L’ing. Georges Lakhovsky (1870 – 1942) riteneva (probabilmente a ragione) che quello che noi attribuiamo all’istinto animale, come il senso d’orientamento degli uccelli e dei pesci, sia il risultato dell’emissione e della ricezione di onde elettromagnetiche e in modo particolare delle radiazioni cosmiche.
“Una cellula è schematicamente costituita da un protoplasma cellulare circondato da una membrana cellulare. Nel protoplasma è immerso il nucleo costituito da un filamento tubolare contenente liquido conduttore avvolto in sostanza cromatica isolante.
Essa può essere considerata un circuito oscillante microscopico avente una determinata lunghezza d’onda assai corta. Il nucleo ricorda da vicino il circuito oscillante di Hertz poiché è un vero circuito elettrico dotato di auto induzione e capacità quindi suscettibile a oscillare e di risuonare con altissima frequenza. La bobina di induzione è rappresentata dalla spira continua di filamento nucleare, il condensatore è dato dalla capacità tra i due estremi del filamento stesso.”
Tutti gli esseri viventi, in quanto costituiti da quegli oscillatori elementari che sono le cellule, sono assimilabili a circuiti oscillanti ad altissima frequenza in grado di emettere e ricevere radiazioni elettromagnetiche.
In questa particolare ottica energetica sosteneva che le malattie siano causate dall’interazione dell’irraggiamento cosmo-tellurico con le cellule.
Egli, in base alle indagini statistiche effettuate, rilevò che chi abita in prossimità di terreni argillosi è più soggetto ai tumori di chi vive su terreni sabbiosi in quanto, in un suolo impermeabile oltre a provocare un’intensificazione delle radiazioni, dà anche luogo ad interferenze con il campo di radiazione naturale.
L’ing. Lakhovsky sosteneva che la vita nasce dalla radiazione, è trattenuta dalla radiazione ed è soppressa dal disequilibrio oscillatorio.
Se la cellula è costretta a vibrare ad una frequenza diversa da quella propria e naturale, si può arrivare a danneggiarsi e per guarirla occorre sottoporla ad una radiazione avente una frequenza particolare tale da rifornirla di quella energia necessaria per riportarla allo stato di salute naturale.
Se per Pasteur, a quei tempi, era necessario uccidere i microbi, per Lakhovsky, era sufficiente ripristinare l’oscillazione naturale, ovvero riportare la cellula a quell’energia iniziale necessaria per la vita; questo mediante l’impiego di radiazioni aventi adeguate frequenze.
Mosso da queste considerazioni, egli ideò alcuni dispositivi energetici costituiti da anelli aperti di rame e argento isolati e di dimensioni variabili in modo da ottenere bracciali, collane e cinture (ancora oggi molto usati).
Tali dispositivi erano veri e propri circuiti oscillanti in grado di riequilibrare lo stato energetico delle cellule e di guarirle.
Dal 1924 impiegò i suoi circuiti oscillanti nella battaglia contro il cancro, presso l’ospedale della Salpetriére a Parigi.
Inizialmente condusse i suoi esperimenti su gerani affetti da tumore ottenendo le prime guarigioni e successivamente, spinto dal primario del reparto di oncologia, su malati terminali di cancro ricoverati presso l’ospedale, ottenendo la guarigione straordinaria di soggetti ritenuti dai medici incurabili.
Lakhovsky progettò e costruì un oscillatore a lunghezze d’onde multiple che, emettendo innumerevoli armoniche, era in grado di entrare in risonanza con qualsiasi gruppo cellulare del corpo umano.
Con Lakhovsky nacque così la medicina vibrazionale.
Altre scienze similari basate sui ritmi naturali e sulla relativa sincronizzazione biologica sono i trattati sugli orologi biologici circadiani
Questi (dal latino circa diem), oscillano con un ritmo (periodo) preciso e costante, spesso si approssima alla durata di un giorno astronomico ma potrebbero anche regolarsi su ritmi lunari, sui ritmi cardiaci o su qualunque altra emissione che oscilla e che porta alla sincronizzazione e ad un preciso passo di riferimento.
Similmente ad un gruppo di ballerini che si sincronizzano e si adattano al tempo della musica, al cucciolo che si adatta al ritmo cardiaco del cuore della propria madre o il ciclo mestruale femminile (e tutta la biologia vegetale) che si aggiusta col ciclo lunare, sembra esistano dei fattori ambientali capaci di organizzare e sincronizzare le cellule e gli esseri viventi.
I ritmi circadiani quindi regolano una grande varietà di fenotipi ritmici che caratterizzano il metabolismo, la fisiologia e il comportamento della maggior parte degli organismi che popolano il nostro pianeta.
Il movimento delle foglie o l’apertura degli stomi di alcune piante nel corso della giornata, le variazioni cicliche della pressione sanguigna e della temperatura corporea nei mammiferi, così come l’alternanza delle fasi di sonno e di veglia negli animali, sono tutti fenomeni controllati da uno o più oscillatori endogeni che sono comparsi e si sono organizzati e sincronizzati nel corso dell’evoluzione, in risposta alle variazioni ambientali cicliche prodotte dalla rotazione della Terra attorno al proprio asse.
Un ritmo circadiano può essere descritto definendo il periodo che lo caratterizza, l’ampiezza del carattere che oscilla e la fase, cioè lo stato dell’oscillazione in un determinato momento rispetto a un punto di riferimento nel ciclo.
Più in generale, il periodo associato a un ritmo corrisponde al tempo che impiega una determinata fase dell’oscillazione a ripresentarsi. La fase di un fenomeno biologico ritmico corrisponde allo stato “istantaneo” di un’oscillazione in relazione ad un particolare punto di riferimento.
I ritmi circadiani generati da un oscillatore biologico persistono in condizioni costanti, cioè anche in assenza di stimoli ambientali, come l’alternanza del giorno e della notte. Inoltre, gli oscillatori circadiani endogeni che generano ritmicità biologica in natura vengono continuamente sincronizzati con il periodo di ventiquattro ore che caratterizza la rotazione terrestre, grazie agli effetti di segnali provenienti dall’ambiente, come la luce del giorno e variazioni di temperatura.
Tali segnali sono stati denominati dai cronobiologi Zeitgeber (fattori che danno il tempo).
E’ una tematica questa piuttosto complessa che, nella scienza, trova molti sostenitori ed altrettanti contrari, benché sostenuta e più volte citata in queste pagine, vorrei mostrare un meraviglioso esempio pratico di quanto, queste ricerche, possano essere considerate plausibili e veritiere.
Il filmato che presento, a prima vista, potrebbe risultare inconcepibile e fuori tema, quindi cercherò di spiegarne il significato.
E’ un filmato che un giovane e poliedrico ricercatore australiano (Adam Micolich della Scuola di Fisica dell’University di New South Wales a Sydney) realizza come dimostrazione di quanto degli organismi (non necessariamente viventi o biologici) conviventi sullo stesso ambiente, debbano inevitabilmente arrivare ad accordarsi per semplificare la propria esistenza.
Lo fa prendendo dei metronomi identici, impostati sullo stesso tempo ed appoggiati tutti sullo stesso piano (che è libero e distaccato daltavolo). L’esperimento dimostra che, benché lasciati liberi di oscillare casualmente e senza alcuna sincronia con nessun altro, col passare di pochi secondi tutti tenderanno a sincronizzarsi tra loro, come una sorta di intercomunicazione vibrante che attraversa il piano che funge da intermediaro energetico.
Cosa che non accade invece in assenza di un ambiente comune (esempio un piano fermo) dove ogni orologio continuerà a battere secondo il proprio ritmo indefinitivamente e senza ottenere alcuna sincronizzazione.
Per chi non conoscesse cosa siano i metronomi li definirei speciali orologi meccanici regolabili che vengono utilizzati dai musicisti per emettere un preciso tic-tac che impostano un preciso tempo musicale.
A chiarimento di possibili dubbi, segue uno stesso esperimento (realizzato da altri) ottenuto con ben 32 metronomi.
Ora signori… meditiamo.
Saluti
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