Valdis Dombrovskis, il trentanovenne primo ministro conservatore lèttone, è il vero vincitore delle elezioni per il rinnovo del Parlamento della Lettonia. Saskanas Centrs, il partito filorusso di tendenza socialdemocratica, che tutti i sondaggi dall'estate ad oggi davano in testa, ha subito un'inattesa battuta d’arresto. Jānis Urbanovičs, leader di SC, dunque non sarà il primo premier filorusso della Lettonia dal crollo dell’Urss. Toccherà con ogni probabilità nuovamente a Valdis Dombrovskisad assumere la guida del nuovo governo lèttoe. Questi i verdetti più significativi delle elezioni legislative che si sono svolte ieri in Lettonia.
Vienotiba (Unità), il partito del premier Dombrovskis, ha ottenuto la maggioranza relativa con circa il 30%, un risultato sorprendente, non solo perché Dombrovskis, da un anno alla guida del paese, ha dovuto mettere in atto negli ultimi dodici mesi una politica decisamente impopolare, fatta di lacrime e sangue, per evitare la bancarotta della Lettonia, ma anche perché le elezioni europee dello scorso anno e la clamorosa vittoria alle elezioni per il sindaco di Riga di Saskanas Centrs sembravano aver aperto la strada per un'affermazione del partito filorusso anche in queste elezioni legislative (in Lettonia quasi il 30% della popolazione è russofona).Evidentemente l'elettorato lèttone si è ricompattato di fronte alla minaccia di una forza politica filorussa che per la prima volta si presentava con una fondata possibilità di conquistare il potere nel paese, ma probabilmente ha anche premiato il grande sforzo di risanamento del bilancio dello Stato che la compagine governativa guidata da Dombrovskis ha intrapreso.
L'altro grande vincitore delle elezione è Aivars Lembergs, il sindaco di Ventspils, la più ricca e florida città della Lettonia, situata sulla costa occidentale. Proprio nella regione costiera di Kurzeme il ZZS, il partito dei verdi e degli agricoltori che candidava premier Lembergs ed è attualmente alleato di governo di Dombrovskis, ha riscosso una grande affermazione, che gli ha permesso di raggiungere a livello nazionale il 19%.
Il successo della coalizione di governo è completato dal buon risultato dei nazionalisti di Tēvzemei un Brīvībai (Per la patria e la libertà), che riescono a superare la soglia di sbarramento conquistando il 7.5%.
Le forze che hanno sostenuto il governo escono quindi con il 57% da questa tornata elettorale, risultato che consente a Dombrovskis di contare in una maggioranza abbastanza ampia in Parlamento (sono 100 i deputati del Parlamento lèttone), necessaria per continuare nella severa opera di risanamento dell'economia del paese.
La Lettonia è alle prese con la restituzione di un maxi prestito di 7,5 miliardi di euro che il FMI ha concesso l'anno scorso per salvare il paese dal fallimento, e c'era apprensione nei mercati finanziari internazionali per una possibile affermazione dei filorussi di Saskanas Centrs. Un governo guidato da SC avrebbe rimesso in discussione gli impegni presi da Dombrovskis sulla strada del risanamento, e sul mantenimento delle politiche di integrazione nell'Unione Europea perseguite dall'attuale governo, con l'obiettivo di entrare nell'euro a partire dal 2014.
I delusi di queste elezioni sono dunque le opposizioni, Saskanas Centrs e Par Labu Latviju (Per una buona Lettonia), che appena un anno fa avevano invece ottenuto una grande vittoria nella tornata elettorale che accoppiava le europee e le amministrative, riuscendo a conquistare il governo della capitale Riga, con Nils Ušakovs primo sindaco russofilo di Riga.
Saskanas Centrs (Centro dell'Armonia), con quasi il 26% è il secondo partito, conquista molti seggi in Parlamento e visibilità nel paese, ma è un risultato che non permette a Jānis Urbanovičs, leader di SC, di aspirare alla poltrona di primo ministro. SC si afferma comunque come una presenza importante e ormai ben identificata nella difesa degli interessi della popolazione russofona della Lettonia, che sembra aver scelto definitivamente di appoggiare una forza più moderata e costituzionale come SC, rispetto ai partiti estremisti e radicali russofoni.
Pessimo risultato per il vicesindaco di Riga Ainārs Šlesers, candidato premier di Par Labu Latviju, partito liberale guidato da un gruppo di imprenditori e possibile alleato di SC in Parlamento, che ottiene solo il 7,5%.
Rimangono fuori dal nuovo Parlamento gli estremisti russi di PCTVL che ottengono solo il 1,4%. Un vero crollo, rispetto al 9% ottenuto alle Europee dello scorso anno.
Resta comunque il paradosso di un paese in cui esistono enclavi con forte maggioranza di popolazione russofona, come nella regione di Latgale, dove Saskanas Centrs ottiene il 45% dei consensi, e nella stessa capitale Riga dove SC si conferma primo partito con il 39%.
Dunque l'opzione più probabile alla riapertura dei lavori parlamentari, che per la prima volta avranno solo cinque partiti rappresentati, appare la riproposizione di un governo sostenuto dall'attuale maggioranza di centro-conservatore, Vienotiba, ZZS e Tēvzemei un Brīvībai, con la riconferma di Valdis Dombrovskis premier, anche se poi nel Parlamento lèttone qualsiasi alleanza e maggioranza variabile è sempre possibile, compresa quella della grande coalizione, con Vienotiba e Saskanas Centrs a condividere, in un governo di ampia maggioranza, le dure politiche economiche che il paese necessita, e per non isolare del tutto in Parlamento una forza così vasta, che rappresenta la parte russofona del paese, una possibilità che Dombrovskis ha tenuto aperta nelle prime dichiarazioni subito dopo il voto. Un'altra eventualità sussurrata nelle ultime ore sarebbe quella di un appoggio esterno di SC al governo di Dombrovskis in cambio della presidenza di alcune commissioni parlamentari.
In ogni caso il voto di ieri descrive una Lettonia che sostiene il lavoro compiuto in questo ultimo anno da Dombrovskis, che da parte sua sa quanto resti ancora difficile il suo compito. "Non c'è ragione di essere euforici di fronte a questa vittoria, ci attende un duro lavoro" è stata la sua prima affermazione dopo il successo di ieri notte.