Nel 1958, tra la fine del periodo neorealista e il sorgere di nuovi generi, in particolare con Federico Fellini, arrivò un’opera unica, che avrebbe segnato un’epoca nel cinema italiano: “I Soliti Ignoti”, commedia diretta da Mario Monicelli.
Peppe(Vittorio Gassman) è un pugile dilettante, balbuziente, alla ricerca del successo, che non arriva; Tiberio(Marcello Mastroianni) è un fotografo e bada al figlio piccolo, dato che la moglie è in carcere; Mario(Renato Salvatori) è un ragazzo romano semplice che si fa mantenere dalle due zie; Capannelle(Carlo Pisacane) è un simpatico vecchietto dalla fame infinita; Ferribotte(Tiberio Murgia) è uno scassinatore dilettante siciliano geloso della sorella Carmela(Claudia Cardinale), che vive con lui in casa. Tutti cinque si troveranno ad organizzare un colpo alla cassaforte del Monte dei Pegni a Roma, dopo che Peppe ha estorto con un abile inganno il piano e l’idea a un altro scassinatore, Cosimo(Memmo Carotenuto). Ma chi li farà diventare veri ladri? Chi meglio di Dante Cruciani, esperto scassinatore napoletano, interpretato da Totò, abile soprattutto nel forzare le casseforti, e adesso sorvegliato dalla polizia. Mario si innamora, ricambiato, di Carmela, mentre Peppe cercherà di conquistare la domestica della casa accanto al Monte dei Pegni, Nicoletta(Carla Gravina) per potervi entrare agevolmente. Ma tutto si concluderà in un disastro, e si consoleranno con una mangiata di pasta e ceci, la più famosa della storia del cinema italiano.
Mario Monicelli dirige un film ideato da Age & Scarpelli(Agenore Incrocci e Fulvio Scarpelli), con la sceneggiatura dello stesso regista, dei due soggettisti e Suso Cecchi D’Amico, accompagnato dalla colonna sonora di Piero Umiliani. Il racconto è agile e serrato, con un perfetto incontro di personalità diverse quanto compatibili all’interno della stessa storia. Il pugile Peppe, interpretato da Gassman, è irresistibile e sbruffone; Vittorio Gassman così compie un passo decisivo nella sua carriera, poiché si scopre anche abile nella comicità farsesca. Marcello Mastroianni è TIberio, che si trova un figlio da crescere da solo e vittima degli eventi, in particolare a causa di una moglie detenuta, e si fa trascinare nell’impresa ma non ne appare convinto comunque. Renato Salvatori, attore emergente di quegli anni, è il più giovane della compagnia e interpreta la figura di un ragazzo alla ricerca di lavoro nella Roma del dopoguerra, ma è abbastanza sfaticato. Poi i caratteristi: il sardo Tiberio Murgia, che interpreta il siciliano Ferribotte, che è una caricatura di un uomo ancorato a sani princìpi e geloso della bellissima sorella Carmela, interpretata da una esordiente Claudia Cardinale, che da lì a poco diverrà l’attrice più affascinante del nostro cinema; poi Capannelle, interpretato da Carlo Pisacane, che si ritrova nel colpo ma ha sempre fame, e sarà il più felice quando il furto si risolverà a pasta e ceci. E poi c’è Totò, nel ruolo dell’esperto Dante Cruciani, che fa lezioni di scasso su una terrazza di un palazzo del centro di Roma, quando la polizia non lo controlla però: il personaggio che Monicelli ha scelto perfettamente, come gli altri del resto. “E’ scientifico!” direbbe Peppe soprannominato “Er Pantera”.
“I Soliti Ignoti” segnano il passaggio definitivo dal periodo neorealista a quello della commedia, che negli anni ’50 era usata più come gag, sketch, situazioni comiche, e non tanto come una storia completa in cui si ride per i suoi contenuti. Vittorio Gassman in particolare è l’attore che battezza il cambiamento, quasi testimoniato da Totò, che peraltro nella sua carriera cinematografica ha evoluto la sua comicità, come dimostreranno i suoi film di fine anni ’50 e anni ’60. Candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero nel 1958, negli anni “I Soliti Ignoti” ha avuto riconoscimenti ed è sempre stato più apprezzato dal pubblico. il grande successo ottenuto già nel 1958 portò alla realizzazione di un secondo film, molto divertente anch’esso, nel 1959, Nanni Loy dirigerà “Audace Colpo dei Soliti Ignoti”, con Nino Manfredi, “Piede Amaro” in luogo di Marcello Mastroianni.
“I Soliti Ignoti” sono la dimostrazione di come la comicità garbata e di classe sia senza tempo davvero e Mario Monicelli, considerato il padre della commedia italiana, ha saputo trovare il perfetto equilibrio tra i personaggi, definiti e con il loro ruolo specifico: da questo non poteva che venire fuori un capolavoro, che rimane da riferimento per il cinema.