I STILL HAVEN’T READ #19: What Woman (don’t) want – Il Web contro la violenza sulle donne

Creato il 24 gennaio 2014 da Anncleire @anncleire

Nuova settimana, ennesimo giovedì nuovo post del meme settimanale che ho scovato sul blog K-Books, una delle blogger che seguo da più tempo. Una ragazza inglese con un sacco di idee, molta buona volontà e innumerevoli contatti. Vi invito a dare un’occhiata al suo blog perché è molto interessante. Oggi ci tengo particolarmente al meme perché colgo l’occasione di parlare di un argomento che mi è molto caro e che penso sia molto importante affrontare. Sono contenta di riuscire a postare anche questa settimana, ogni volta sarà una sfida per vedere se riesco a farlo oppure no.  Ecco allora senza indugi il meme:

 

“I still haven’t read” è un meme in cui si parla di quei libri che giacciono da una vita nella mia libreria e che “Non ho ancora letto” come recita il titolo. Un’occasione per rispolverare volumi dimenticati dal tempo e dalle nuove uscite. Quei volumi che nolenti o nolenti sono finiti in un vecchio baule. È un meme che porterò avanti qui sul blog ogni giovedì, spero di essere costante.

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La maggiore disperazione per una lettrice, ma ancora di più per una book blogger sono i libri accumulati. Quei libri che compri, ricevi in cambio di una recensione, trovi in super offerta, li scarichi perché li trovi gratis e restano lì a prendere polvere. Chi di voi non continua a comprar libri o vederseli arrivare a casa o sul computer pur avendone non meno di altri cinque ancora da dover aprire? Io certamente appartengo a questa categoria, e per il libro di oggi sono proprio molto insoddisfatta con me stessa per non aver ancora trovato un momento per leggerlo, anche perché come dicevo ci tengo particolarmente ma nonostante questo giace da troppo tempo sul desktop del mio pc non letto. E mi dispiace, perché è un tema di cui si parla troppo poco, ancora pensato lontano da noi o comunque relegato a certi strati sociali o ad un certo tipo di persona. È ahimè invece tristemente diffuso, più di quanto non si pensi, intriso di luoghi comuni e pregiudizi. Sto parlando della violenza sulla donna e in particolare del libro What Woman (don’t) want – Il Web contro la violenza sulle donne.

 

Si tratta di un volume e-book che nasce per iniziativa autonoma del Blog Letterario Diario di Pensieri Persiin cui ci sono 23 racconti, corredati da foto scattate da Giorgia Pallaro , che raccontano questo incubo inammissibile:

“Sol y sombra” di Ornella Albanese

“Notte nella savana” di Francesca Battistella

“La Bambina” di Francesca Bertuzzi

“Nessun amore più grande” di Elisabetta Bricca

“Lui, lei” di Catherine Cipolat

“Tenetemi stretta” di Sabina Colloredo

“Tagli, tinta e messa in piega” di Laura Costantini e Loredana Falcone

“La storia di Fulvia” di Daniela Danna

“Giorno segreto” di Alan D. Altieri

“Chi difende Margherita” di Maurizio De Giovanni

“Segni” di Barbara Fiorio

“La colpa” di Gabriella Genisi

“Bye bye baby” di Amabile Giusti

“Un biglietto sul marciapiedi” di Mauro Marcialis

“Tutti i particolari in cronaca” di Selene Pascarella

“Regola 23” di Francesca Petrizzo

“Le donne nelle serie tv: eroine, vittime, ribelli” di Chiara Poli

“Solidarietà femminile” di Susanna Raule

“Se questa è l’umanità” di Leni Remedios

“Persecuzione” di Davide Roma

“Il bicchiere mezzo pieno” di Anna Talò

“Le fate di Norham Manor” di Emanuela Valentini

“Il dio aquila” di Simona Vinci

Donne e uomini, perché la violenza coinvolge tutti, persone di ogni classe, condizione sociale, educazione e genere, uniti dalla parola scritta per comunicare, sconvolgere e sensibilizzare il lettore e chiunque vi capiti a tiro sulla diffusione irragionevole del fenomeno. “Vabbè quello è pazzo, è uscito di testa”, “Ma lei se l’è cercata”, “Poteva stare più attenta”, “Ma hai letto dove vivono?” si tende ad allontanare da noi la cosa, ma potrebbe capitare se non a noi ad una nostra amica, parente o semplice conoscente, perché è violenza anche un ragazzo che ti obbliga a vestirti in una certa maniera, che ti proibisce di andare a fare l’aperitivo con le tue amiche, un marito che non ti dà i soldi per la spesa. Violenza non sono solo le percossa, i lividi e i tagli lasciati su un corpo, violenza sono anche le parole gettate con cattiveria in momenti banali e di poco conto, violenza sono anche le recriminazioni crudeli e i controlli serrati a cellulare e computer. Violenza è anche la privazione della scelta e della libera uscita. La violenza è fisica, psicologica, sessuale. E non è vero che “è colpa della donna perché si veste come una poco di buono”. Una donna deve essere libera di vestirsi, uscire e parlare come preferisce. Ci vuole l’educazione al rispetto. Il sesso debole e via dicendo sono illazioni. Debole come? A volte si tende a sopportare per tanti motivi, a volte incomprensibili se non si è dentro una certa situazione, ma incolpare o vittimizzare ancora di più una donna è crudele è inaccettabile.

E ricordo con particolare convinzione questo passaggio tratto da “Segreto” di Alessia Esse:

Secondo lui, l’arma più importante è la prevenzione: evitare potenziali situazioni di pericolo

(frequentare zone periferiche, fare le ore piccole senza la compagnia di un’amica) è il primo passo per la difesa. Quando ha detto “Prevenire è l’arma più efficace”, una delle ragazze (la tipa col caschetto biondo del seminario di due anni fa!) si è fatta avanti e gli ha detto: “L’arma più efficace sarebbe rieducare il sesso maschile, invece di impedire alle donne di rimanere in strada fino alle cinque del mattino.” Il povero Chris non ha avuto modo di rispondere, perché Lady GaGa (si chiama Giovanna, l’abbiamo scoperto dopo) l’ha fatto nero con le parole.


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