i soldati del Re
Carlo Alianello
Pagine: 208
Prezzo: 13,00
Hacca edizioni
ISBN: 978-88-89920-73-2
Anno: gennaio 2012
“E allora suonò una fanfaretta sommessa sommessa, ma non lontana che a Rocco Sminuzzo parve dovesse giungere dalla vicina Piazza d’armi, se c’è una Piazza d’armi in cielo”.
Pubblicato originariamente nel 1952 per i tipi della Mondadori, torna in libreria per le edizioni Hacca Soldati del re (pp. 208, euro 13, in uscita il 25 gennaio), di Carlo Alianello, arricchito dalla preziosa introduzione di Giuseppe Lupo, docente di letteratura contemporanea alla Cattolica e vincitore del Premio Campiello 2011 con L’ultima sposa di Palmira.
Un romanzo che retrocede alla grande stagione rivoluzionaria che di fatto chiude la Restaurazione, un periodo di pochi mesi soltanto o addirittura di giorni ma di grande intensità politica, una stagione gravida di attese, attraversata da un forte vento di speranza.
Come bene ha scritto Lupo, Carlo Alianello, “più che sminuire le azioni degli uomini, più che deprezzare il loro desiderio di combattere, il patire ingiustizie o l’inseguire chimere, Alianello si preoccupa di cercare un senso ai fatti della Storia, anche di quelli meno noti, i più feroci e disumani”.
A metà strada fra L’alfiere e L’eredità della priora si collocano i tre episodi che compongono Soldati del re (1952). Il romanzo, che ha la forma di un polittico narrativo e vede la luce per i tipi mondadoriani nella Medusa degli Italiani, sposta all’indietro nel tempo l’attenzione di Alianello. Infatti, mentre nelle altre due opere la narrazione si concentra sull’impresa garibaldina del 1860 e sui mesi successivi alla proclamazione del Regno, qui si retrocede alla grande stagione rivoluzionaria che di fatto chiude la Restaurazione, un periodo di pochi mesi soltanto o addirittura di giorni, ma di grande intensità politica, una stagione gravida di attese, attraversata da un forte vento di speranza.
Mai come in Soldati del re, siamo posti di fronte al senso dell’effimero. Sciabole, alamari, mostrine, stendardi, decorazioni non rappresentano solo la testimonianza di una gloria militare, pur se sbiadita e impolverata, ma alimentano il sospetto della caducità quale condizione comune a tutti gli esseri viventi e trascinano il racconto dentro il paradigma di un’umanità che ritrova se stessa nel sentimento cristiano del perdono che apre la strada a una profonda percezione di uguaglianza. Più che sminuire le azioni degli uomini, più che deprezzare il loro desiderio di combattere, il patire ingiustizie o l’inseguire chimere, Alianello si preoccupa di cercare un senso ai fatti della Storia, anche di quelli meno noti, i più feroci e disumani. E tutto questo in nome del grande insegnamento che Manzoni mette in bocca ad Adelchi: ”Una feroce / Forza il mondo possiede, e fa nomarsi / Dritto”.
dalla bandella di Giuseppe Lupo
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