Buon lunedì 20 gennaio 2014 a tutti quanti voi che mi leggete! Oggi si festeggia San Sebastiano martire, nato a Narbona nel III sec. e morto a Roma il 20 gennaio 288 d.c,il nome significa venerabile,appellativo usato dai greci per significare grandezza e rispetto verso una persona. Figlio unico di un’illustre famiglia della Francia meridionale, fu portato a Milano dalla mamma, la quale educò questo suo unico figlio alla generosità e al coraggio, preparandolo al grande ed ultimo sacrificio: l’imitazione di Gesù Crocifisso. Giovane, dall’animo forte, dal carattere energico, rispose alla voce della chiamata cristiana, che ne fece un difensore della Chiesa, pieno di entusiasmo corse laddove c’era più bisogno di lui. E’ il protettore degli arcieri, della polizia municipale e dei tappezzieri (che stranezza, questo l’ho imparato solo studiando!). Viene invocato in caso di peste e di epidemie in generale. Narra la leggenda, che questo ragazzo fosse il comandante della prima Legio, cioè la Prima Corte della Guardia Pretoriana, sotto l’impero di Diocleziano e Massimiano che lo stimarono,amandolo senza nutrire alcun sospetto o dubbio, sulla sua appartenenza alla fede cristiana. Il suo incarico gli permetteva di portare i Sacramenti Cristiani ai carcerati che attendevano solo la morte mediante violenze inaudite. Riuscì anche a far opere di conversione su molti soldati e tanti prigionieri pagani. Compiva miracoli e prodigi si dice e questo contribuì moltissimo ad ottenere le mportanti e suggestive conversioni di persone cattive, malvagie e plagiate dagli Imperatori, indurite nell’animo, sino a farle divenire miti e buoni, nonchè sensibili esseri umani. Quando l’imperatore, venne a conoscenza della cristianità di Sebastiano, lo condannò a morte proclamando che fosse ucciso dalle frecce dei suoi arcieri. Condotto nel boschetto sacro ad Adone, sul Palatino e legato ad un tronco d’albero, Sebastiano diviene un bersaglio umano di frecce. L’iconografia cristiana, la letteratura e la tradizione popolare di ogni tempo, rappresentano San Sebastiano giovanissimo e trafitto da poche frecce: nelle braccia, nel petto e alle gambe come se gli esecutori, i suoi stessi soldati che lo amavano, avessero tentato di risparmiarlo, avendone pietà, mentre gli “Atti” della sua passione ,confermano che fu trafitto da tanti dardi da poter essere paragonato ad un riccio. Abbandonato sul campo, perché considerato morto,
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