Penisola Sorrentina
Doveva essere pubblicato, su “L’Espresso Napoletano” di questo mese di Aprile, ma purtroppo non è andata cosi’, ed un particolare ringraziamento va all’ex direttore Giovanni Leone, per aver apprezzato il mio lavoro e respirato un po’ della nostra atmosfera. Ed ancora un ringraziamento va a Gianni Coppola, che mi ha omaggiato dei suoi scatti, non è a caso che in questo articolo, in cui sono menzionate tutte le Congreghe ed Arciconfraternite della Penisola Sorrentina, io abbia scelto di illustrarlo con le fotografie dell’Arciconfraternita del SS.Crocifisso e Pio Monte dei Morti di Meta, visto che è il mio Paese.
E ancora a Barbara Longobardi con le sue tradizionali palme, Tonino Fattorusso per la consulenza storica.
Tra le mete più ambite della Campania dai turisti di tutto il mondo, la Penisola sorrentina si estende da Castellamare di Stabia a Punta Campanella, spartiacque tra il Golfo di Napoli e quello di Salerno. E’ protesa verso il mar Tirreno, quasi a lambire l’isola di Capri che ne rappresenta una naturale prosecuzione.
Il suggestivo scenario si snoda tra agrumeti, vigneti e oliveti dolcemente digradanti verso il mare, e traccia il tortuoso profilo della costa, alta, frastagliata e rocciosa, con le rupi calcaree che si frantumano in strapiombi, insenature e scogli, aprendo curva dopo curva, con i suoi paesini, Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento fino ad arrivare a Massa Lubrense, incantevoli vedute sul golfo di Napoli, e, rendendola così una delle meraviglie paesaggistiche italiane.
La Strada Statale 145 Sorrentina, segue l’andamento della costa a poca distanza dal mare, ripercorrendo in parte, la strada che Ferdinando II di Borbone, aprì nel 1834.
Nelle bellezze naturali è sicuramente concentrato il suo grande fascino, ma uno dei periodi più suggestivi dell’anno per visitarla è quello legato alla Pasqua, ricco di affascinanti tradizioni popolari, spesso legate alle celebrazioni religiose da sempre molto sentite dalla popolazione locale.
- Caratteristica palma di olivo decorata con fiocchetti colorati e caciocavalli
Il primo coinvolgente appuntamento è quello della Domenica delle Palme e, per i bambini della costiera è questa una delle tradizioni più sentite ed attese.
In questo giorno si ricorda l’ingresso in Gerusalemme di Gesù accolto dalla popolazione con enormi rami di palma, si apre la settimana che precede la Santa Pasqua, con i secolari e tradizionali riti religiosi.
Ogni anno è una gara a chi esibisce quasi in trofeo, il ramo piu grande d’olivo, e, la definizione di “ramoscello” sembra essere quasi un eufemismo.
Qui, infatti, vi è l’usanza di portare, per la “Benedizione delle palme”, grossi rami d’olivo addobbati da una miriade di fiocchetti multicolori realizzati con la carta velina, e le tradizionali “palummelle”, e su cui fanno bella mostra di i sè i tipici caciocavallini di fiordilatte, i più furbi portano sempre un paio di forbici utili all’occorrenza.
I rami vengono poi benedetti in una solenne cerimonia che si svolge alla presenza di centinaia di fedeli, e, quando il tempo lo permette all’aperto, e dopo la funzione religiosa, questi formaggi, sembrano essere ancora più deliziosi.
- Palma di confetti ad “alberello” – L’Artistico di Barbara Longobardi
La lavorazione delle “Palme di Confetto” è uno dei fiori all’occhiello dell’artigianato locale, tradizioni che si tramandano di madre in figlia, ed è proprio intorno a questa tipicità locale che si racconta un’antica storia raccolta dalla professoressa Cecilia Coppola: Tanto tempo fa i Saraceni intraprendevano spessissimo incursioni nella nostra terra. Visto l’imminente pericolo i sorrentini si rifugiarono nella loro Cattedrale dove si raccolsero per pregare ferventemente il buon Dio chiedendo di essere risparmiati dal saccheggio.
Le loro preghiere furono esaudite e le navi Saracene naufragarono in prossimità della costa sorrentina. Soltanto una fanciulla, schiava dei saraceni, riuscì a salvarsi e, raggiunta a nuoto la Marina Grande, giunse in Cattedrale dove fu accolta premurosamente dal popolo e, per ringraziarli sciolse il sacchetto che aveva al collo e ne depositò il contenuto sull’altare: erano confetti!
Piccole ed esclusive meraviglie dell’artigianato locale, dietro vi è una antica lavorazione manuale, spesso, tramandata da generazioni, ed non delle più semplici.
Le richieste da parte di bar, delle pasticcerie e dei negozi di prodotti locali e di articoli da regalo della zona ogni anno sono sempre più più alte, e, regalare una palma di confetti, specialmente dopo averla benedetta, è buona consuetudine.
Nei mesi che precedono la Domenica delle Palme, sono molte le famiglie che organizzano dei veri e propri laboratori casalinghi per la realizzazione di questi manufatti.
I confetti vengono disposti a caldo su un sottile filo di ferro zincato, riscaldato alla fiamma di una candela, a mo’di petali e foglie, di uno stelo o tralcio costituito dal unicamente dal filo di ferro, ricoperto con carta velina o crespa ed abbellito con fiori, merletti, spighe di grano o altri finimenti a volte dettati anche dalle tendenze di moda, soprattutto nell’abbinamento dei colori.
Tradizionale Palma di Confetti de "L'Artistico" di Barbara Longobardi
Ma un tempo, la vera palma di confetto, era quella dalla forma di “alberello”, molto più elaborata di quelle attualmente in commercio. Veniva realizzata su una base di metallo, su cui venivano successivamente infilati, confetti del tipo “cannellini” insieme a quelli di mandorla.
Grande Maestra nella lavorazione dei confetti è stata la signora Filomena Pane, ed attualmente le sue figliole, Barbara e Marinella, nel punto vendita L’Artistico a Piano di Sorrento, portano avanti coniugando un grande impegno, sinergia, fantasia, tradizione e professionalità, gli insegnamenti materni, e coinvolgendo tutte le donne della numerosa famiglia, che si ritrovano ogni anno a condividere una grande esperienza non solo artistica ma di grande aggregazione familiare.
Meno conosciute invece, sono le “palummelle” o (colombine) altre creazioni in uso, che man mano stanno scomparendo ma che vengono ricordate da molti anziani del posto.
Per la realizzazione di queste, si utilizzano i rami della pianta del fico, il signor Michele Parlato, che realizza queste colombine da quando era giovanissimo, ci racconta che, le più adatte sono quelle dei fichi chiamati “fichi e’ vottaro”.
Di forma tubolare, contengono all’interno una leggera membrana bianca, che fatta fuoriuscire con l’aiuto un ramoscello più piccolo, possibilmente liscio, che viene introdotto all’interno del ramo di fico, piano piano, fino a fare uscire questa lamina che viene poi successivamente, lavorata tenendola per pochi minuti in acqua, questa si presta facilmente alla creazione di piccole colombe che, verranno poi collocate sui rami d’olivo. Adatti a questo tipo di lavorazione non sono solo i rami del fico, ma anche quelli dell’ortensia ed il bambu’, ma in queste ultime piante la membrana che fuoriesce dall’interno, a contatto con l’aria tende ad ingiallirsi immediatamente.
Arciconfraternita S.S. Crocifisso e Pio Monte dei Morti - Meta - Foto Gianni Coppola
Ma le manifestazioni più note e suggestiva sono le tradizionali processioni che si svolgono nel corso della Settimana Santa.
Distintasi da sempre per la sua religiosità e le sue manifestazioni di fede, la costiera sorrentina, vede il suo momento culminante nella Settimana Santa, quando nelle notti tra il giovedì ed il venerdì santo, cortei di fedeli incappuciati, danno luogo alle Processioni in cui sono coinvolti un gran numero di devoti dei centri costieri che vanno da Vico Equense a Massalubrense ed un gran numero di turisti.
La Settimana Santa è la settimana nella quale il Cristianesimo celebra gli eventi correlati agli ultimi giorni di vita Gesù, comprendenti in particolare la sua passione, morte e resurrezione. In molti centri campani, italiani e stranieri si svolgono nei giorni di Giovedì, Venerdì, Sabato santo i Riti della Settimana Santa, come i misteri, via crucis in cui le statue (dette anche simboli) sono portate in processione dai confratelli.
A Sorrento, storicamente questi riti penitenziali incominciano con molta probabilità intorno all’anno 1100.
Erano per lo più i laici che percorrevano le strade della cittadina costiera “assaccati” e portando una semplice croce. I Battenti di Sant’Antonino, o Confratrum Frustigantium, sono una antichissima confratenita sorrentina istituita intorno al 1378, i cui confratelli si flagellavano in segno di penitenza. Questa tradizione della flagellazione fu poi tramandata successivamente e tenuta in vita, soprattutto dall’Arciconfraternita della Morte. Cfr. “Le Processioni della settimana santa in Penisola sorrentina” di A.Cuomo – Societa’ editrice Napoletana
Ogni anno, lungo le anguste stradine della costiera sorrentina sono percorse dagli incappucciati, si rinnova così il fascino di una secolare consuetudine, in una toccante e carismatica atmosfera che ammalia ed attira folle di persone in silenziosa e accorata preghiera.
Arciconfraternita S.S. Crocifisso e Pio Monte dei Morti - Meta - Foto Gianni Coppola
Descrivere l’incanto di queste toccanti tradizioni, così pregne di suggestiva emozionalità non è cosa facile; bisogna viverli, “esservi dentro” ed immergersi in quell’aria impenetrabile, rigorosa, delicata ed altera, ma sempre e comunque di grande intensità per riuscire a comprenderne l’essenza ed arricchirsi interiormente.
Nelle buie notti tra giovedì e venerdì santo, mentre penetranti fraganze di pastiere e casatielli dolci, messi a lievitare e successivamente infornati in queste ore, si miscelano a quello dell’incenso e dell’odore delle caramelle a menta, nelle viuzze dei paesi costieri, celati nei loro cappucci, mentre intonano gli antichi e struggenti canti, vengono rievocate le immortali rappresentazioni le cui origini si perdono addietro nei secoli.
Queste tradizioni sono tenute vive soprattutto dalle “confraternite”, costituite non solo dai fedeli Cristiani ma anche da moltissimi laici attratti dal quel secolare mistero che avvolge i riti della Settimana Santa.
Dalla visita dei “Sepolcri” alle diverse processioni che cominciano nel pomeriggio di Giovedì fino a quelle, più sentite, della notte del Venerdì Santo, è tutto un susseguirsi di funzioni religiose, celebrazioni e cortei che fanno della penisola sorrentina un perpetuo e malinconico rituale funebre a cui prendono parte migliaia di persone.
La messa in Coena Domini, con il rituale della Lavanda dei Piedi, a cui spesso partecipano i confratelli, la visita ai Sepolcri e l’andare di chiesa in chiesa a pregare il Cristo Morto del Venerdi, il seguito del canto della Passione di Cristo e la processione che accompagna la Vergine Addolorata, sono tutti momenti di grande partecipazione e attestazione di fede.
Il compito degli incappucciati, inoltre, non si limita al solo sfilare in corteo, ma anche a meditare e cantare in coro il salmo 50 di Davide e, soprattutto, partecipando al canto corale del Miserere, espressione massima di contrizione e di redenzione attraverso le cui strofe si medita collettivamente sul sacrificio del Golgota.
Arciconfraternita S.S. Crocifisso e Pio Monte dei Morti - Meta - Foto Gianni Coppola
Ogni confraternita ha qualche tratto caratteristico suo proprio che la differenzia dalle altre. Differenze che, ovviamente, vengono messe in risalto dai suoi seguaci, ed
ogni confratello si sente investito dal rappresentativo ruolo che ricopre, un ruolo nel quale si impegna con la stessa devozione usata dai propri antenati che gli hanno trasmesso questi valori pregni di sentimento religioso insegnandogli a “godere della Pasqua solo dopo aver partecipato ad almeno una Processione”.
Una “esigenza” che negli anni ha spesso messo a rischio, lo svolgersi degli stessi cortei, che, in prossimità dei paesi e delle strade con la il conseguente svolgimento in concomitanza degli stessi, negli anni passati, stabilì anche un “diritto di precedenza” delle varie processioni, nel momento in cui era inevitabile che queste si incrociassero.
Giustificato anche dalla presenza, in testa alle file di fedeli, di giovani partecipanti della che ritmando con il suono di tamburi l’incedere della processione “avvertivano” le altre confraternite del proprio arrivo.
La questione fu poi definitivamente risolta dall’autorità vescovile, che stabilì che le processioni non valicassero i confini territoriali dei singoli comuni.
Ma tant’è: permangono i tamburi e il loro solenne incedere e restano, comunque, le gli abitanti del posto, i turisti, i curiosi, i fedeli che assistono il passaggio ora dell’una e ora dell’altra confraternita. Un pratico ed efficace suggerimento per i turisti che visitano la costiera in questi giorni è quello di munirsi d’un ciclomotore, uno scooter, o una moto per “inseguire” le varie processioni o, meglio ancora quello di camminare a piedi: eviterete il caos del traffico e potrete dedicarvi con maggior amorevolezza alla cura della vostra anima oltre che del corpo.
Arciconfraternita S.S. Crocifisso e Pio Monte dei Morti - Meta - Foto Gianni Coppola
Per approfondimenti il sito http://www.processioni.com/ ogni anno da la possibilità agli appassionati dei suggestivi riti sorrentini poter di trovare on line gli itinerari delle varie Arciconfraternite appartenenti ai tutti i comuni della Penisola.
Il sito, realizzato molto bene, contiene tutte le informazioni necessarie sui cortei che danno vita tra il Giovedì ed il Venerdì Santo alla sfilata degli incappucciati.
Sono oltre diciotto le Confraternite e le Arciconfraternite che fanno rivivere, al calar delle tenebre, gli ancestrali riti che si ripetono oramai da secoli:
Nel comune di Sant’Agnello il rito del Giovedì santo, al calar delle tenebre, dopo la celebrazione della messa in “Coena Domini”, viene organizzato dalla Confraternita del SS. Cuore di Maria e di San Giuseppe meglio nota come la Confraternita dei Giuseppini le cui origini risalgono al 1887.
Gli incappucciati indossano il saio ed il cappuccio di colore bianco e recano onoreficenze ai Sepolcri del paese.
Mentre invece, l’altra confraternita, la Real Arciconfraternita del SS. Sacramento e Natività di Maria Santissima organizza la seconda Processione, che nella notte tra il Giovedì ed il Venerdì Santo, percorre le stradine del Paese.
La processione viene aperta dai tamburi e dai suonatori di tromba, la statua della Addolorata si vuole sia stata portata a Sant’Agnello da marinai provenienti dalla Sicilia. Una delle principali caratteristiche di questo corteo il possente coro femminile che canta l’inno “Già condannato il Figlio” .
Il terzo corteo é invece organizzato, la sera del venerdì santo dalla Confraternita del Monte dei Morti dei SS. Prisco ed Agnello.
I Sai indossati dagli incappucciati sono di colore nero e recano in processione la statua del Cristo morto del diciassettesimo secolo, apre il corteo di un nutrito gruppo di fanciulli che intona l’inno “Deh Popoli”.
Nel comune di Piano di Sorrento le processioni della Settimana Santa si aprono, sempre il Giovedì Santo con gli incappucciati bianchi dell’ Arciconfraternita della SS. Annunziata. Altre tre Confraternite: “Morte ed Orazione”, “SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti“ (meglio conosciuta come Trinità), della “Purificazione di Maria“(detta di Mortora) organizzano le altre sei Processioni del Giovedì sera e della notte e della sera del Venerdì Santo.
Arciconfraternita S.S. Crocifisso e Pio Monte dei Morti - Meta - Foto Gianni Coppola
L’Arciconfraternita della SS. Trinità, e’ l’unico corteo che si caratterizza per i sai di colore rosso ed anche essa organizza un corteo Giovedì Santo ed un altro la sera del Venerdì.
Mentre al corteo del giovedì santo viene organizzato dai confratelli della Confraternita della Purificazione di Maria, i sai indossati sono di col
ore bianco e si distingue per la partecipazione di alcuni personaggi in abiti d’epoca che sfilano in tre gruppi distinti.
Organizzate dai confratelli “neri” dell’Arciconfraternita della Morte, sono le toccanti cerimonie che precedono il Venerdì Santo, come la “presa del Cristo e della Madonna, al mattino è portata a spalla solo la statua della Vergine Addolorata , mentre alla sera anche quella del Cristo Morto.
A Meta, sono due le Confraternite che organizzano le Processioni della Settimana Santa: l’Arciconfraternita della SS. Immacolata e l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Pio Monte dei Morti.
Il coro maschile del Miserere che non è cantato, come tradizione vuole, in stile gregoriano
ma in stile Verdiano riprendendo il motivo da un’aria dell’opera “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi ed accompagna i tre cortei di incappucciati: che percorrono le caratteristiche viuzze del paese in pietra lavica, la sera del Giovedì Santo ( Arciconfraternita dell’Immacolata, colore delle vesti bianco) e le altre due (organizzate dalla Arciconfraternita del SS. Crocifisso, il colore delle vesti è nero) la notte e la sera del Venerdì con la partecipazione di un coro di voci bianche che intona uno degli inni più commoventi e toccanti di tutta l’intera penisola “Il Calvario” ed ” Ecco D’Amor la Vittima”.
Arciconfraternita S.S. Crocifisso e Pio Monte dei Morti - Meta - Foto Gianni Coppola
A Massalubrense i riti sono molto recenti, avendo avuto origine, solamente nel secolo scorso. Entrambi si celebrano alla sera del Venerdì Santo. L’Arciconfraternita Morte ed Orazione, percorre le strade del centro mentre il corteo organizzato dalla Confraternita di San Filippo Neri, parte dalla frazione di Torca per raggiungere le confinanti Parrocchie di Pastena e di S. Agata. Un coro di voci bianche intona l’inno “Al Calvario”stesso testo della Confraternita del SS. Crocifisso di Meta. In tutti e due i cortei i partecipanti indossano il saio nero.
Il comune di Vico Equense, non ha una memoria storica, in questo senso, ed ogni tre anni l’ Arciconfraternita Morte ed Orazione di Seiano, organizza il suo corteo. Negli ultimi anni, l “Arciconfraternita dell’Assunta” organizza, il suo corteo, la caratteristica e’ il colore viola delle vesti dei partecipanti.
A Sorrento l’Arciconfraternita di Santa Monica, sfila con sai e cappucci di colore bianco, nella notte tra il giovedì e venerdì santo.
La Confraternita di San Catello, oggi incorporata all’interno dell’Arciconfraternita della Morte, nella quale si trasformò a seguito della sua aggregazione alla Confraternita Morte ed Orazione di Roma avvenuta nel 1586, è, dopo quella dei Battenti di Sant’Antonino, la più antica confraternita sorrentina. Cappucci e sai di colore nero, ed il rito si svolge il venerdi’ sera. L’Arciconfraternita ha la sua sede nella Chiesa dei “Servi di Maria” detta nche “Congregazionella”
Questa arciconfraternita, nacque, come mi racconta Tonino Fattorusso, uno degli più anziani confratelli, dopo l’epidemia di peste che non risparmiò neanche gli abitanti di Sorrento, e questi confratelli si prodigavano per raccogliere dalle strade i resti mortali colpiti dalla “morte nera” e dare loro una degna sepoltura.