I salafiti dell’indipendenza

Creato il 11 dicembre 2014 da Patuasia

Da Roberto Mancini.
Che noia, che barba, che pochezza, che ripetitività, che mediocrità. Di fronte ad una crisi epocale, al fallimento clamoroso dello sciagurato modello “federalista” imposto dalla Lega (ed avallato dal governo Prodi con la riforma del titolo V…), l’unica risposta della “kulture valdotaine” è quella di riproporre il delirio dell’indipendenza?
Oppure, di fronte alla sfide della modernità globalizzata, la soluzione è quella propugnata dai salafiti? Quella di ripiegarsi su se stessi, tornare alla purezza originaria della “valdostanidad”?
Al francese “langue véhiculaire”?
Naturalmente dietro alla manovra ordita dal mediocre congresso di Pont , oltre ad una devastante carenza di idee, c’è dell’altro: la solita furbizia da magliari, quella di dirottare le responsabilità del malgoverno locale verso oscuri nemici esterni, in questo caso identificati nel governo italiano e nell’Europa.
In una piccola comunità paranoide quale quella valdostana ( ma pure in quella italiana, solo più grande…) il trucco dei cattivi che vengono sempre “da fuori” è ormai un must. Il disgustoso Salvini basa ormai tutta la sua azione politica su questo espediente: deve far dimenticare che il suo partito di druidi buontemponi ha governato per 10 anni, realizzando il suo acme politico nella realizzazione della targhe di falsi ministeri a Monza. Nemmeno nei film di Totò si erano visti all’opera simili spudorati buffoni.

Dunque Balena Rossonera in crisi di idee, al punto che tirano la volata sul terreno del delirio indipendentista ed anti-statuale due ex socialisti, rispettivamente Gianni Torrione e Romano Dell’Aquila. Il primo valorizzando le minkiate di Joel Farcoz sulla Resistenza da opporre allo Stato italiano, il secondo con settimanali querimonie sull’esigenza che il clan tribale dei Vierin stipuli una pace armata con il clan tribale di Rollandin.
Terzo socialista che conclude il quadro, l’ineffabile La Tour: la manovra consociativa propugnata dai suoi compari non sarebbe conclusa se non invocando e richiamando il Pd al suo ruolo di partito- vivandiera.
Secondo questa teoria, formulata in passato da Alder Tonineau, il compito dei partiti nazionali (“stato-nazionali” nel lessico separatista…) è solo quello di dirottare soldi e risorse verso la Vda. In loco ci penserà l’ Union a distribuire i dobloni ai sudditi. Insomma i partiti nazionali sono solo gregari, che devono aumentare il peso della borsa. Le chiavi della cassaforte? Quelle restano in mano localista.
Se il PD dei renziani di Centoz abbocca all’appello di La Tour-Girouette, è un gruppo dirigente di ascari, degno della Gauche valdotaine d’antan. (Roberto Mancini)