I single e la comunicazione

Da Lametamela @CristinaTinozzi

Non credo si possa trascurare il fatto che i rapporti, oggi, siano cambiati anche a causa dei nuovi mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione.

Partiamo dall’ultimissima generazione, le APP per conoscersi.

Stanno spopolando già da un po’ queste applicazioni per single, come Tinder o Innercircle. Ho provato ad iscrivermi per capirne bene il meccanismo e devo dire che, come idea di partenza, sarebbero anche carini. Peccato che, come al solito, gli uomini rovinino tutto con questa loro malattia per il sesso, ai limiti dell’ossessione.

Da Tinder mi sono dovuta togliere presto, è per lo più un’applicazione usata da ragazzini giovani e palesemente inesperti che usano l’applicazione per cercare di portarsi a casa un po’ di sesso facile e senza impegno.

InnerCircle è un po’ piu’ “adulto”, creato più o meno con lo stesso concetto dei “like” e dei “match”, ma strutturato meglio.

Il problema è, che anche qui, vieni contattata da tanti uomini sposati che si spacciano per single, in cerca di un’avventura che li aiuti ad uscire dalla loro noiosa vita matrimoniale, e da altri che, magari sono anche davvero single, ma che di certo non sono in cerca dell’amore della vita (nè tantomeno gliene frega nulla di conoscerti). Il che, se lo giustifico in parte sul ragazzino, lo tollero meno dai coetanei.

Insomma, per quanto si cerchi di modernizzare il modo di incontrarsi, adattandolo al terzo millennio e a una società che corre, dopo aver provato questi siti (solo due degli innumerevoli che ci sono), torno a preferire gli incontri face to face e casuali, dove uno sguardo, un timbro di voce e una mano sfiorata possano ancora emozionarci.

Spenderei anche una parola su whatsapp o messenger. Non me ne voglia il nostro Mark Zuckerberg.

Ho notato che gli uomini tendono ormai a preferire un rapporto con un telefono che con una donna vera.

Si camuffano nelle chat professandosi persone aperte a nuove conoscenze, ma in realtà si chiudono dietro parole, emoticons e foto creando cosi un mondo parallelo che ovviamente non corrisponde mai a quello reale. E, una volta esorcizzato il loro avatar, si ritrovano disarmati al primo appuntamento, completamente incapaci di sostenere la situazione. Io credo che usino telefono e chat come scudo alla loro ansia da prestazione.

Steve Jobs non credo avesse in mente questo quando ha cambiato il mondo nel suo modo di comunicare. Lui era affamato di cambiamento, di innovazione il suo motto era “think different” che credo si scosti totalmente da questa immagine di pecore rincoglionite dietro uno smartphone senza anima e senza mordente.

La colpa di questo non è di chi è stato così geniale da inventare queste cose, bensì dell’essere umano (medio) che, come spesso accade, non si sa controllare né limitare.

Io sono contenta di aver vissuto una parte della mia vita in cui tutto questo non c’era. In cui si aspettava la telefonata a casa, in cui non potevi sapere chi era prima di rispondere, in cui si poteva ancora srotolare un bigliettino o scrivere una lettera a penna o in cui ti dovevi procurare un gettone per chiamare da una cabina. L’emozione di potersi guardare negli occhi, anche in silenzio, sentendo rimbombare nelle orecchie il battito del cuore, con il calore dell’imbarazzo che ti fa arrossire a un complimento, il brivido della prima volta in cui lui ti sfiora la mano o ti accarezza la guancia.

Questo è poesia, queste sono emozioni, questo potrebbe ancora cambiare il mondo. Non il sesso online, le foto erotiche e le faccine idiote!

Steve Jobs diceva:

“Negli ultimi 33 anni mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi? E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.”

Non so voi, ma se dovessi pensare all’ultimo giorno della mia vita, di certo non lo vorrei passare dietro a uno smartphone a inviare cazzate!

Foto prese da Internet (Pagina FB “Ti ricordi questo?”)



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