I segreti Twin Peaks – serie TV

Creato il 06 agosto 2015 da Nehovistecose

Grande attesa per la terza stagione, dopo 25 anni dalla seconda. Ma perché questa serie è ancora così amata dal pubblico e dalla critica?

con Kyle MacLachlan, Micheal Ontkean, Madchen Amick, Dana Ashbrook, Richard Beymer, Lara Flynn Boyle, Sherilyn Fenn, Warren Frost, Peggy Lipton, James Marshall, Everett McGill, Jack Nance, Kimmy Robertson, Ray Wise, Joan Chen, Piper Laurie, Eric Da Re, Harry Goaz, Micheal Horse, Sheryl Lee, Russ Tamblyn, Kenneth Welsh, David Duchovny.

A Twin Peaks, sonnacchiosa cittadina dello stato di Washington a 5 km dal Canada, viene rinvenuto il cadavere di Laura Palmer, reginetta della scuola, ragazza perbene e figlia unica dell’avvocato Leland. Ad indagare arriva lo strambo agente federale Dale Cooper che, con l’aiuto dello sceriffo locale, scopre una serie infinità di intrighi e segreti nascosti sotto la parvenza di normalità e rispettabilità che contraddistingue Twin Peaks e i suoi abitanti…

Trasmessa da ABC dall’8 aprile 1990 al 10 giugno 1991, Twin Peaks fu una delle serie televisive più amate di sempre, un vero e proprio cult per ben più di una generazione. Mentre si parla di una terza stagione 25 anni dopo la fine (tronca) della seconda, sospesa per calo d’ascolti (ma la colpa fu anche della rete stessa, come vedremo dopo), tornano alla ribalta, specialmente in rete, personaggi, frasi, scene, macguffin, teorie che in questi 25 sono mancate a ben più di qualche manciata di spettatori. Ma perché questa serie fu così amata e, soprattutto, come riuscì a raggranellare così tanti consensi sia dalla critica che da target di pubblico anche molto, molto diversi?


La fortuna di TP fu dettata innanzitutto da una felice intuizione del regista/sceneggiatore David Lynch e dello sceneggiatore Mark Frost, ovvero quella di immergere la struttura di una classica soap opera (target: donne in terza età e “casalinghe disperate” – citazione non casuale: una serie che dovrà molto a TP) in un’atmosfera grottesca e surreale, allucinata e allucinante, popolata di personaggi strambi al confine col camp, spesso stupidi, ancora più spesso amorali. Non solo: agli intrighi di sesso e potere, tipici di qualunque soap, si aggiunge un’inquietante (e molto ironica) spruzzata di sovrannaturale che comprende demoni, mostri, incantesimi, realtà alternative (target: pubblico giovane). E il gioco era fatto.

La serie ebbe un grande successo di pubblico, ma anche alla critica piacque parecchio, forse perché dietro questi intrighi di passioni demoniache si leggeva chiara la metafora dell’America di provincia che si dichiara pura e incontaminata ma che spesso è solo molto abile a nascondere il male sotto il cuscino (avete presente Velluto blu?). Lynch e Frost seppero appassionare, turbare, coinvolgere (che bello il rapporto tra Cooper e lo sceriffo Truman!), ma soprattutto riuscirono a creare un’atmosfera allo stesso tempo piacevole ed inquietante, due aggettivi perfetti anche per la cittadina di TP, in cui a vigorose colazioni a base di ciambelle e caffè nero (un vero e proprio leitmotiv della serie) si alternano atroci fatti di sangue e sesso. Inoltre, non un personaggio (da Cooper a Truman, passando per la signora col Ceppo e arrivando al gigante pelato) era stereotipato o già visto altrove. E su una galleria di una quarantina di personaggi, non è poco. Tutto va a gonfie vele, Lynch e Frost scrivono e dirigono (sublimi gli episodi diretti da Lynch, i più divertenti e impregnati di umorismo nonsense), il pubblico si appassiona e parte un merchandising che manco Star Wars (magliette, tazze, cuscini con stampato sopra il faccino innocente – si fa per dire – di Laura). La colonna sonora composta da Angelo Badalamenti scala le classifiche, ed è la prima volta che accade alla sigla di una serie Tv.

L’ABC, fiutando la gallina dalle uova d’oro, decise immediatamente di produrre una seconda stagione. E qui avvenne la peggior strategia di marketing della storia della TV: temendo un calo di pubblico dettato da un colpevole (quello dell’omicidio di Laura) che non usciva mai, la rete spinse affinché Lynch e Frost chiudessero il caso Palmer entro metà della stagione. Ovviamente i due si rifiutarono, dissero che la linea narrativa dell’assassinio di Laura era imprescindibile perché teneva legate tutte le altre, ma la rete fu irremovibile. E così, in concomitanza con la scoperta dell’omicida e l’arrivo di un nuovo nemico (l’ex agente FBI Windom Earle), la serie conobbe un vigoroso calo di pubblico (stavolta per davvero). Lynch e Frost si disinteressarono parzialmente alla serie, e tutte le loro idee si persero per strada o (come nel caso del binomio loggia bianca/loggia nera) vennero relegate al mirabolante – ma evidentemente tronco – ultimo episodio. Le idee di una terza stagione vennero quindi stroncate sul nascere. Lynch girò allora Fuoco cammina con me, un prequel (uscito nelle sale) in cui tentò di colmare le lacune inerenti al caso Laura. Nonostante il discreto successo della pellicola, l’ABC guardò dall’altra parte.

Ma l’eredità di TP rimane. Innanzitutto, fu la prima serie TV a dimostrare che il tubo catodico poteva aspirare alla qualità del cinema. Poi, fu una delle serie che più influenzarono l’intrattenimento degli anni ’90: da X-Files in poi (Duchovny, futuro Mulder, esordì proprio in TP), quasi tutte le serie TV devono molto (se non tutto) proprio a Twin Peaks.

Nel 2014 Lynch annunciò l’arrivo di una nuova stagione, la terza, trasmessa a partire dal 2016, 25 anni dopo la trasmissione dell’ultimo episodio. Record assoluto di distanza tra due stagioni della stessa serie, ma anche scelta (di marketing o casuale?) di grande fascino: nell’ultimo episodio della seconda stagione, infatti, Laura Palmer dice a Dale Cooper: ci vediamo tra 25 anni.

E orde di fan – tra i quali noi – ad aspettare la terza stagione.



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