Rubare un pezzo antico è diventata l’ultima moda di molti viaggiatori stranieri, in particolare nord europei, scoperta dalla Polizia di frontiera nello scalo aereo romano.
Sembra incredibile, eppure i pesanti blocchetti di leucitite, un tipo di roccia eruttiva tipica delle zone vulcaniche laziali, storicamente utilizzati per la realizzazione del lastricato stradale di vie e piazze romane, sono da qualche tempo tra gli oggetti che gli agenti della Polizia di frontiera, diretti dal dirigente della V Zona della Polizia di Frontiera, Antonio Del Greco e dal dirigente Rosario Testatiuti, sequestrano ai turisti che tornano in patria. Per i passeggeri trovati in possesso di questi oggetti, comunque, scatta una denuncia per furto, mentre i sampietrini vengono restituiti al Comune di Roma.
”E’ un fatto davvero curioso che si va ripetendo con una certa frequenza”, ammette Del Greco. E sottolinea che il fenomeno si verifica prevalentemente tra i passeggeri che si servono di compagnie aeree low cost, in particolare tra quelli che al termine del soggiorno nella Capitale rientrano in uno dei Paesi del Nord Europa.
”Questi sampietrini, antichi e moderni, e gli altri reperti archeologici sequestrati, tra cui anche alcune parti di mosaici di epoca romana, una pietra miliare e diversi frammenti di roccia vulcanica – prosegue il dirigente – nascosti tra gli indumenti e gli effetti personali all’interno dei bagagli, non sono rilevati al controllo radiogeno dai macchinari a cui sovrintendono gli addetti alla sicurezza aeroportuale”.
”E’ grazie alla solerzia dei nostri uomini – sostiene a sua volta il Vicequestore aggiunto della Polizia giudiziaria, Roberto Mattei – in stretta collaborazione con il personale addetto alla sicurezza di Adr Security, se riusciamo a scoprirli”.