I romagnoli ammazzano al mercoledì di Davide Bacchilega

Creato il 24 marzo 2015 da Laleggivendola @LaLeggivendola
Guardo la pila di libri che si erge a lato del mio computer, e mi chiedo che diavolo sto aspettando. Che ci sono libri che se non li recensisco subito, poi li perdo. Mi scivolano via le sensazioni evocate, le riflessioni, i personaggi. Non ho una grande memoria, curiosamente è limitata soltanto al posizionamento dei libri, e non al loro contenuto. È tempo che io attacchi la pila, prima che mi scompaia dalla mente. Che smetta di tergiversare. Io, sì. Proprio io.I romagnoli ammazzano al mercoledì di Davide Bacchilega, edito da Las Vegas nel 2014. Ricordo che era stato il mio regalo a me stessa per aver passato un esame, chissà quale. L'ho letto quasi tutto a casa dei miei nonni, avvoltolata sulla comodissima poltrona reclinabile, uno dei capricci inutilizzati di nonna. Mi sarebbe dovuto bastare per due giorni, invece l'avevo finito alla mattina del secondo, e sono dovuta uscire a prenderne un altro. Per dire.In questo libro si intrecciano le storie di una manciata di personaggi. Anzi, per un po' scorrono in parallelo, sfiorandosi ogni tanto. È alla fine che confluiscono. Mi ha ricordato un po' i primi film di Guy Ritchie, quelli in cui si seguono le vicende di tanti personaggi che ben poco hanno a che fare l'uno con l'altro, e non vedi l'ora di scoprire come finiranno collegate. E qui ci sono Stefano il giornalista depresso con l'hobby delle code, Raul il pugile fallito, Ruben il gigolò truffatore, Irma la... beh, Irma. E suo zio Ermes, un tipo burbero vecchio stampo che gestisce bische clandestine. Ognuno di questi personaggi narra in prima persona i propri capitoli, e ognuno ha una sua voce, un suo tono. Soprattutto Ermes, un po' bilioso, e Irma che... beh. Come si fa a descrivere Irma, con le sue poesie lesbomistiche, le sue rime assurde? E come si rischia di sottovalutarla, all'inizio, la cara Irma, che vorrebbe agguantare una recensione sul giornale su cui scrive Stefano per le sue poesie pubblicate a pagamento. E poi c'è Ruben, sempre in cerca di soldi, che salta da una truffa all'altra, giocando coi cuori e coi portagioie di donne sole scovate in chat. Ruben che si siede ai tavoli da gioco di Ermes, sperando di riuscire a vincere quelle migliaia di euro che gli servono per. E Raul, che pare più tumefatto dentro che fuori, che non è riuscito a fare il salto quando poteva, e ora non riesce più a uscire dalla boxe né dal matrimonio. Sono storie che si inseguono, si sfiorano, si allontanano di nuovo, che volendo riesci a immaginarti l'inquadratura che passa da un personaggio all'altro come un fluido cambio di testimone, che abbandona l'uno per posarsi sull'altro. La struttura è tenuta davvero bene, non risulta forzata. Le vicende di queste persone sono rimaste annodate per una fortuita serie di eventi, punto. È la Romagna, mica New York.E scivola, scorre come dovrebbe. È veloce, divertente, non si impantana mai. Non che sia fatto solo di battute sagaci e momenti allegri, però pure quelli melmosi passano presto. O meglio, ci si aspetta un dopo, una rivalsa. È il libro che te lo promette, coi suoi toni da “tutto può succedere”.Dunque, lo consiglio? Diamine, sì. Palesemente, e con giusta decisione. Consiglissimo.