I sospiri del mio cuore di Yoshifumi Kondo

Creato il 15 aprile 2013 da Spaceoddity
I sospiri del mio cuore (1995, tit. or. Mimi wo sumaseba) è un anime delicatissimo e intenso, scritto da Hayao Miyazaki e diretto da Yoshifumi Kondo. Come spesso accade, in particolare con lo Studio Ghibli, protagonista è un'adolescente, l'adorabile Shizuku Tsukishima, insaziabile lettrice, alle soglie con l'impellente mistero dell'età adulta. La ragazza scopre che tutti i libri presi in prestito in biblioteca sono stati letti anche da un tal Seiji Amasawa. La ricerca di questo suo enigmatico doppio si dipana in un complesso inseguimento, illuminato da una vivida e densa costellazione simbolica, di tutte le tracce e tutte le persone che la affiancano nel quotidiano, anche quando lei non se ne accorge.
In una metropoli giapponese suddivisa in pacifici quartieri di periferia, quasi in fuga l'uno dall'altro, Shizuku finisce con il pedinare un gatto assonnato e dispettoso, ma instancabile camminatore, che forse incarna il capriccio degli eventi, più che un autentico e organico (ma astratto) desiderio di scoperta. Sulle note di Country Road di John Denver e sulle sue personali riscritture, la ragazza raccoglie gli indizi di quello che le sembra un romanzo, e invece è solo la sua vita, con tutte le sorprese che ogni giorno riserva a ognuno di noi, con gli incontri e i malintesi. Naturalmente, la lunga ricognizione porterà Shizuku a scoprire se stessa, in un elegante e delicato romanzo di formazione.
I sospiri del mio cuore è un lungometraggio che, rispetto alle più recenti meraviglie dello Studio Ghibli, potrebbe prestare il fianco a diverse critiche in merito all'animazione datata e semplice. Ma per chi è cresciuto con le serie giapponesi degli anni '70 e '80, il bellissimo film di Yoshifumi Kondo non perde una briciola del suo smalto. Ai virtuosismi di una tecnica evoluta e ormai paradigmatica si contrappone qui una magistrale ricerca della bellezza, un raffinatissimo sbozzare di sogni in movimento, senza i fardelli del realismo ossessivo dell'alta definizione o di indelicate sedute psicanalitiche e, soprattutto, senza mai rinunciare alla profondità o alla grazia. Lo spettatore viene, semmai, coinvolto in un mondo che germoglia nell'immaginario secondo una forma e un linguaggio ormai peculiari di certi anime originari del Sol Levante.
Shizuku attraversa un paesaggio a metà tra uno sfondo urbano ebbro d'ogni sorta di luce e il loop incantato dei videogames, donando la vita a ciò che tocca, come una bacchetta magica sospesa su una natura morta. La ragazza sembra incapace di adeguarsi al conformismo cui sembra destinata dal solco borghese sul quale procede, sa bene che un modo di vivere diverso dalla gente è di per sé estenuante, però non si arresta e non dà mai l'aria di cercare in sé rottura o scandalo, bensì solo la forza che può scaturire da lei: si tratta di trovare le gemme grezze dentro se stessi e impiegare tempo nel raffinarle. Genio e impegno al servizio di un viaggio liberatorio e positivo, aperto a significati ulteriori e chiave di un realismo magico tutto giapponese.

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