Regia: Hideo Nakata Anno: 2010 Titolo originale: Chatroom Voto: 5/10 Pagina di IMDB Pagina di I Check Movies
Credo che per guardare questo film serva un libretto di istruzioni. Il tema è forte ed attuale: internet e la manipolazione delle menti più deboli, il suicidio, i disagi e le sofferenze non raccontate. Il film, la scenografia e la struttura della della trama sono interessanti e ben sviluppati, ma a mio avviso una sorta di manuale serve per non cadere nell'errore di demonizzare internet ed i luoghi di ritrovo virtuali. Sono conscio del fatto che tali premesse non le avrei mai fatte per film come Tron, Il Tagliaerbe, Wargames e così via. Qui però si rischia di puntare il dito contro una tecnologia che oggi è un aspetto onnipresente della vita quotidiana. Lo dico da nerdaccio che passa (ed ha passato) veramente tanto³ (sì, tanto al cubo) online. Nell'era pre Facebook fino alla caduta di p2pforum ho navigato nei luoghi più disparati: usenet, chat di IRC, forum, liste di discussione... Ambienti chiusi o aperti, pubblici o privati, legali o illegali, italiani o stranieri. Di tutto insomma. Per questo dico: il film è soltanto un film. La storia è ovviamente romanzata così come la causale e facilona psicologia dei personaggi che si fanno manipolare. Ok allo stare attenti, ok ai pericoli sottovalutati, ma la rete è anche qualcosa di più. Ho tuttora amici di rete che frequento di tanto in tanto (alcuni anche assiduamente) senza dovermi mai preoccupare troppo. L'anonimato garantisce di essere chi vogliamo mentre battiamo i tasti ed il cursore si muove, ma ci permette pure di essere semplicemente noi stessi, forse anche in maniera più genuina di quanto possiamo esserlo nella RL. Nakata è proprio su questo che punta per far evolvere il suo film: alcuni personaggi tirano fuori le loro debolezze come mai avrebbero fatto nel mondo là fuori, mentre c'è chi si finge loro amico. Il fake è sempre in agguato dietro l'angolo, apparentemente semplice da vedere per noi, ma assolutamente complicato per i personaggi della pellicola, subito ammaliati da William. Altra cosa interessante sta nella metafora con cui il regista nipponico sceglie di rappresentare il mondo virtuale: lo sforzo devo dire che è ben riuscito, con stanze che sono le sessioni di chat private. Oltre lo schermo invece siamo a Londra e le poche scene sugli esterni sono allo Zoo ed a Camden Town (si vede pure il negozio Cyberdog all'interno, già citato lo scorso marzo). Al di là di questo non c'è niente che sia degno di nota: fotografia, costumi, musiche, dialoghi sono tutti tendenti al basso profilo. Dei cinque personaggi, William e Jim hanno caratteristiche sufficientemente sviluppate, mentre gli altri sono insignificanti e spesso prevedibili. Per essere un thriller, manca un po' di azione ed il finale è scontato, ma resta drammatico e realista. Forse l'unica cosa ad esserlo.