Perché riguardiamo le vecchie foto?
Non amo riguardare le foto, non so perché.Ricordo che, da piccoli, io, mio fratello e mia sorella, quando avevamo dei tempi morti, tiravamo fuori gli album di foto - decine e decine di album! - di quando eravamo in fasce. Mia mamma, pur avendo le vecchie macchine fotografiche a rullino, non lesinava di scattare ogni minimo accenno di sorriso o mossettina che potevamo mai fare.Passavamo i pomeriggi a ridacchiare sfogliando quelle foto.
Non amo rivedermi nelle foto e non perché abbia particolari conflitti con la mia immagine.
Anche le foto in cui al tempo pensavo di stare male, ora le rivedo con occhio così diverso che, alla fine, penso che stavo comunque meglio che nelle foto più recenti.Ricordo che, una volta, riguardando delle foto con delle amiche, ho avuto il coraggio di obiettare che, in uno scatto - in verità senza infamia e senza lode - avevo una luce negli occhi troppo bella, una luce luminosa, ecco. Luce che, ovviamente, in quel momento era sparita. E quindi stavo meglio prima.
Non so perché ho attivato la funzione ricordi di Facebook, forse pensavo di coccolarmi con cose belle, anche se passate. E invece no.I ricordi su Facebook fanno più male.Soprattutto se sono bei ricordi.
Perché, alla fine, ricordare le cose belle ma passate, andate, finite, non fa più male che perdere la memoria di quei fatti?
Me lo chiedo anche oggi, mentre la solita notifica mi dice che uno, due, tre, cinque anni fa, oggi accadde qualcosa di bello. È quel passato remoto che mi uccide, a ben guardare.
Quel tempo che indica un'azione finita e che, almeno per quanto riguarda la qualità dei miei ricordi, non ritornerà più.Le cose cambiano, direte voi, a volte persino in meglio (pensa un po'!) ma quel passato remoto resta.
E sfido anche il più strafottente a non ripensare a una particolare serata, o a una giornata al mare, o a un cocktail particolarmente glamour sorseggiato tra musica e risate, e a non provare una piccola fitta dalla parte del cuore.
I ricordi, ora che sono su Facebook, fanno più male e ho anche capito perché.Ma non lo scriverò, per non creare un ricordo che, rileggendolo tra qualche anno, si conficcherà in qualche ferita ancora aperta.