I soliti sospetti

Creato il 01 aprile 2015 da Fabio Buccolini

Ci sono registi che passano alla storia perché la loro intera filmografia è costernata da capolavori; altri per averne fatti tanti di film buoni, ma neanche un capolavoro; altri ancora invece per la realizzazione di un solo ed unico film, talmente grandioso da oscurare tutti quelli fatti dai registi che intendevo sopra; Bryan Singer fa parte di quest’ultima categoria, e il film in questione è “I soliti sospetti”.
Intendiamoci, in realtà la situazione è più complicata di come l’ho descritta, dal momento che ha realizzato anche tre capitoli della serie X-Men (1, 2 e Giorni di un futuro passato), e io sono un fan degli X-Men, nei quali si vede anche che le riprese appartengono a un regista notevole (soprattutto nell’ultimo, che è anche il migliore dei tre perché il più attinente al fumetto, mentre nei primi due c’erano delle incongruenze, e a tratti si incastrano male con gli altri capitoli della serie, prodotti da registi diversi), ma comunque se uno dice il nome Bryan Singer pensa in automatico solo a “I soliti sospetti”; nel 2016 dovrebbe uscire “X-Men: Apocalypse”, e si prospetta essere il capitolo definitivo, il migliore della serie (soprattutto visto l’antagonista).
Tornando al film al quale è dedicato questo articolo, premetto che scriverò un breve accenno della trama, alla quale non seguiranno assolutamente spoiler (o meglio, qualcosina ci sarà, ma nulla di compromettente), perché se ci fosse anche una sola persona sul pianeta Terra che non lo avesse ancora visto (né sentito una certa canzone di Caparezza), DEVE ASSOLUTAMENTE GUARDARLO, e sarebbe un delitto rivelargli il finale, perché è uno dei più grandi capolavori nella storia del cinema.

Il film inizia con l’interrogatorio di un piccolo criminale di poco conto, Roger “Verbal” Kint (Kevin Spacey), sopravvissuto e testimone dell’esplosione di una nave sospettata di trasportare droga, nel porto di San Pedro, a Los Angeles.
Da qui inizia la trasposizione delle vicende che Kint sta spiegando alla polizia, in cui sono coinvolti, oltre a lui, altri quattro criminali, che si conoscono superficialmente, ma che sembrano essere legati per il fatto di aver “pestato i piedi” a un certo Keyser Söze, un criminale la cui esistenza sembra una leggenda, essendo descritto più come un essere soprannaturale che come un essere umano.

Il titolo del film riguarda i cinque criminali protagonisti, che sono, appunto, i soliti sospetti; questa affermazione è un omaggio al film “Casablanca”, e si riferisce a una delle frasi finali: “Capitano, che dobbiamo fare?” “Fermate i soliti sospetti”.
A mio avviso è indubbiamente il miglior thriller nella storia del cinema: grandi interpretazioni degli attori (Kevin Spacey su tutti); grandi personaggi, Todd Hockney (Kevin Pollak), Ray McManus (Stephen Baldwin), Fenster (Benicio Del Toro), Dean Keaton (Gabriel Byrne), l’avvocato Kobayashi (Pete Postlethwaite), l’agente di polizia David Kuja (Chazz Palminteri); colpi di scena straordinari, FINALE BIBLICO.
E’ incredibile la caratterizzazione da parte degli sceneggiatori del personaggio di Keyser Söze, il quale viene mostrato sempre nell’ombra, e tramite flashback, tutto volto a far apparire misteriosa la sua natura, non umana, colui che può uccidere chiunque, e così sarà per tutto il film, anche dalle varie scene della nave che esplode dapprima viene mostrato come un uomo che scende prima dell’esplosione, poi dalle altre ricostruzioni, col progredire degli eventi, sembra che sia stato lui a far fuori tutti e che non sia neanche sceso dopo l’esplosione; tutto è sempre mostrato nell’ombra, come già accennato prima, per incrementare l’ambiguità di questa figura, e alla fine, ognuno può avere la propria idea personale.

Ve l’ho già detto che questo è uno dei più grandi capolavori della storia del cinema? Si? Beh lo ripeto comunque, nel caso qualcuno se lo fosse scordato.
Non c’è altro da aggiungere.

“La più grande beffa che il diavolo abbia mai fatto è far credere che lui non esiste” Roger Verbal Kint

EDOARDO ROMANELLA



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