i silenzi del re

Creato il 07 febbraio 2011 da Presidenziali @Presidenziali
Ecco un altro film recitato divinamente e scritto così così. Prendiamo il protagonista, il non ancora re Giorgio VI, interpretato dall'ormai fenomenale Colin Firth (vi ricordate A Single Man di un anno fà?). Nelle sue indecisioni ci sta tutto il lavoro di una vita. Espugnare un ruolo difficile come quello di un balbuziente (nobile) non dev'essere cosa facile; adesso senza scomodare l'Al Pacino di Profumo di Donna possiamo tranquillamente dire che l'operazione fatta da Colin gli si avvicini molto. Forse l'interpretazione della vita, forse no, fatto sta che quel magnetismo incerto che diffonde questo personaggio con le sue insicurezze, la sua altezzosa simpatia e quella timida umanità regale, esaltano un attore qui al suo meglio. Da Oscar? Probabilmente si, come non è da meno il gioviale e antiformale Geoffrey Rush, qui nelle parti di Lionel Longue, tutor di sua maestà in persona, con quello humor da gentiluomo inglese umile nei mezzi e grande negli intenti. Chiude il cerchio una calda e affettuosa Helena Bonham Carter nei panni della Regina Elisabetta, la classica grande donna dietro al grande uomo che con la sua tenacia, il suo affetto e la sua pazienza incanala le paure e le tensioni del marito reuccio verso la difficile strada della guarigione. Perchè di questo si tratta. Un re che non sa parlare al suo popolo all'alba della seconda guerra mondiale non ha granchè possibilità di guidarlo attraverso la più devastante delle guerre. Il film infatti è tutta una preparazione annunciata all'ultima scena, la chiave e conclusione delle vicissitudini, il discorso del re appunto, quel momento in cui un uomo con sotto di sè milioni di sudditi deve prendere in mano il destino di una nazione. Quello che manca a questo film diretto dall'inglesissimo Tom Hooper (esperto e apprezzato regista televisivo e non solo) è un certo mordente che se non fosse per la recitazione degli azzeccatissimi attori scadrebbe nell'inconsistenza. La storia non ha particolari balzi, e a tratti annoia, sorretta da uno script zoppicante che si sofferma troppo nei primi piani e nei dialoghi non sempre convincenti tra i personaggi. Il film nonostante tutto risulta gradevole se non altro per la recitazione dei tre protagonisti, per una fotografia che si esalta negli interni pastosi dello studio di Longue e una regia che senza brillare eccessivamente si mette discretamente da parte lasciando piazza libera all'intenso spettacolo attoriale.
Ah il film è candidato a 12 premi oscar. (!!!)
voto: 6

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