Ad esempio, allo stato attuale ho alcune piattaforme che non aggiorno più, per l’impossibilità di trasportarle indenni su nuovi database, con Msyql o php di ultima generazione. Altre parti di siti web che curo o di quello personale le ho praticamente cancellate e rifatte proprio per questo motivo, con grande perdita di tempo, ma anche di dati che non era possibile importare sui nuovi accessi. Il mio stesso blog dovrà presto essere cancellato perché sta usando vecchi database e perde poco alla volta le nuove funzionalità che wordpress mette a disposizione. Immaginiamo di conseguenza, cosa può voler dire mantenere il funzionamento di un programma tanto complesso che ha bisogno di implementazione regolare per continuare a funzionare correttamente; e cosa voglia dire prendersi cura di un registro bello e completo come Tiche: un lavoro quotidiano e paziente che nessuno può valutare davvero, soprattutto se realizzato nel silenzio della propria abitazione, magari di notte, dopo la scuola e l’insegnamento.
Alcuni che come me hanno ricevuto la mail di Forlani, si sono risentiti: l’autore, però affema semplicemente che il lavoro continuo intorno a Tiche è gravoso, ha deciso così, di lasciare il progetto ad altri testimoni che potrebbero farsi avanti, oppure, se le scuole che usano il suo programma lo vogliono, contribuire modestamente e con la cifra che pensano giusta, una quota che è da definire come adeguata all’impegno serio che occorre a persone altamente specializzate come Forlani: sarebbe sempre meno di ciò che è richiesto dai soliti fornitori. Mi è sembrato un discorso onesto e di grande umiltà: non ha imposto alcun pagamento, ma ha solo precisato che non se la sente più…vuole abbandonare.
Personalmente non so che fare: di sicuro proporrò la questione alla Dirigente, che però è distante dai problemi di questo genere, forse non mi prenderà neppure in considerazione e penserà che al momento opportuno, le finanze scolastiche saranno orientate in quel senso: per ora solo alcuni docenti usano come me il registro elettronico, per tutti gli altri è stato comprato ancora una volta quello cartaceo. In ogni caso non è pronta ad affrontare una questione simile e posso assicurare la grande compentenza che ha nel suo campo e la sua capacità di risolvere problemi di grande rilevanza, ma certo non può capire questo.
Sono contenta che Luigi Forlani mi abbia permesso di far notare come il gratuito, spesso, si basi su di un lavoro certosino, accurato e altamente specializzato di persone che non chiedono nulla e che di solito non sono ripagate neppure da un “grazie!”. Un lavoro che nessuno vede. Ma alla fine tutto viene a galla e coi tempi attuali…si deve pure far fronte a spese personali che risultano impossibili da portare avanti, a meno che non ci sia un tornaconto economico.
Personalmente mi sto imponendo ad esempio, di non fare più aggiornamenti gratuiti, di lasciare che chi me lo chiede, si arrangi da solo, magari passare solo le indicazioni basilari e basta: è una questione vitale di spazi e tempi che vengono a mancare nella vita di ognuno di noi. Purtroppo mi sento di dover dire che il sapere costa, ha un prezzo che non dovrebbe, e qui si mescolano elementi di vita personale e collettiva con tanti docenti che come me hanno e usano la rete per imparare, autonomamente e gratuitamente. Imparare purtroppo, ha un costo sempre molto più alto: basta pensare a tutte quelle facoltà universitarie statali che sono state chiuse e lasciate in mano ai privati, con tasse esagerate da sostenere…Insomma tante idee per la testa che mi convincono a pensare in maniera contraddittoria: da una parte il sapere dovrebbe essere sempre gratuito, ma di fatto non lo è quasi mai. Teniamoci stretta quindi la scuola pubblica che abbiamo…Dall’altra la comprensione che non è possibile arrivare a livelli di conoscenza elevati in modo gratuito in un mondo come il nostro, sempre in corsa verso un’economia pazzesca, dove tutto ha un valore commerciale. In conclusione mi restano ancora molti dubbi e tante domande: chi ha persmesso che la scuola si trasformi in un’economia a pagamento? Chi desidera una scuola pubblica che va lentamente ma costantemente nella direzione dell’accoglienza e della sorveglianza? Chi vuole un popolo incolto e senza motivazione? Perché non ci deve essere uno spazio giusto nella scuola per persone tanto competenti come Luigi Forlani?
Adesso non posso che augurargli di trovare una modalità per proseguire un progetto così importante : sono convinta che sicuramente, se lasciasse “incustodito” Tiche, le aziende si approprierebbero subito di ciò che ha fatto in tanti anni di lavoro, lo farebbero gratis, e questa volta per un vero e proprio interesse economico, non certo per il bene della comunità scolastica. Infine sono sicura che senza persone come lui, la rete sarebbe solo una pericolosa giungla commerciale, dalla quale guardarsi bene…
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