Dopo il sonoro “cazzo mene” in risposta alle perplessità europee, Renzi si appresta a rispondere alle critiche interne. D’attorre, Cuperlo e Bersani rilasciano oggi interviste e dichiarazioni a Corriere della Sera e Repubblica. Leggeteli nell’ordine da me delineato e preferibilmente all’aperto, in mezzo alla gente. Io, che sono pieno di premure, ho tenuto un gadget della Leopolda con me, per ricordarmi chi sono.
D’Attorre, che il correttore automatico del mio pc, con genio e talento, si ostina a trasformare in “dà torte”, minaccia la scissione. Anche in questo è elitario, nel senso che se ne andrebbe da solo. Fin dalla prima risposta, “dà torte” scoperchia il suo carrello delle carni: niente gufi, solo riposte bollite e invettive stracotte. Parla di “mutazione genetica del PD”, delle tende di Alfano e Verdini nel giardino del partito, del suo “no” alla Stabilità, un classico “neppure Berlusconi si era spinto fin lì”, un richiamo al regime dittatoriale del partito. Poi la giornalista chiede se “farà una cosa rossa con Sel, Fassina e Civati” e comprensibilmente non ce l’ho più fatta. Destatomi dallo stato di torpore in cui ero caduto, mi sono accorto di aver stretto fino al sangue la cover dell’iPhone “Leopolda5”; nel frattempo ho cambiato iPhone, ma la custodia di Renzy non si butta via.
Con la mano fasciata e la meno tagliente tazza #DiamoUnNomeAlFuturo, mi appresto a leggere Bersani. L’uomo che avrebbe potuto governare l’Italia, l’uomo
“Quel che è bello non è tutto nuovo, quel che è nuovo non è tutto bello, ma voglio aiutare il governo”; insiste troppo sui 3000 euro di contanti e sulla poca equità, io minaccio di lasciarlo lì e lui si riprende subito: “vedo anche del buono”.
La carrellata di interventi della vera-sinistra-vera non è finita. Ci tocca aspettare il prossimo viaggio in aereo di Papa Francesco per avere una sua folle - mi correggo, ai lettori piace “rivoluzionaria” - dichiarazione sulla legge di Stabilità: “Io quella legge non l’ho firmata, capito?”.
Francesco Cottafavi
@FCPCottafavi