I segreti dell'Opéra di Claude Izner [Recensione]

Creato il 15 luglio 2015 da Missclaire

Carissimi ospiti del salotto,

oggi recensisco una lettura che mi ha lasciata perplessa, per cui chiedo a voi, se aveste già letto qualche libro della serie de Le indagini di Victor Legris, un parere in merito e se debba tentare un nuovo titolo per capire meglio queste due autrice riunite sotto lo pseudonimo di Claude Izner.

Ammetto che iniziare a leggere dal nono titolo di una serie di indagini è, probabilmente, un errore, ciononostante, ho approcciato alla lettura pensando che non ci sarebbero state particolari difficoltà nell'inquadrare i personaggi principali e l'evoluzione delle loro storie sino qui, questo perché - nelle serie dei grandi classici del giallo - gli scrittori si ricollegano alle vicende dei loro protagonisti con riferimenti brevi e molto intuitivi in modo di aiutare il lettore a comprenderne il vissuto.


Ne I segreti dell'Opéra, l'indagine che ho letto per TEA Libri invece, il passato recente e la stessa identità dei protagonisti mi è risultata confusa, spesso ho scambiato i riferimenti tra un personaggio e l'altro, eppure, esistono addirittura interi capitoli che si concentrano soltanto sul privato di questi, raccontando episodi di vita quotidiana che niente hanno a che fare con il caso da risolvere. Forse i nomi francesi, come quelli russi, tendono a rimescolarsi nella mia mente, ma è certo che le autrici hanno trascurato un po' i pronomi nei molti fitti dialoghi che compongono il romanzo; questa mancanza ha complicato la lettura degli indizi, ovvero l'iter di osservazione esterna che il lettore di mysteries è abituato a seguire nella risoluzione dell'enigma; non che questo mi abbia impedito di creare le mie congetture durante la lettura, ma nel farlo ho sentito la mancanza di quei dettagli necessari al completamento del quadro ipotetico.
Questa lunga premessa per spiegare la mia perplessità su come valutare quest'esperienza di lettura, rivolgo perciò a chi conosce meglio Claude Izner se questa osservazione sia evidente anche ad altri o sia soltanto il risultato dell'aver iniziato con un caso troppo tardo per la comprensione dei protagonisti.
Confermate la mia analisi o mi consigliate di iniziare la serie dal principio? :)

Tornando al libro, le autrici - da brave libraie - non mancano di ricamare la trama con puntuali citazioni di opere letterarie e attualità storiche parigine (le note a pié pagina sono molto utili per rintracciare le fonti!), credo, inoltre, di aver capito che in questo particolare caso si siano ispirate all'opera di Hugo, una sorta di omaggio al grande drammaturgo francese piuttosto manifesto, a partire dalla scelta del luogo, l'Opéra, e dal personaggio del nano Melchior Chalumeau, che sembra un connubio tra il Quasimodo deforme di Notre-Dame de Paris e Il fantasma dell'Opera di Gaston Leroux.
Chalumeau è ambiguo, costantemente in bilico tra ragione e follia, trama una vendetta pianificando nell'ombra ogni passo, attende le conseguenze tragiche per cui ringrazia Dio. diverso.

La sua anima sembra posseduta da due personalità contrastanti che si parlano, si fanno domande e si rispondono, qualcosa che è figlia certa della solitudine e della derisione, ingiustizie perpetrate dal pregiudizio della gente verso il
La sua figura si muove silenziosa tra i locali de l'Opéra che conosce perfettamente come Quasimodo Notre-Dame; il suo punto di vista sugli accadimenti è quello di un testimone muto e, al tempo stesso, di un presunto colpevole, così la sua vendetta ci appare come il movente più ovvio, naturalmente è l' escamotage piuttosto evidente che se così fosse, sarebbe tutto fin troppo facile.
Altri personaggi ed eventi misteriosi si avvicendano nella trama, sempre intervallate da questo punto di vista particolare; dopo una serie di morti sospette tutte nell'ambiente dell'Opéra, entrano in gioco - pare sempre per caso - Legris e il suo amico Pignot, come sempre attratti dalla possibilità di risolvere un enigma nelle fumose strade di Parigi.
Come detto, il meccanismo di raccolta degli indizi non mi ha entusiasmata, sebbene molti spunti mi abbiano spronata a proseguire la lettura, la risoluzione, quindi, è arrivata solo alla fine anche nella mia mente, lasciandomi perplessa anche sulle modalità di svolgimento del caso.
La partecipazione dei due protagonisti al caso non mi è parsa così determinante, alcuni scenari cui essi hanno assistito mi risultavano sin dall'inizio collegati tra loro in modo molto evidente, mentre i loro ragionamenti sono tardi, a mio avviso, manca la lucidità del ragionamento, cosa che dovrebbe essere alla base della detective story; i due sono così ammaliati dalle proprie mogli, impazienti nell'attesa dei primi figli, da essere nel caso solo a metà. La mancanza di un termine di confronto con una delle storie precedenti mi impedisce di capire se si tratti di un episodio fuori dal coro per gli eventi personali che sono in ballo, o sia sempre questa la partecipazione (direi più un hobby) dei protagonisti davanti a ogni enigma.
Forse è lo stile di scrittura francese che non riesco a digerire, o la scrittura a quattro mani delle autrici ha compromesso la fluidità del processo di analisi, può essere anche la cadenza di capitoli brevi che passano repentinamente da un personaggio all'altro originando dubbi, ma anche facili disorientamenti nella comprensione, fatto è che non posso definirmi soddisfatta da questa lettura, sebbene abbia apprezzato le buone intenzioni che abbracciano luoghi reali e letterari oggi fra i simboli più identificativi de la ville lumière.


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