La spending review, se non modificata dal Parlamento, si abbatterà come una mannaia sul Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: meno 270 milioni in tre anni. Il taglio non dovrebbe intaccare il fondo università, mentre inciderà eccome sulla ricerca.
Uno dei canali privilegiati attraverso il quale il Miur finanzia i progetti si chiama Pon: Programma operativo nazionale, operativo dal 2000 e cofinanziato dall’Europa. È prevista per il periodo 2007-2013 un’erogazione di 6,2 miliardi, di cui 2 già utilizzati da 4 mila beneficiari.
Nel calderone si trova di tutto: soluzioni energetiche innovativi, farmaci, biologico, nanotech, università, ospedali. Ci sono anche finanziamenti diretti, ma occulti, all’industria nazionale. Fiat ha incassato 30 milioni di euro, Finmeccanica tramite Selex e Ansaldo 22,2 milioni.
Poco opportunamente tra i beneficiari c’è la British American Tobacco Italia, l’ex Ente Tabacchi Italiani Spa privatizzata nel 2003, che produce e vende le sigarette con i marchi Lucky Strike, Pall Mall e Ms e ha ricevuto 1 milione di euro. Stessa cifra destinata all’Università Federico II di Napoli, al Cnr di Palermo e a due aziende private per delle ricerche sulla diagnosi e la cura del cancro.
Otto milioni di euro sono finiti nelle casse della Fondazione Maugeri guidata dal faccendiere Daccò e al centro dello scandalo che riguarda il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni.
Pullulano anche i progetti curiosi: 250 mila euro per un corso di alta formazione per esperto in experience design, 2,8 milioni per il Consorzio Cemsac (Centro di Eccellenza su Metodi e Sistemi per Aziende Competitive) che tenendo fede al suo altisonante nome li ha utilizzati per programmi come Digicult (valorizzazione di giacimenti culturali diffusi) e NeoLuoghi (soluzioni per l’esperienza culturale nei luoghi elettivi della submodernità).
Con i fondi Pon lo Stato finanzia anche se stesso, in particolare le agenzie tecniche create dai governi per supportare le politiche nei settori strategici come Promuovitalia che ha incassato 27,5 milioni di euro e Invitalia che ha ricevuto 36 milioni di euro. La sola rete creata per destinare i fondi europei costa 33,1 milioni di euro, sborsati dal Pon ovviamente. Altri soldi invece verranno bruciati per una campagna di marketing per promuovere il Pon a livello nazionale, per la precisione 19 milioni di euro.
È fuor di dubbio che l’Italia debba concedere più soldi alla ricerca e soprattutto deve garantirli a lungo termine in modo che i destinatari possano progettare, ma è anche necessario controllare in che tasche finiscono quelli già stanziati.
Fonte: Il Fatto Quotidiano