Si suppone che le multinazionali del tabacco siano abbastanza in fermento per le opportunità commerciali legate al trovare alternative alle sigarette ed ai prodotti del tabacco tradizionali in ragione dell’evidenza ormai non più occultabile che il tabacco abbia ucciso milioni di persone e che questo dato eclatante stia allontanando le persone dalle sigarette. La Philip Morris, capitanata dal CEO André Calantzopoulos, ha commissionato qui in Italia uno studio, a mio avviso preoccupante nei suoi risvolti occulti, dal titolo “Riduzione del danno applicato al tabacco e prodotti alternativi”. Definisco questo studio preoccupante perchè il problema non è ovviamente il tabacco ma bensì la nicotina in esso contenuta per cui la dipendenza gravissima che si sviluppa dalle sigarette è legata appunto alla nicotina. Questo pensiero in apparenza banale in realtà non è così scontato nella mente della persona comune. La nicotina è una droga piuttosto strana dato che genera una dipendenza altissima in assenza di eventuali benefici ulteriori. Mi spiego. La cocaina o l’eroina o l’alcol, oltre a generare una dipendenza pericolosissima e letale, forniscono indubbiamente anche degli effetti psicotropici da molti considerati piacevoli ed appaganti per i quali alcuni individui corrono il rischio. Il tabacco, ovvero la nicotina, non fornisce nessuna caratteristica piacevole aggiuntiva ma solo una dipendenza molto forte che i fumatori attenuano comprando e fumando altre sigarette in un circolo senza fine. Di conseguenza il concetto di riduzione del danno nel contesto specifico della dipendenza dalla nicotina, in ogni sua forma, è privo di senso: l’unico obiettivo percorribile per un dipendente da questa terribile sostanza è quello di riuscire a non assumerla più in alcuna forma, sia sigarette elettroniche che derivati del tabacco cosiddetti light o “a rischio ridotto”. A mio avviso il pensiero che sta dietro il sondaggio che la Philip Morris ha commissionato ad IPSOS è quello di capire come riuscire a spremere altri soldi dalla nicotina usando nuovi mezzi con cui introdurla nell’organismo delle persone per avere individui dipendenti che pagheranno molti soldi per comprare qualche genere di prodotto che crederanno essere meno letale ma che avrà di sicuro nicotina al suo interno. La voglia di rinnovare ed aumentare il gruppo di persone schiavizzate dalla nicotina ha fatto si che la stessa Philip Morris abbia cambiato nome in Altria Group Inc. nel 2008 forse per tentare di lasciarsi alle spalle i significati mortiferi del vecchio brand. Invito tutti gli interessati ad andare a vedere le domande che sono state poste agli italiani, fumatori e non. Ecco il link al documento con i risultati dello studio condotto da IPSOS per conto della multinazionale del tabacco Philip Morris.