive ad un disperato tentativo di suicidio e scopre che cooperare e convivere si può.
Frutto del successo letterario prima, cinematografico poi, di Twilight, il libro della scrittrice Stephenie Meyer, L’ospite viene portato sul grande schermo grazie all’adattamento dello stesso Niccol. Nonostante la presenza della giovane e brava Saoirse Ronan nei panni della protagonista, il film è un fiasco sotto tutti i punti di vista. Tacciato di essere noioso e violento socialmente ( troppa violenza tra le razze ), The Host incassa poco più del budget utilizzato per realizzarlo ( circa 40 milioni di dollari ), con la conseguenza che gli studi di produzione hanno deciso di fermare eventuali sequel.
Quest’anno, Andrew Niccol è presente al Lido di Venezia con il film Good Kill che vede come protagonista ancora Ethan Hawke e che probabilmente farà molto discutere data la natura della storia. L’attore texano interpreta il ruolo di un soldato americano che pilota droni, uccidendo i talebani secondo le direttive dei suoi capi. I “lavori puliti”, come li chiamano le alte sfere dell’esercito, provocano una reazione emotiva nel soldato e nel giro di 12 ore, la sua giornata lavorativa, il protagonista mette in discussione la sua esistenza e riflette sulle guerre prossime e sulla loro eticità.
Qui potete leggere il programma completo della 71° Mostra d’arte internazionale Cinematografica di Venezia.